Subito dopo segue Bologna, con un impiego media per famiglia nel 2022 di 27.442 euro, in aumento del 5,1% rispetto al 2021. E proprio la variazione è fra le più alte su scala nazionale, uguale ad esempio ad una città come Milano
MODENA – Più debiti per le famiglie. A dirlo un’indagine della Cgia di Mestre che mette in luce i rischio usura per tanti artigiani e negozianti. Modena è 14esima su scala nazionale, con un indebitamento in crescita del 5,1% rispetto al 2021.
Sbarcare il lunario per le famiglie italiane è sempre più difficile, tra carico fiscale e costo della vita. Tutte componenti che hanno portato ad un indebitamento complessivo con le banche per 595,1 miliardi totali, +3,5% nel 2022 sul 2021, per un importo medio di 22.710 euro l’anno a nucleo familiare. Ad analizzare il fenomeno è la Cgia di Mestre. Le aree più esposte economicamente sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati. Ecco allora che le famiglie più in “rosso” sono ubicate nella provincia di Milano, Monza-Brianza e Bolzano. Modena è 14esima su scala nazionale per indebitamento, subito dopo Bologna, con un impiego media per famiglia nel 2022 di 27.442 euro, in aumento del 5,1% rispetto al 2021. E proprio la variazione è fra le più alte su scala nazionale, uguale ad esempio ad una città come Milano. Il maggiore indebitamento potrebbe essere riconducibile ai significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare che, ovviamente, sono in massima parte ascrivibili alle famiglie che hanno un buon tenore di vita. Da qui la Cgia accende i riflettori sul rischio concreto di “ricorso all’usura per pagare i conti”, alla luce dell’aumento dei tassi di interesse e della stretta al credito da parte delle banche. Con il progressivo rallentamento dell’economia ed il conseguente crollo dei prestiti bancari alle imprese degli ultimi mesi, per la non è da escludere che sia in atto un avvicinamento delle organizzazioni criminali verso le micro aziende a conduzione familiare, come artigiani, negozianti e partite Iva. Per evitare ciò, bisogna invertire la tendenza e tornare a dare liquidità alle microimprese ed incentivare il ricorso al “Fondo per la prevenzione dell’usura”.
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