Riceviamo e pubblichiamo una lettera che alcuni studenti dell’Istituto Volta hanno inviato alla redazione a seguito della visita piacentina del ministro dell’Istruzione e del Merito e indirizzata a Valditara stesso e al direttore generale dell’ufficio scolastico regionale. Gli studenti Leonardo Aversa, Clarissa Casanova, Lorenzo Turturro scrivono che avrebbero voluto incontrare il ministro per potergli esporre alcune criticità ma che è stato loro impedito. Tuttavia, una volta allontanati, sono riusciti a consegnare al direttore generale dell’ufficio scolastico regionale la lettera che riportiamo integralmente. La dirigente scolastica Simona Favari fa sapere che: «Avevamo incontrato i rappresentanti di classe per spiegare loro come si sarebbe svolta la visita istituzionale che aveva una scaletta ben precisa che non prevedeva un confronto con gli studenti e un dibattito, questa era l’occasione di presentare e fare conoscere al ministro Valditara gli indirizzi di studio di una comunità scolastica composta da 1250 studenti, la presenza del ministero era un’opportunità per raccontare la scuola e non il momento per esplicitare eventuali lamentele e criticità e quindi li ho allontanati».
E aggiunge: «Questi ragazzi hanno espresso il loro dissenso e non mi sento in conflitto con loro, anzi, tutti possono venire a raccontarmi cosa non funziona, i problemi e le criticità che riscontrano, ma oggi era mio dovere garantire che la scuola potesse raccontarsi così come era stato previsto, l’intenzione non era di certo quella di non farli parlare». E conclude: «E’ stato un momento molto gratificante per l’istituto che ha ricevuto importanti apprezzamenti, e io ho inteso dare la parola ai ragazzi che hanno raccontato il loro percorso di studi, ciò non vuol dire che la scuola italiana non abbia problemi che non si vogliono nascondere, ma la giornata è stata la dimostrazione che nonostante tutto si compie ogni sforzo per garantire ai giovani opportunità».
LA LETTERA DEGLI STUDENTI:
«Scriviamo questa lettera per denunciare gravi fatti accaduti quest’oggi a scuola e farle presente alcune problematiche che abbiamo riscontrato. In occasione della sua visita la scuola ha scientemente deciso di presentare un istituto che non corrisponde alla realtà delle cose: sono stati esposti libri e apparecchiature che normalmente non vengono forniti agli studenti, la dirigente inoltre ha impedito ai rappresentanti e alle classi qualsiasi tipo di dibattito col ministro».
«In risposta – sostengono – noi abbiamo deciso di manifestare pacificamente (firmando un’uscita anticipata per non creare problemi alla scuola) e sperando di poter aver un confronto diretto con le istruzioni. Un responsabile scolastico ci ha ritirato con forza i cartelli (con scritto: “ministro se la scuola è il futuro perché ci lasciate in un presente così precario?”) e ci ha cacciato dal perimetro scolastico. In seguito sono sopraggiunte la dirigente scolastica Simona Favari e la vice preside Francesca Pallavicini che con prepotenza ci hanno intimato di andarcene nonostante fossimo su suolo pubblico. Riteniamo questo gesto altamente offensivo e assolutamente lesivo dei nostri diritti di studenti, manifestanti e cittadini.
«Al ministro volevamo parlare del precariato dei docenti – problema diffuso – e della nostra personale esperienza. Dal secondo anno abbiamo cambiato sei docenti di italiano (di cui tre nello stesso anno), tre docenti di fisica, due di informatica, quattro di arte e cinque di inglese. Inoltre ieri il supplente del docente di scienze naturali, senza preavviso e senza notificarlo né alla preside né alla sua vice, ha deciso di lasciare l’incarico a favore di un contratto più vantaggioso lasciando due quinte rispettivamente di scientifico e scienze applicate senza docente di una materia fondamentale e di indirizzo fino alla nomina di un nuovo sostituto (che dalla nostra esperienza richiede almeno due settimane). Suddetto professore si è inoltre rifiutato di correggere le verifiche di una delle sue quinte». «Volevamo parlare della cattiva gestione dei fondi Pnrr: la scuola ha investito tali fondi in divanetti la cui unica valenza è estetica e librerie che rimangono vuote (fatta eccezione per la sua visita istituzionale), invece di spenderli in ciò di cui la scuola ha veramente bisogno. Abbiamo cattedre inadeguate, muffa sui muri e tapparelle gravemente danneggiate. La preside si limita a dipingere le pareti degli spazi mostrati negli open-day come l’aula magna».
E ancora: «Educazione civica altamente sottovalutata e trattata con superficialità. “Nell’arco, dunque, delle 33 ore annuali previste per la disciplina, i docenti potranno proporre attività che sviluppino conoscenze e abilità relative all’educazione alla cittadinanza, all’educazione alla salute e al benessere psicofisico e al contrasto delle dipendenze, all’educazione ambientale, all’educazione finanziaria, all’educazione stradale, all’educazione digitale e all’educazione al rispetto”. Queste frasi sono tratte dalla scheda del Ministero dell’Istruzione e del Merito, in cui si espongono “Le cose fatte per la scuola in dieci punti”. Nel suddetto documento viene sottolineata l’importanza della salute psicofisica ma, nonostante diventi oggetto di lezioni di educazione civica, non vengono assunti psicologi fissi con cui costruire un percorso per la salute mentale dei ragazzi, precaria anche a causa delle conseguenze del Covid-19. Il documento tratta anche di educazione digitale che il Ministero pretende di insegnare proibendo l’uso dei cellulari, che sono il principale strumento con cui i giovani si approcciano al digitale, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado mandando un messaggio contraddittorio».
«Come studenti abbiamo la possibilità di incontrare il ministro ma tutto quello che possiamo fare è ascoltarlo mentre il livello di istruzione è sempre più in calo. Nel 2018 gli studenti che non raggiungevano il livello 3 (che corrisponde alla sufficienza) nelle prove invalsi si aggirava intorno al 28%, al contrario nel 2023 il valore è salito al 50%. Questi dati sono stati presi dal sito ufficiale delle provi invalsi. Le cause di questo fenomeno sono riconducibili alla mancata continuità del percorso scolastico esposta nel primo punto».
www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-11-07 18:02:45 da
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