Presunta frase razzista ad una studentessa, la scuola apre un procedimen…


Un procedimento disciplinare è stato aperto in una scuola superiore di Piacenza per verificare se debba essere sanzionato o meno il comportamento di un docente che, durante un’interrogazione, avrebbe rivolto una frase razzista ad una studentessa. L’insegnante avrebbe detto alla ragazza “extracomunitaria” e l’avrebbe definita “una di quelli che vengono qui in Italia a rubarci il lavoro”. Sarebbe successo nei giorni di lezione di poco precedenti alla pausa natalizia. Non è chiaro se la famiglia della giovane abbia deciso o meno di denunciare la vicenda alle autorità. Secondo chi ha assistito alla scena nella classe dell’istituto superiore piacentino è calato il gelo e da molti ragazzi, tutti minorenni, è stata data la solidarietà alla ragazza oggetto delle espressioni del prof. La dirigenza dell’istituto scolastico, interpellata in merito, ha detto al quotidiano Libertà, che ha riportato la notizia, di aver fatto le indagini del caso: la cosa “non è risultata così come alcuni la raccontano”, è stato affermato. Si sarebbe tratto dunque di un “fraintendimento, ovvero una battuta, da evitare comunque e capita male. Il professore si è scusato per la battuta”, è stato detto al giornale piacentino, spiegando anche che lo stesso professore non farà più battute in futuro. La scuola ha comunque aperto un procedimento per far luce su quanto accaduto: i prossimi passi prevedono l’acquisizione della versione del professore, per arrivare poi a decidere se la sua condotta meriti o meno una sanzione disciplinare da parte dell’istituto.

IL PD: «LA CULTURA DELL’ODIO E’ UN’EMERGENZA»

«Il professore che insulta, gli studenti che ci insegnano. Sono due le cose – commenta in una nota il Partito Democratico Provinciale di Piacenza – che più colpiscono, a nostro avviso, nella vicenda del professore che insulta una studentessa perché di origini africane. La prima è la portata devastante di chi ripudia il suo ruolo di “insegnante” per cedere al pregiudizio razzista, la seconda è la portata dell’insegnamento esercitato dagli studenti che si sono scandalizzati e hanno portato al pubblico la loro presa di distanza dal prof. C’è una terza cosa su cui riflettere: l’impressione che la scuola abbia voluto minimizzare l’accaduto. Ma cosa accade quando proprio chi è deputato all’educazione dei nostri figli usa parole d’odio? Certamente denunciare e segnalare tali deplorevoli atteggiamenti e opporsi alla cultura del silenzio e dell’indifferenza, così come hanno fatto i compagni di classe della giovane ragazza bersaglio di parole di disprezzo da parte del suo insegnante. Le parole proferite dall’insegnante di un istituto piacentino nei confronti dell’alunna, una di quelle che “vengono qui in Italia a rubarci il lavoro” non sono solo da biasimare. Ma non basta. Appare evidente che quella della cultura dell’odio è una vera e propria emergenza: le dinamiche sociali e le dialettiche politiche sono incentrate su pratiche di disconoscimento e di violenza, che fomentano e alimentano agiti di odio. Porre attenzione alle parole che usiamo non è di certo un capriccio retorici. Le parole rimangono, lanciano e lasciano messaggi che alimentano la paura e legittimano comportamenti violenti. Questi fenomeni hanno un impatto devastante su chi li subisce, come nel caso della studentessa piacentina. È quindi necessario e improcrastinabile la creazione di percorsi sociali e didattici capaci di fornire una reale condivisione delle differenze. Ricostruire il tessuto sociale è l’obiettivo finale, opponendosi alla cultura dell’indifferenza e smascherando le false narrazioni».

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www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-12-28 13:41:40 da


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