Promozione. Albissole, tutto l’amore di mister Sarpero: “Allenare la squadra che tifi è qualcosa di meraviglioso, ecco le partite che conservo impresse nella mia memoria”

Promozione. Albissole, tutto l’amore di mister Sarpero: “Allenare la squadra che tifi è qualcosa di meraviglioso, ecco le partite che conservo impresse nella mia memoria”


[ad_1]

Albissola Marina/Albisola Superiore. Il calcio spesso diventa sinonimo di passione, metafora di vita e di pagine di sport che rimangono indelebili nel tempo. Calcio è amore, dedizione, sacrificio, progettualità, maniacalità, cura dei dettagli, duro lavoro e tanto, anzi tantissimo allenamento: solo in questa maniera è possibile ambire al successo, ed è proprio su questo tipo di filosofia che l’Albissole ha investito convintamente scegliendo per risalire la china di affidare la panchina della propria prima squadra a Carlo Gino Sarpero.

Il tecnico genovese è dunque (da ormai tre anni) tornato a difendere il bianco e l’azzurro, due colori che già in precedenza, come vice di Luca Monteforte in occasione delle stagioni che hanno portato l’allora Albissola a vivere la magica cavalcata dai bassifondi del dilettantismo fino al sogno del professionismo (dal 2015 al 2018, ndr), avevano saputo scaldare il suo cuore.

“Albissola è diventata parte di me e della mia vita – esordisce l’allenatore dei Ceramisti intervistato per celebrare il traguardo delle 150 presenze sulla panchina del sodalizio ceramista -. Il biancazzurro occupa gran parte delle mie giornate e ora anche mio figlio ha deciso di giocare per difendere questi colori”.

Prosegue Sarpero: “Ne sono diventato tifoso e so cosa significa esserlo visto che è da quando ho 14 anni che frequento i gradoni degli stadi. Allenare la squadra che tifi è qualcosa di meraviglioso. Ti dà una carica pazzesca e va accettato il peso di provare a fare risultato sempre tentando di farsi rispettare ovunque, a difesa dei propri colori e della propria gente, la parte più pulita di questo mondo. Quando metti amore e passione ti capisci al volo con chi la pensa come te. Quello che sento di provare è un peso bellissimo che cerco di trasmettere sempre al gruppo di lavoro, dallo staff ai giocatori. Noi in campo dobbiamo giocare non solo per il simbolo sul cuore, non solo per questi colori e per il nome nome che portiamo sul petto, ma anche per chi ci sostiene sempre e ci segue ovunque e per la società che è riuscita a ripartire dopo un fallimento pesante. Finire tra gli applausi ogni domenica rispettando quanto illustrato è l’obiettivo primario di chi indossa la maglia albiceleste. Impegno, rispetto, dedizione e amore per questa squadra e la sua gente sono concetti primari, poi vengono i principi di gioco”.

Mister, cosa rappresenta per te l’Albissole?

“Per me l’Albissole rappresenta una tappa di ritorno in un posto da cui non me me ne vorrei mai andare, proprio perché penso di aver sempre fatto gli interessi societari. Credo di aver saputo raggiungere gli obiettivi e di aver valorizzato chiunque abbia messo piede al Faraggiana, ma i matrimoni bisogna farli in due. Mettiamola così, se me ne dovessi andare avrebbero un tifoso sugli spalti in più”.

Cosa significa per te aver raggiunto il traguardo delle 150 (da domenica 152) panchine in biancazzurro?

“152 partite in campionato con questi colori è un qualcosa di magico soprattutto per il sottoscritto che ha vissuto un percorso particolare partendo da secondo per poi essere il primo allenatore”.

“Albissola per me – spiega Sarpero – è stata una tappa di rinascita all’epoca della prima chiamata. Ho iniziato grazie a Luca Monteforte, tecnico che consideravo e considero tuttora il migliore della Liguria. Mi ha insegnato parecchio, quasi tutto. Mi avevano colpito molto di lui la professionalità settimanale e la cura dei dettagli. Non è stato difficile per me stare al passo perché già provavo a farlo nelle categorie più basse, certo è che vederlo fare da lui ha dato ulteriore convinzione al mio lavoro”.

“Con Luca (Monteforte, ndr) – continua l’intervistato -, facendo il secondo ed il match analyst, abbiamo trascorso due anni bellissimi vincendo due campionati consecutivi, un titolo regionale e raggiungendo una finale poi persa in Coppa. Successivamente in Serie D ho fatto sia il secondo in prima squadra che il primo allenatore in Juniores Nazionale. Venni mandato via per motivazioni surreali, false ed infamanti. Interruppero un lavoro incredibile con una parte del gruppo che seguivo da due anni, rimasi molto deluso e arrabbiato. Sinceramente non l’ho mai digerita, anche se è bastato stare seduto sul fiume per vedere passare il nemico. Avremmo potuto disputare le finali nazionali, un campionato bellissimo e molto elevato dal punto di vista tecnico e tattico. Mi ero divertito parecchio, giocavamo un grande calcio”.

Se dovessi sceglierne alcune, quali partite conservi nella tua memoria “albissolese”?

“Con Luca (Monteforte, ndr) abbiamo allenato dei giocatori fortissimi, i più forti da me visti su un campo di gioco. Indimenticabili sono alcune vittorie come ad esempio l’affermazione in dieci a Pietra Ligure in rimonta. L’anno dell’Eccellenza, nonostante i molti infortuni, giocavamo un calcio spettacolare e la vittoria ottenuta contro il Vado con goal in rovesciata di Romei è stata unica così come la vittoria nel derby con la Sanremese conquistata sia con la mia Juniores che con la prima squadra”.

“Poi tre anni fa – prosegue Sarpero – mi richiamò Aldo Lupi che ringrazio tuttora per avermi fatto tornare a casa a lavorare per questi colori, ma la spinta decisiva la diedero il main sponsor Resca ed il suo entusiasmo. Mi chiese di riportare la squadra nelle categorie che contano, nella nostra serie A. Dopo un anno di consolidamento nella categoria, lo scorso anno l’obiettivo erano i playoff, ma abbiamo vinto matematicamente senza mai perdere una partita. Un risultato davvero incredibile”.

“Nel secondo triennio – conclude l’intervistato per esaudire l’interrogativo di partenza – ricordo sicuramente la vittoria a Masone 3-2 (qui l’articolo pubblicato su IVG) ottenuta in inferiorità numerica con gol segnato all’ultimo minuto e l’affermazione con il Savona davanti a due gruppi ultras unici, una massa di gente importante a sigillo del campionato vinto. Se penso alla festa in giro per Albissola mi vengono ancora i brividi. In tre anni abbiamo creato un gruppo squadra e di lavoro fantastico con un’anima ed un cuore condivisi interamente con i nostri ultras, con il territorio e con i ragazzi del settore giovanile e della scuola calcio che vengono a tifarci sempre colorando il Faraggiana. Per questo li ringrazio molto: il “todos juntos” nasce da quella che dovrebbe essere una regola primaria ma purtroppo non è mai così certa. In un bacino del genere è fondamentale lavorare sul territorio”.

A tre giornate dalla fine, come giudichi la stagione che si sta per concludere?

“Quest’anno il campionato che stiamo disputando per me è strepitoso, poi vedremo alla fine. Da neopromossa non siamo mai scesi sotto il settimo posto nonostante siamo una squadra con un’età media di 20 anni, una delle compagini più giovani del raggruppamento con tanti giocatori impegnati per il primo anno in una prima squadra e nel campionato di Promozione. Abbiamo disputato un girone di andata in media senza 10 titolari compreso il nostro bomber, tutti indisponibili a causa di brutti infortuni di gioco. Loro sarebbero dovuti essere la colonna portante di questa squadra”.

“Tranne Ghigliazza – osserva Sarpero – non abbiamo giocatori esperti, il nostro capitano e anima di questa squadra, Rebagliati, è fermo da gennaio. Nonostante tutte queste difficoltà abbiamo disputato delle partite bellissime riproponendo un calcio offensivo e divertente anche in una categoria superiore, lo stesso stile che ci ha contraddistinto nei due anni di Prima Categoria”.

Quale obiettivo dunque da qui alla fine?

“Da qui alla fine vorrei fare più punti possibili: al gruppo non ho mai dato l’obiettivo della salvezza, avevo dato l’obiettivo dei 42/43 punti che per me e per noi sarebbe come vincere questo campionato”.

“Abbiamo cresciuto dei giovani interessanti – continua l’intervistato – che altre squadre non sapevano neanche dove giocassero ed abbiamo confermato dei giocatori che nei due anni precedenti avevano fatto benissimo. Sono molto contento di questo percorso, questo anche se credo che con qualche risultato in più, con un po’ più di continuità e con qualche errore arbitrale in meno, avremmo potuto già aver raggiunto i punti a cui ho fatto riferimento in precedenza”.

Infine Sarpero ha concluso l’intervista dichiarando: “Ora queste ultime partite me le voglio godere fino in fondo soprattutto quelle al Faraggiana davanti alla nostra gente. Non chiedo altro, il loro amore e la loro soddisfazione sono i trofei più belli da alzare e per cui vale la pena ogni giorno lottare con passione e sacrificio. Sostanzialmente è l’unico giudizio che accetto proprio perché veritiero e che vede con gli occhi giusti il lavoro fatto con amore, dedizione e passione”.



[ad_2] L’articolo Promozione. Albissole, tutto l’amore di mister Sarpero: “Allenare la squadra che tifi è qualcosa di meraviglioso, ecco le partite che conservo impresse nella mia memoria”
www.ivg.it è stato pubblicato il 2025-03-27 08:17:30 da Gabriele Dorati


0 Comments