Riparte il disgelo tra Usa e Cina, mentre il cancelliere tedesco Friederich Merz, alla sua prima visita alla Casa Bianca, supera con successo la prova del fuoco dello Studio Ovale nonostante le divergenze sull’Ucraina e i dazi. A far riprendere il dialogo tra Washington e Pechino è stato un colloquio tra Donald Trump e il presidente cinese Xi, su iniziativa americana secondo la Cina. Il tycoon ha riferito su Truth di una «ottima telefonata» di un’ora e mezzo «incentrata quasi interamente sul commercio (non si è parlato di Russia/Ucraina o dell’Iran)», che ha portato a una schiarita anche sulle terre rare, uno dei nodi che aveva bloccato i negoziati.
The Donald ha quindi annunciato che «i rispettivi team si incontreranno a breve in una sede da definire» e che gli Usa saranno rappresentati non solo dal segretario al Tesoro Scott Bessent, ma anche dal segretario al Commercio Howard Lutnick e dal rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti Jamieson Greer. Trump ha rivelato inoltre che Xi ha “cortesemente invitato me e la first lady a visitare la Cina», e che lui ha ricambiato. Poi nello Studio Ovale ha assicurato che farà visita al Dragone, nel giorno in cui è arrivata pure la notizia che l’effetto dazi ha più che dimezzato in aprile il deficit commerciale Usa, portandolo a 61,6 miliardi di dollari. Cordiale ma non privo di puntualizzazioni il resoconto della telefonata da parte del leader cinese, secondo i media di Pechino.
Xi ha detto che è necessario «raddrizzare la traiettoria» delle relazioni bilaterali, messe a dura prova da controversie commerciali e diplomatiche, e che «per riportare sulla giusta rotta la grande nave delle relazioni Cina-Stati Uniti dobbiamo prendere con fermezza la direzione e stabilire una rotta chiara, respingendo con fermezza qualsiasi interferenza o persino sabotaggio». Nei giorni scorsi Trump aveva accusato Pechino di non aver rispettato i termini della tregua commerciale di 90 giorni negoziata a maggio tra i due Paesi a Ginevra, ma il Dragone ha scaricato sugli Usa la responsabilità di averli compromessi.
Xi inoltre ha ribadito la linea rossa di Taiwan: «Gli Stati Uniti devono gestire la questione con cautela per evitare che la piccola minoranza di separatisti che sostiene ‘l’indipendenza di Taiwan‘ trascini la Cina e gli Stati Uniti in una pericolosa situazione di conflitto e scontro». Dialogo aperto anche con il cancelliere tedesco, ricevuto cordialmente da Trump nello Studio Ovale, senza le imboscate tese al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e poi a quello sudafricano Cyril Ramaphosa. Forse grazie anche all’assente Elon Musk, con cui il tycoon ha sancito la rottura davanti alle telecamere facendola diventare la notizia del giorno.
Ma Merz, sbarcato con l’obiettivo di rilanciare l’asse transatlantico, ha incassato vari complimenti, dall’aumento per le spese militari alle doti di uomo tosto nelle trattative. «So che ora state spendendo più soldi per la difesa, molti più soldi, e questa è una buona cosa», ha affermato Trump, che ora chiede ai Paesi dell’Alleanza di arrivare al 5% del PIL. Il presidente americano inoltre non ha attaccato direttamente il suo ospite sulla spinosa questione del surplus commerciale tedesco, mentre quest’ultimo si è astenuto dall’esporre troppo bruscamente le loro divergenze sul conflitto innescato dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, pur sollecitando chiaramente una maggiore pressione su Mosca.
Trump ha assicurato che gli Usa avranno «un grande accordo commerciale con la Germania», nel quale vuole inserire anche il dossier gas e petrolio, e anche con la Ue, «di cui tu sei una grossa parte». Nello scambio di convenevoli, Merz ha donato al tycoon il certificato di nascita del nonno del presidente americano, Friedrich Trump, nato nel 1869 nel villaggio di Kallstadt, in Renania. «Era un buon tedesco», gli ha risposto The Donald, promettendo che lo appenderà in un “posto d’onore».
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