Quanto costa vivere a Roma con gli stipendi fermi a 30 anni fa?

Quanto costa vivere a Roma con gli stipendi fermi a 30 anni fa?


La pandemia ci ha lasciato con i rincari e la guerra russo-ucraina li ha fatti lievitare. Le sanzioni dovevano mettere in crisi la Russia e invece hanno messo in crisi l’Europa e soprattutto noi Italiani. Siamo anche il Paese dove gli stipendi sono fermi a trent’anni fa e le prospettive future, tra tasse, rincari, disastri naturali e disoccupazione, non sono le migliori.

Quanto bisogna incassare per vivere a Roma

Sappiamo tutti quanto ci vuole al mese per vivere a Roma. Trai 1.800 e i 2.000 € per condurre uno stile di vita modesto. Senza eccessi. Sperando in poche o nulle eventualità di spesa: malattie, accertamenti di arretrati d’imposta, incidenti, inondazioni e terremoti. Non voglio fare come Jim Belushi nel film Blues Brothers quando giustifica i suoi ritardi con la fidanzata che lo minaccia col fucile, ma ormai le calamità sono dietro l’angolo e se ne vieni coinvolto il disastro è serio. Non deve succedere niente, ma proprio niente e, incrociando le dita, con 2.000€ al mese ce la possiamo fare.

Questa cifra comprende l’affitto, la spesa per due massimo tre persone, i trasporti e qualche piccolo intrattenimento: cinemino, pizza, vacanza di una settimana ad agosto. Se puoi contare su 2.500/2.700€ al mese + la tredicesima, allora qualcosa cambia. Ma non c’è da scherzare se hai uno o due figli. Più crescono e più costano. Non pensare solo ai pannolini. Poi aumentano le esigenze. I libri, le vacanze, i vestiti, lo sport, la paghetta, il motorino, l’inglese… La spesa media mensile familiare nel 2021, secondo i dati dell’Istat, era infatti pari a 2.437 euro, adesso sarà salita di sicuro. Si deve comunque stringere la cinghia.

Gli affitti restano la voce che più incide sullo stipendio

Guardiamo le spese una per una. Gli affitti sono la spesa che più di ogni altra incide sui magri stipendi italiani. Il mercato immobiliare ha subito qualche scossa in seguito alla pandemia e lo si legge nelle fluttuazioni degli affitti. A Roma il costo degli affitti sarebbe salito dell’11% mentre a Milano del 20%. Volendo dare una indicazione grossolana, molto nella media si va dai 520€ la stanza, 770€ il monolocale, 1.650€ un appartamento con una camera da letto, cucina, ingesso e servizi: un bagno.

Il prezzo si riferisce al centro o ai quartieri residenziali più vicini al centro. Ovvio che più ci si allontana verso la periferia e migliori saranno i prezzi. Tuttavia poi saranno i costi dei trasporti e il tempo di percorrenza per qualsiasi attività a lievitare: lavoro, porta i figli a scuola, vai a trovare i parenti, visite sanitarie e documentazioni anagrafiche e altro.

Nella spesa della casa bisogna comprendere la provvigione dell’agenzia, di solito una mensilità più o meno, la caparra, che può essere di due o tre mesi e che si recupera al termine del contratto di affitto, sempre che non ci siano danni all’appartamento o liti in corso con la proprietà.

La spesa alimentare a Roma è più cara di altre città ma meno di Milano

I prezzi della spesa a Roma sono circa il 10% più economici rispetto a Milano, ma il 7% più cari rispetto a Firenze. Il costo della spesa mensile dipende dal tuo stile di vita, ma di solito si aggira intorno ai €275 per un singolo residente. Una bottiglia di latte costa 1,68€/litro; una pagnotta di pane 1,64€; un filetto di pollo da 1 kg costa 10.43€; un filetto di manzo da 1 kg viene 16,20€ (prezzi a settembre 2023). Chiaramente se si riducono gli acquisti di insaccati, prosciutto, carni come bistecche e filetti, frutta esotica, dolciumi, vini e liquori, si riesce a contenere parecchio il prezzo della spesa.

Non dico che ci costringono a una dieta vegetariana, perché possiamo includervi uova, tonno, baccalà, tilapia, carne macinata, latte e la spesa resta comunque contenuta. Poi ci sono verdure che possono invece costare parecchio come gli asparagi o il radicchio di Treviso o certi tipi di funghi (porcini, prataioli, ovuli) che rischiano di far sballare i conti solo a pensare di comprarli.

Vivere da soli è un lusso, costa il 50% in più che vivere in coppia

Secondo gli ultimi dati Istat, una persona che vive da sola spende in media 800 euro mensili comprensivi di affitto e costi obbligati come acqua, luce, gas e acquisto del cibo, esclusi trasporti, imprevisti, svago ed extra vari. Secondo il Centro studi Moneyfarm, alla data del 30 settembre di quest’anno, vivere da soli costa in media il 50% in più di una coppia e il 90% in più dei singoli componenti di una famiglia.

Questo dato reale è alla base della tanto criticata scelta dei giovani trentenni di non lasciare la casa dei genitori per andare a vivere da soli. Il problema è che questa tendenza c’era anche anni fa. È dagli anni ’70 che i non più giovanissimi laureati non lasciano casa di papà e mamma, tanto che è piuttosto uno dei genitori a lasciarla per andare a vivere da solo o con altro partner, mentre il figlio resta con mamma. Una madre pulisce, lava e stira e non ti costa niente. Se vivi solo devi imparare a pulire, lavare e stirare perché una donna che ti aiuta a casa non costa meno di 10-12€ l’ora, contributi compresi + Tfr a fine contratto (da non trascurare).

Chi vive da solo è costretto a sprechi che in due si possono limitare

In Italia sono 8 milioni coloro che sono riusciti ad andare a vivere da soli, per forza o per scelta. Comunque pochissimi su 60 milioni circa di abitanti. Un single spende circa 800€ al mese per casa, bollette e cibo. La casa gli costa circa la metà dello stipendio e pesa sulle entrate molto più rispetto a una coppia. Tante spese si possono condividere o sfruttare meglio più se si è in due che da soli. Quelle alimentari per esempio. Esistono poche confezioni da single. Chi vive solo è costretto a comprare alimenti che poi deve gettare via per il 30-40% perché andati a male.

Non solo, spesso le offerte 3×2 favoriscono la famiglia. Un single sarebbe portato a comprare un pezzo di ogni prodotto, non tre per risparmiarne uno. Tutto quello che compra è in confezioni più piccole mentre nei supermercati le confezioni sono sempre più giganti. Trovi le 6 uova ma anche le 24 e le 48 uova e più, dove si risparmia molto. Se compri in grande spendi meno. Il single ci rimette sempre.

Il fenomeno dei single bloccati coi genitori si allarga a Spagna e Portogallo

Sembra che il fenomeno che era principalmente italiano adesso si vada allargando. Paesi come Spagna e Portogallo cominciano ad avere il nostro stesso problema della difficoltà per i giovani 30enni di andare a vivere da soli, proprio per il problema di trovare un’occupazione che consenta di affrontare il costo di un affitto. Non è lo stesso se si guarda al nord Europa. Gli stipendi sono almeno il triplo del corrispettivo italiano, ci sono politiche di welfare che agevolano l’impiegato che resta senza lavoro momentaneamente ed è più facile trovare lavoro.

Si considerano molto bene le competenze acquisite nello studio e nelle esperienze precedenti, con stipendi e orari di lavoro migliori (il week end di tre giorni non è una rarità) e vige una retribuzione più egualitaria tra generi. Per questo molti italiani vanno a studiare e a lavorare all’estero e non tornano più. Per questo dall’estero si rivolgono spesso a laureati italiani per offrire occupazioni qualificate. Vedi il caso degli infermieri in Norvegia e in Gran Bretagna o dei camerieri, sommelier e manager della ristorazione in Danimarca.

Al single conviene trovarsi un amico/a per condividere le spese

In base ai dati Istat vivere da soli comporta una spesa aggiuntiva del 47% rispetto a vivere in coppia e dell’87% rispetto a una famiglia di tre persone. Per questo conviene andare a vivere con un amico o un’amica e risparmiare su tante spese. Il trasloco è una spesa che si può condividere. Le bollette per esempio, o anche la spesa del condominio e quella del riscaldamento o dell’aria condizionata, l’imposta sull’immondizia e l’acquisto dei mobili che servono a tutti gli abitanti della casa. Il consumo dell’energia elettrica sarà lo stesso, ma se si è in due il costo si dimezza.

Così per l’affitto e per tanti altri costi. Un terzo di coloro che vivono da soli hanno casa nelle aree metropolitane. Più facile se si è da soli trovare “un buco” a Trastevere, a Borgo Pio, al quartiere Trieste o al Nomentano. Ci si adatta e si sfrutta la possibilità di usare meno i mezzi e l’auto, spostandosi a piedi o con il monopattino o la bici.

Compare casa è proibitivo. I mutui costano cari. I prezzi alti. C’è incertezza nel domani

Se tocchiamo il taso di comprare casa entriamo in un campo di spese che sono sempre più assurde, in rapporto con la situazione economica nazionale e con le situazioni equivalenti estere.  A parte il costo degli appartamenti che ha subito rallentamenti ma è rimasto pur sempre eccessivo per le tasche degli Italiani, le case dei centri storici sono inavvicinabili, anche perché ambite da società di B&B e di hotel che mirano all’affare del turismo breve. Gli appartamenti in centro sono molto funzionali a questa necessità e costituiscono un investimento redditizio.

Questo è anche un problema per i centri di città d’arte come Roma, Firenze e Venezia, ormai verso lo spopolamento degli abitanti e degli artigiani dal centro storico che diventa un dormitorio per stranieri e una specie di grande centro commerciale all’aperto: serie di negozi di cineserie, pizzerie, osterie, abbigliamento trash, souvenirs, punti internet. I centri storici cominciano ad assomigliarsi in tutto il mondo per questo motivo e la città perde i suoi abitanti e con loro la sua anima popolare.

L’articolo Quanto costa vivere a Roma con gli stipendi fermi a 30 anni fa?
www.romait.it è stato pubblicato il 2023-12-09 09:16:11 da Carlo Raspollini


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