Lorenzo Croce, presidente dell’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa), ha annunciato via Facebook l’invio alla Regione Calabria di una proposta di convenzione per affrontare l’emergenza randagismo nel territorio. La decisione arriva in seguito al recente sequestro dei cani dell’animalista calabrese Giandomenico Oliverio, accusato di maltrattamento di animali e gestione abusiva di un rifugio.
«Appena ho visto le foto del rifugio di Giandomenico – ha affermato Croce – non ho assolutamente pensato male, perché ho visto con i miei occhi, in Calabria e in altre regioni del Sud, rifugi ufficiali molto peggiori, in condizioni molto peggiori, dove i cani venivano tenuti in veri e propri pollai». «Il primo pensiero che ho fatto, e purtroppo i medici mi hanno stoppato, è stato quello – ha detto Croce – di partire per dare una mano, una mano fisica a Giandomenico, per mettere in sesto tutta la situazione, perché è chiaro che quella struttura necessita di un intervento».
Per evitare che l’attenzione sulla vicenda svanisca in pochi giorni, Aidaa, ha spiegato il presidente dell’associazione, ha pensato a una proposta concreta. «Il rischio vero – ha anticipato Croce – è che fra qualche giorno ci si dimentichi o non si trovino delle soluzioni. Allora, noi che siamo pragmatici, abbiamo deciso di inviare lunedì (28 aprile, ndr) una proposta alla Regione Calabria. È una proposta di convenzione già in atto in altre parti d’Italia, che permetterebbe di superare i limiti di tenuta del numero di cani previsti dalla legge regionale, anche perché lì c’è una vera e propria emergenza».
Il presidente dell’Aidaa ha chiarito che la proposta in questione punta a introdurre un sostegno pubblico strutturato. Si tratta di una convenzione che «permetterebbe – secondo Croce – un intervento pubblico, economico e anche di sostegno veterinario per trasformare queste strutture, tipo quella di Giandomenico, in veri santuari per i randagi». Croce ha poi parlato del contesto più ampio. «La situazione del randagismo in Calabria – ha sottolineato – è drammatica, la gestione del randagismo rischia di passare nelle mani sbagliate. Quindi, strutture come quelle di Giandomenico e volontari come lui vanno non solo sostenuti ma valorizzati, perché il loro impegno è quotidiano. Certo, avranno dei limiti, ma lo ripeto, in Calabria i limiti sono altri, sono istituzionali». Croce ha poi rivolto un appello a sostenere Oliverio e gli altri volontari calabresi che operano in condizioni difficili. «Da una parte – ha scandito – è importante fare questa battaglia di sostegno a Giandomenico perché i suoi cani tornino a casa, ma allo stesso tempo è necessario dare a lui e a tutti gli altri come lui, perché non c’è solo lui in Calabria, gli strumenti per trasformare quelli che oggi impropriamente, a mio avviso, vengono chiamati “rifugi abusivi” in veri e propri santuari dei randagi, dei cani randagi. Insieme ce la possiamo fare».
Intanto nel pomeriggio di oggi, alle ore 17, si svolgerà a Caccuri l’iniziativa pubblica a sostegno di Giandomenico Oliverio, autorizzata per i 50 manifestanti dichiarati. Diversi animalisti calabresi hanno fatto sapere che non parteciperanno, in quanto – ha precisato per esempio il crotonese Tommaso Bevilacqua – «è prioritario aiutare Giandomenico sul piano legale e nelle sedi competenti» e perché gli organizzatori – ha aggiunto l’attivista – «non hanno coinvolto i riferimenti locali come l’Enpa di Crotone».
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