“RETE OSPEDALIERA COSTOSA?”, MARSILIO SFIDA CSX, “POCO SERIO CHIEDERE 4 DEA SECONDO LIVELLO” | Notizie di cronaca


L’AQUILA – “Non potete dire che noi, essendo gargarozzoni, abbiamo fatto una rete ospedaliera troppo costosa e ora non abbiamo risorse per mantenerla. Fate una proposta organica, e la valuteremo. Poi però non può accadere che per ogni Unità operativa complessa, che vuole essere trasformata in Unità operativa semplice, troviamo cartelloni, la mobilitazione, la società civile, i comitati, i sindaci e tutto il cucuzzaro cantante. Così è un gioco troppo facile”.

Da accusato ad accusatore: il presidente della Regione Marco Marsilio, di Fdi, nel suo lungo intervento nel consiglio regionale di martedì scorso che ha approvato la norma con i 113 milioni di euro per coprire il buco della sanità, ha preso di petto le opposizioni sul tema scottante della rete ospedaliera. Considerando “demagogia” le richieste sulla localizzazione dei due Dea di secondo livello, perché la proposta alternativa non può essere quella di “vogliamo non uno, ma neanche due o tre, ma bensì quattro dea di secondo livello”.

Dai banchi della minoranza più di un esponente, rimanendo rigorosamente sul vago, ha sostenuto che forse occorre in Abruzzo, per contenere la spesa sanitaria e un deficit oramai strutturale,  ridimensionare qualche piccolo presidio sanitario, tra quelli che sono invece previsti nella nuova rete ospedaliera, approvata a dicembre del 2023, nella passata legislatura dal centrodestra di Marsilio, ma per la quale solo il 16 aprile scorso, dopo 14 mesi, la giunta ha approvato le “linee di indirizzo”, che consentiranno ora ai direttori generali delle Asl di metterla in pratica, riorganizzando funzioni e reparti.

A considerare necessaria una semplificazione è stato già del resto nella maggioranza, il presidente della quinta commissione Salute, Paolo Gatti di Fdi, ipotesi che ha trovato il favore anche del consigliere regionale Luciano D’Amico, capogruppo del Patto per l’Abruzzo, ma la sua come quella di Gatti è una posizione almeno per ora isolata.

La nuova rete, lo ricordiamo, prevede quattro ospedali, quelli di L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo, ovvero le città capoluogo, con funzioni hub per le reti tempo dipendenti, ovvero la rete stroke, politrauma e trauma maggiore, rete emergenze cardiologiche estese, quattro ospedali di primo livello, che sono Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto e sei ospedali di base, a Ortona, Popoli, Penne, Atri, Giulianova e Sant’Omero, due presidi di area disagiata, sedi di pronto soccorso, a Castel di Sangro e Atessa.

Manca però ancora la localizzazione dei due ospedali di secondo livello, che saranno decisi entro fine 2026, previsti dal decreto ministeriale 70, la famigerata legge Lorenzin del 2017, super nosocomi con tutte le specialistiche, ma con un bacino di utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti.

Ha detto a questo proposito Marsilio: “Sappiamo bene che la rete che abbiamo fatto deroga a molti aspetti della norma e in particolare al decreto Lorenzin, e stiamo infatti insistendo con il Ministero della Salute ad aprire un tavolo per modificare questo decreto. Il nostro modello pilota lo rivendico in pieno, e tante altre regioni lo guardano con attenzione perché hanno gli stessi nostri problemi”.

Ha affondato dunque il colpo: “si chiede un Dea di secondo livello a Chieti, perché lo vuole il sindaco Diego Ferrara e ci mancherebbe che Chieti non ne abbia titolo e nobiltà, essendo sede di facoltà di medicina e di una università prestigiosa. Lo si chiede a Pescara, che notoriamente per numero di accessi e di attività ospedaliere ha ampiamente titolo. Lo chiede anche Teramo, e su questo ci sono anche oggi interpellanze, e ci mancherebbe che Teramo non abbia diritto a reclamarlo, come pure il capoluogo della regione che è L’Aquila. E allora diteci quali e quanti Dea di secondo livello volete, dove e perché. Altrimenti è un gioco troppo facile richiederlo a Teramo, quando si sta a Teramo, a Chieti quando si sta a Chieti, all’Aquila quando si sta all’Aquila e a Pescara quando si sta a Pescara…”

Ha poi difeso a spada tratta il modello complessivo della nuova rete ospedaliera previsto, davanti a chi chiede una razionalizzazione ulteriore per fare cassa, rivolto però ai soli banchi dell’opposizione: “è come se vi siete rassegnati al fatto che l’Abruzzo non abbia diritto ad avere questa ramificazione e distribuzione di presidi sull’intero territorio. Noi, al contrario, non ci rassegniamo”.

Però poi ha aperto sul tema al confronto: “ci si può chiedere se abbiamo bisogno di tutti questi presidi, che fanno tutte queste cose. Vediamo dunque numeri ed esiti, tutto bene, fate proposte, nessuno si tira indietro, ma bisogna però essere seri e coerenti”.

E ha dunque puntato il dito contro le proteste vibranti che si sono scatenate davanti al declassamento del reparto di Ostetricia e Ginecologia da Unità operativa complessa (Uoc) a Unità operativa semplice (Uos), che comporta l’eliminazione del primariato all’ospedale di Sant’Omero, in provincia di Teramo, ponendo la gestione del reparto sotto il diretto controllo dell’analogo dipartimento del capoluogo di provincia.

Ma non solo, anche a difesa “di un pronto soccorso trasformato da h24 ad h12, lasciando comunque una guardia medica a presidio notturno. Parliamo di un pronto soccorso dove da tempo si fanno 1,5 accessi a notte, di cui il 90% in codice bianco, visto chi ha le urgenze vere va direttamente ad un pronto soccorso vero, dove sarebbe comunque trasportato. Insomma, a noi si chiede di essere draconiani, però se lo siamo, troviamo contro a protestare dozzine di sindaci, consiglieri regionali, anche trasversalmente”. Filippo Tronca

RIPRODUZIONE RISERVATA