“In un Paese in cui la violenza domestica rimane ancora oggi una questione irrisolta, la presenza capillare nel territorio di strutture in cui trovare un ‘porto sicuro’ è molto importante per molte donne e i loro bambini. Le case rifugio sono uno strumento chiave nel contrasto a un problema acuitosi, secondo i dati forniti da Amnesty, in un anno e mezzo di pandemia. Chiedo, perciò, al sindaco di riaprire la casa rifugio a Ventimiglia” – dice l’ex sindaco di Ventimiglia e attuale consigliere comunale di minoranza Gaetano Scullino.
“Dal 1° gennaio al 19 novembre del 2023 in Italia sono state uccise 106 donne, una ogni tre giorni, di queste 87 in ambito familiare o comunque affettivo. Durante questi mesi del 2023 ogni giorno 85 donne sono state vittime di reato (maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale) e il numero di vittime di sesso femminile è quattro volte superiore a quello delle vittime di sesso maschile. Sono alcuni dei dati contenuti nell’ultima edizione della brochure ‘Questo non è amore’ pubblicata online dalla Polizia di Stato” – sottolinea Scullino – “Nel 55% dei casi l’autore del reato è un convivente della vittima. In particolare, nel 39% dei casi è il coniuge o il compagno, nel 30% l’ex coniuge o l’ex compagno, il 6% un genitore o un figlio. Il restante 25% comprende altri parenti, vicini di casa, pretendenti o colleghi di lavoro”.
“Durante il mio primo mandato da sindaco, attraverso finanziamenti ministeriali, era stata aperta una casa rifugio, completamente coperta dalla segretezza, nel complesso del convento di Sant’Antonio Abate, al terzo piano della porzione di struttura occupata dalle Gianelline, meglio note con il nome di Suore dell’Orto: 10 camere completamente ristrutturate, con servizi annessi, potevano ospitare dieci nuclei mamma/bambino. Il numero di soggetti che potevano essere inseriti nella struttura poteva addirittura raddoppiare in caso di donne sole. Tale risorsa, vitale per chi doveva sottrarsi alla violenza domestica, è poi stata chiusa per mancanza di fondi se non erro nel periodo commissariale o nei primi anni dell’Amministrazione Ioculano” – fa sapere Scullino – “Durante la mia seconda Amministrazione si è deciso di proseguire sulla linea tracciata dalla precedente destinando tutto il complesso a divenire oggetto di concessione di valorizzazione ed erano state avviate concrete trattative con MDC”.
“Allo stesso modo, questa volta con fondi europei Alcotra, sempre durante il mio primo mandato, al primo piano del complesso era stato aperto il centro distrettuale per anziani con patologie psicoinvolutive e malattia di Alzheimer: il primo fuori Genova, autorizzato per 15 posti ed accreditato, per la quota giornaliera sanitaria, da Asl1. Il centro è rimasto aperto fino all’avvento della pandemia, nonostante durante l’Amministrazione Ioculano, la Casa Madre abbia ritirato le Giannelline dalla sede di Ventimiglia, interrompendo un rapporto secolare fra la città alta e l’Ordine, basti pensare che quasi tutte le donne di Ventimiglia Alta per più di un secolo hanno imparato la pregiata arte del ricamo nelle stanze del convento e che fino alla chiusura della sede le suore assicuravano il servizio di pre-scuola e doposcuola, oltre che affiancare la cooperativa che gestiva il centro Alzheimer” – dichiara Scullino – “Nel mio secondo mandato come sindaco, a seguito del rilascio da parte di Asl1 dei locali in via Lamboglia, anche su suggerimento del direttore sociale, la dottoressa Bonelli, era stata valutata positivamente l’idea di trasferire il centro presso quella sede, ristrutturandola per renderla fruibile per due moduli da dieci persone, organizzati secondo la gravità della patologia. La sistemazione sarebbe stata più funzionale e moderna, permettendo peraltro agli ospiti di uscire per passeggiare lungo il mare. Inoltre, la vicinanza con gli appartamenti di proprietà comunale destinati a soggetti anziani soli avrebbe potuto fare del centro un polo di servizi. Poi con l’avvento della pandemia questo importante servizio è stato chiuso, fra l’altro, i locali hanno ospitato per vari mesi il polo vaccinale organizzato dal comune di Ventimiglia in stretta collaborazione con i medici curanti e successivamente è stato sciolto il consiglio comunale”.
“Fatte queste doverose premesse chiedo al sindaco ed agli assessori competenti, Servizi Sociali e Pari Opportunità, di riaprire la casa rifugio per dare una fattiva risposta e un’opportunità di vita sicura a donne vittima di violenza domestica ed ai loro bambini e di riaprire il centro Alzheimer nei locali più funzionali di via Lamboglia per permettere agli anziani vittime di queste patologie di vivere con dignità, dando, peraltro, un sollievo ai coniugi e alle famiglie, letteralmente devastate dalla malattia dei propri cari” – chiede Scullino.
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