“L’inizio dei saldi invernali a
Genova e provincia è positivo, nell’ordine di circa il più
10-15% rispetto allo scorso anno, ma restano uno strumento da
ripensare”. Lo riferisce la presidente regionale di Fismo
Confesercenti Francesca Recine spiegando che “a trascinare le
vendite sono stati soprattutto i turisti, molti dei quali
stranieri, mentre molti genovesi sono ancora fuori città per
qualche giorno di vacanza, e li attendiamo a partire dall’inizio
della prossima settimana”.
Recine, che dell’associazione che mette insieme gli esercizi del
settore moda aderenti a Confesercenti è anche vicepresidente
nazionale, estende però la riflessione al di là dell’esito della
primissima giornata sostenendo che “è evidente che i saldi,
ormai da tempo, non rappresentano più l’evento di una volta, né
nelle attese né tantomeno nella portata economica, e questo
proprio per la loro collocazione troppo anticipata: certo, la
loro partenza costituisce sempre un momento di interesse capace
di catalizzare l’attenzione sui negozi, ma, schiacciati tra
mille altre promozioni continue, e arrivando praticamente
all’inizio della stagione, non fanno altro che erodere i margini
delle attività, e proprio nel periodo più importante”.
“Ecco perché, ormai da anni – rivendica Recine – Fismo
Confesercenti chiede il ritorno dei saldi alla fine della
stagione, cioè laddove erano nati, e lo fa portando avanti
questa battaglia a tutti i tavoli a partire, naturalmente, dalla
conferenza Stato-Regioni che ogni anno è chiamata a stabilire le
date in tutta Italia. Anche la loro durata, di ben 45 giorni, va
ridotta: soltanto posticipando e accorciando il periodo dei
saldi, questi potranno tornare ad essere ciò che erano in
origine, e cioè lo svuotamento delle vecchie collezioni,
rappresentando così per i clienti una vera occasione di affari
e, per le imprese, la possibilità di traguardare una crescita
che, andando oltre la mera sopravvivenza cui sono costrette
oggi, si traduca in nuove aperture e nuove assunzioni».
“I saldi – conclude la presidente Fismo – devono dunque
tornare a rappresentare un volano per gli esercizi di vicinato,
e non l’ennesimo terreno di scontro con la grande distribuzione:
altrimenti, come pensiamo di arginare la continua moría di
negozi di qualità nelle nostre città”.
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