SAN GIOVANNI ROTONDO – Resta in carcere Michele Piano, il cinquantenne di San Giovanni Rotondo fermato dai carabinieri all’alba del 3 febbraio, con l’accusa di aver ucciso la sera prima a colpi di pistola il cugino Michele Placentino di 24 anni per un movente ancora da chiarire, delitto avvenuto nell’abitazione del sospettato, una mansarda al secondo piano di una palazzina di via Paolo VI nel centro garganico; l’arma del delitto è una “scacciacani” modificata per esplodere proiettili calibro 7.65, ritrovata dagli investigatori in una siepe vicino al luogo del delitto a San Giovanni Rotondo.
I tre giudici del Tribunale della libertà di Bari hanno confermato la gravità degli indizi a carico di Michele Piano indicato quale presunto omicida da 2 testimoni oculari del delitto, e rigettato la richiesta di scarcerazione per insufficienza di indizi avanzata dalla difesa: le motivazioni del provvedimento saranno depositate nelle prossime settimane.
L’avv. Luigi Marinelli nel discutere davanti al Tribunale della libertà l’istanza di scarcerazione ha sostenuto che le dichiarazioni dei due testimoni sarebbero in contrasto su numero di persone presenti nell’appartamento al momento del delitto; su dinamica; su posizione dell’indiziato quando avrebbe sparato; sul fatto se i testi abbiano sentito lo sparo o visto chi fece fuoco.
Inoltre per il difensore di Michele Piano le dichiarazioni sarebbero inutilizzabili perché rese nei secondi interrogatori dei 2 testimoni che però in quel momento non potevano più essere sentiti da carabinieri e pubblico ministero come persone informate sui fatti ma come indagati, e quindi assistiti da un legale e con facoltà di non rispondere, in quanto nei primi verbali non avrebbero detto la verità, fornendo versioni smentite dai filmati delle telecamere di via Paolo VI. E che non dovessero essere interrogati come testimoni lo confermerebbe, secondo l’avv. Marinelli, il fatto che entrambi i testi furono sottoposti dai carabinieri (con loro altre due persone) all’esame stub che serve a verificare la presenza di residui di polvere da sparo su mani, viso, collo e vestiti di persone sospettate di aver usato un’arma da fuoco e/o di essersi trovato vicino a chi ha sparato: gli esiti si conosceranno nei prossimi mesi.
Carabinieri e pm indagando sul primo omicidio dell’anno in Capitanata visionarono i filmati registrati dalle telecamere della zona di via Paolo VI che inquadrarono alle 22.43 del 2 febbraio Piano rincasare con una “Fiat Panda” in compagnia di tre persone e salire nel suo appartamento; tre minuti dopo sopraggiunse una “Audi A 4” con la vittima e un familiare, che raggiunsero a loro volta la mansarda. Alle 22.51 dalla palazzina uscì un uomo che si allontanò con una “Mercedes”; alle 23 le telecamere filmarono l’indiziato in ciabatte andar via con la “Panda”: secondo l’accusa scappava dopo aver ucciso il cugino.
Al fermo del presunto assassino rintracciato in una casa di campagna dove fu rinvenuto sotto un letto, si giunse in base alle dichiarazioni di due persone presenti nella mansarda. Il pubblico ministerom della Procura della repubblica di Foggia, Miriam Lapalorcia nel decreto di fermo di Piano rimarcò che i due testi oculari subito accompagnati in caserma e tenuti in stanze separate senza poter parlare tra loro, fornirono la stessa ricostruzione: Michele Placentino e un compaesano (uno dei due testimoni) litigarono per questioni relative a una donna, Piano gridò “basta”, poi fece fuoco 2 o 3 volte, quindi in ciabatte e mettendo qualcosa in un marsupio (forse l’arma ipotizza l’accusa) scappò dall’appartamento e si dileguò con l’auto.
Placentino fu soccorso dal parente, portato in strada, il personale del 118 cercò di rianimarlo, ma inutilmente: le pistolettate lo avevano raggiunto a collo e torace.
Poche ore dopo Piano fu rintracciato e fermato; interrogato dal pm si disse innocente, negò d’essere in casa al momento dell’omicidio, sostenne che il cugino il giorno prima gli chiese le chiavi dell’appartamento perché doveva incontrare delle persone; nell’udienza di convalida dal gip che convalidò il fermo, l’indiziato poi si avvalse della facoltà di non rispondere alle domande.
Leggi tutto l’articolo San Giovanni Rotondo, i testimoni sono credibili: Michele Piano resta in carcere
www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-02-27 10:13:41 da
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