“I gravi disordini avvenuti nel carcere di Sanremo nella serata di sabato scorso, quando gruppi di etnie diverse si sono scontrati, probabilmente per un regolamento di conti, come anche il brutale pestaggio di Alberto Scagni, hanno entrambi un fattore comune determinante: gli atti di violenza, pare, vengano commessi da detenuti sotto l’effetto dell’alcol ricavato clandestinamente attraverso la macerazione della frutta”.
E’ questo il commento del sindacato ligure della polizia penitenziaria USPP. “A conferma di questo – prosegue – ci viene riferito che ad uno dei detenuti coinvolto nella maxi rissa, giunto al pronto soccorso gli è stato riscontrato un elevato tasso alcolemico nel sangue”.
Il personale della Polizia Penitenziaria è fortemente preoccupato, complice anche l’assenza di risposte concrete da parte di chi è il responsabile della sicurezza dell’istituto. A rischio non è solo l’incolumità degli agenti, ormai allo stremo, ma anche di quei detenuti più fragili.
“Sul fronte della prevenzione – va avanti l’Uspp – non si comprende, ad esempio, per quale motivo non è stata sospesa la distribuzione di frutta sostituendola con altri alimenti come le gelatine confezionate ed arginare così l’abuso pericoloso di alcol con una soluzione già in uso in altri istituti”. Facendosi portavoce del disagio lavorativo dei poliziotti penitenziari di Sanremo, il sindacato chiede un netto cambio di rotta gestionale. Se da un lato l’illegalità è favorita dalla difficoltà nei controlli a fronte della carenza di organico, la gestione ‘buonista’ degli ultimi anni ha portato al collasso del carcere di Valle Armea.
“Parrebbe – sottolinea l’Uspp – che le pratiche per il risarcimento danni nei confronti di quei detenuti protagonisti di devastazioni all’interno dei reparti non vengono espletate per timore di ulteriori disordini. Se confermato, sarebbe gravissimo, perché non si fa altro che alimentare quel clima di impunità tra la gente detenuta, incentivando i facinorosi nei propri comportamenti aggressivi. Alcune fonti ci riferiscono il mancato recupero di circa 20.000 euro di danni solamente nell’ultimo biennio, cifra che oltretutto parrebbe essere parziale”.
“Chi sbaglia paga ormai è solo un proverbio – conclude il sindacato – ed è inutile parlare di funzione rieducativa della pena, se quanto ci è stato riportato corrisponde al vero, non solo, sarebbe la conferma del fallimento gestionale del penitenziario di Sanremo, ma rappresenterebbe uno scandalo ed un’ulteriore beffa per i contribuenti italiani che con le tasse ripagano i danni commessi da chi, totalmente incurante delle regole, dimostra di non accettare alcun percorso di reinserimento nella società”.
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