Sanremo: il ricordo di Pino Riotto nelle parole del musicista Freddy Colt

Sanremo: il ricordo di Pino Riotto nelle parole del musicista Freddy Colt



Sanremo: il ricordo di Pino Riotto nelle parole del musicista Freddy Colt

Freddy Colt, musicista ed editore sanremese, ricorda con queste parole l’amico Giuseppe ‘Pino’ Riotto, scomparso improvvisamente oggi.

Era il 1992 – scrive Freddy Colt – avevo poco più di vent’anni e fui convocato, tramite l’amico Livio Zanellato, nello studio dell’architetto Elio Marchese dove mi attendeva insieme a loro un dentista pazzo per il teatro: era Pino Riotto. Assoldarono me e la mia orchestrina di allora, la “Red Cat”, per uno spettacolo di Varietà che avremmo portato in scena all’Ariston di Sanremo e poi replicato nel teatro del Consolato d’Italia a Nizza. Quello fu il primo impatto con il vulcanico e istrionico Pino, ideatore poi di molte iniziative: il Premio Filocomico, la Compagnia “L’Utopia ovvero la Filocomica”, in cui riuscì anche a farmi recitare nelle parti di un principino medievale. Fu per quello spettacolo che mi feci crescere il pizzetto, che non ho mai più tolto. Ma intanto avevamo fatto, nel 1993, la trasferta al Festival del Teatro giovanile con una compagnia di attori bambini da lui costituita e la mia band che muoveva i primi passi. Pino credette in quella acerba compagine di giovani jazzisti, ci incoraggiò. Tramite lui conobbi in quegli anni, in rapida successione, Amilcare Rambaldi, Natale De Francisi, Walter Vacchino e Roberto Coggiola, tutte persone che hanno contribuito agli inizi della mia carriera. Con Pino partecipai al mio primo “Tenco” non da spettatore: andai anche a cena, una mitica cena dopo-spettacolo in cui si esibiva in maniera estemporanea Domenico Modugno, mentre Guccini teneva un finto comizio in spagnolo maccheronico e io, su spinta di Riotto, fui costretto ad aprire la serata sedendomi al pianoforte per “rompere il ghiaccio”, come disse lui. Dopo soli due brani cedetti il posto a Cristiano De Andrè, e me ne tornai imbarazzatissimo al mio posto a tavola. Tanti sono in questi casi i ricordi che si affastellano nella mente. Ricordi dolci e insieme amari per l’improvvisa perdita di una persona cara.  Poi le strade si dividono e qualche volta si sono rincontrate, come quando nell’aprile 2009 mi volle in un suo spettacolo dedicato ai “Duetti” al Teatro del Casinò e io coinvolsi Adriano Ghirardo, il “ragioniere del jazz”, per un duetto chitarra e mandolino. Ci eravamo ritrovati a Bajardo lo scorso anno, cenato più volte insieme. Si era parlato di un suo nuovo spettacolo: voleva coinvolgermi per la parte musicale. Non c’è stato tempo. L’altro giorno ero in viaggio e ho perso una sua telefonata, non saprò mai cosa voleva dirmi. Io invece so benissimo cosa dire a lui, forse tardivamente: “Grazie, Pino. Grazie di tutto”.




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