Tra le ipotesi l’istituzione di un terzo registro per evitare l’iscrizione automatica tra gli indagati. Preoccupati i penalisti
16 Gennaio 2025
Nessuno scudo penale ma garanzie per tutti i cittadini. Dopo alcuni giorni di polemiche e le accuse di incostituzionalità, il ministro della Giustizia Carlo Nordio interviene sulla questione dello ‘scudo’ per gli agenti delle forze dell’ordine. “Non si è mai parlato di scudo penale inteso come impunità“, ha chiarito il Guardasigilli, spiegando che è allo studio una formula per garantire “maggiori tutele che riguardano tutti i cittadini” bypassando la “distonia tra l’istituzione dell’informazione di garanzia e del registro degli indagati, che dovrebbe servire a garantire la difesa di chi è sottoposto a un’indagine e che invece si sono trasformati in un marchio di infamia, in una condanna anticipata e talvolta addirittura in una preclusione alla assunzione di cariche pubbliche”.
Tra l’ipotesi l’istituzione di un terzo registro
Per farsi un’idea occorrerebbe leggere il testo che, al momento, non c’è. La norma, a quanto si apprende, potrebbe finire in una prima bozza tra almeno 48 ore. Tra le ipotesi in fase di esame da parte del governo e del Ministero della Giustizia c’è l’istituzione di un terzo registro, che serva a evitare l’iscrizione automatica nel registro degli indagati, come atto dovuto, di poliziotti e carabinieri per ipotesi di reato nell’esercizio delle loro funzioni: verrebbe quindi svolta un’indagine sommaria che accerti la legittimità dell’uso della forza nei casi evidenti, in modo che gli agenti non figurino come indagati e non rischino la sospensione dal servizio o altre conseguenze. Si tratta evidentemente di una misura che andrà scritta ‘in punta di penna’ per evitare problemi di costituzionalità o rilievi del Quirinale. A sottolinearlo del resto, all’interno della stessa maggioranza, è Forza Italia che con il portavoce Raffaele Nevi parla proprio di “una misura molto delicata che va studiata con grande attenzione“, perché “non deve assolutamente essere un provvedimento che permette l’impunità a chi commette reati, anche se appartengono alle forze dell’ordine, che nello stesso tempo vanno difese dalle aggressioni sempre più violente”.
La preoccupazione dei penalisti
Preoccupato si dice invece Francesco Petrelli, presidente Unione Camere penali, perché “uno Stato di diritto è tale non solo se ha il monopolio esclusivo della forza ma anche se pone dei limiti insuperabili al suo utilizzo. Laddove questi limiti vengano superati, proprio la disponibilità a processare sé stesso senza interporre ostacoli e privilegi caratterizza uno Stato di diritto”. Più netta, invece, la posizione della segretaria del Pd Elly Schlein: “Noi siamo fortemente contrari allo scudo. La legge è uguale per tutti e tanto più deve esserlo per chi ha il potere di farla rispettare, quella legge. Non ci può essere una impunità generalizzata. Lo stato di diritto prevede che chi ha il monopolio della forza sia sottoposto al potere della legge e della magistratura”.
La norma non sarà nel ddl Sicurezza
Non è ancora chiaro se la norma finirà in un decreto ad hoc o in un nuovo ddl. “La forma la troveremo”, spiega Nordio. “Per toccare il codice di procedura penale – sottolinea – bisogna essere molto prudenti” e la misura “sarà messa in un provvedimento a parte” ma “sicuramente non adesso nel ddl Sicurezza“. Quest’ultimo, al momento in fase di seconda lettura al Senato, procederà quindi autonomamente e sarà oggetto di alcune modifiche, anche per venire incontro ai rilievi filtrati dal Quirinale: relativi innanzitutto al divieto di vendere agli immigrati irregolari le sim telefoniche che non gli permetterebbero di comunicare con le proprie famiglie; perplessità anche sulla norma che consente di detenere in carcere le donne incinte o quelle che hanno figli di età inferiore ai dodici mesi. Ma non solo. Sotto esame ci sarebbero anche la resistenza passiva agli ordini delle autorità (come quella degli attivisti per il clima) e il divieto di organizzare proteste contro grandi opere e infrastrutture strategiche (dai no-tav ai no-ponte). Fonti di governo assicurano che saranno quindi svariati i punti passibili di modifiche, con buona pace della Lega che auspica che il ddl Sicurezza venga approvato subito e quindi senza un ritorno del testo alla Camera per una terza lettura.
© Copyright LaPresse – Riproduzione Riservata
www.lapresse.it è stato pubblicato il 2025-01-16 08:12:08 da LaPresse
0 Comments