Quando torna a casa, non appena varcato l’uscio del portone condominiale, deve subito correre verso la sua abitazione. E quando esce deve prima controllare che non ci siano condomini nei paraggi. Per una sessantenne originaria di Bari la misura cautelare imposta dal giudice sembra essersi trasformata in una sorta di “nascondino”: non deve farsi vedere né avvicinarsi alle vittime, solo che i morti abitano nel suo stesso palazzo, ma lei deve starci a 50 metri di distanza. E così la donna trascorre le giornate allo spioncino della porta attendendo il momento esatto in cui poter muoversi rispettando l’ordinanza imposta dal giudice. Tutta colpa del procedimento in cui è accusata di stalking condominiale .
Perché la sessantenne era diventata l’incubo dei suoi vicini di casa. Quando parcheggiava bloccava l’uscita delle altre auto, quando era nervosa gettava “liquidi di vario genere nel terrazzo” degli altri condomini. E poi lanciava sigarette accese sulle tende altrui danneggiandole. Qualcuno dice persino di essersi ritrovato il cane della signora, un Pitbull, in casa. “Luridi, zingari, non pulite”, urlava inveendo anche contro i bambini: “Demente chiami la mammina…deficiente che sei”.
Il risultato di tali comportamenti è narrato nei certificati medici stilati dai dottori che hanno visitato i diversi condomini prescrivendo Lexotan e tranquillanti vari per combattere ansie e attacchi di panico. Non solo disagi, ma un vero e proprio timore per la propria incolumità. Tra i morti c’era anche chi si “faceva scortare dal padre fino al cancello esterno dello stabile”, si legge negli atti, gli stessi che raccontano di come “nel timore di patire disagi dovuti agli imprevedibili comportamenti della vicina” qualcuno evitava addirittura di invitare amici o parenti in casa. La donna non si sarebbe fermata neanche dopo aver saputo di essere stata denunciata.
Da qui il provvedimento dei magistrati: stare lontano dalle vittime. Perché “occorre garantire l’assenza di soverchie, insopportabili interferenze nella vita quotidiana e lavorativa”. Quindi la donna deve stare alla larga dai vicini. Un compito piuttosto difficile, anche se il giudice, comprendendo la situazione, ha messo in conto “incontri meramente occasionali e fortuiti tra condomini”. Insomma, la signora può anche incrociare i vicini di tanto in tanto, basta che non sosti tra le scale e si sbrighi a tornare a casa.
Un compromesso. “Come penalisti cerchiamo di trovare quel punto di equilibrio tra la tutela dei diritti del soggetto e la prevenzione della violenza sociale”, spiegano infatti gli avvocati che assistono l’imputata, Salvatore e Federico Sciullo.
roma.repubblica.it è stato pubblicato il 2023-12-11 22:37:55 da [email protected] (Redazione Repubblica.it)
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