L’udienza del processo si è tenuta nella casa di riposo “Vittorio Emanuele”. Un luogo insolito per la giustizia, ma l’unico dove poter ascoltare la vittima di reati odiosi, come sequestro di persona e maltrattamenti su un uomo, all’epoca 73enne, tenuto segregato, secondo le accuse, in un locale angusto – uno sgabuzzino in lamiera vicino alla casa – a Roncaglia.
Il giudice Anna Freschi, il pubblico ministero Antonio Colonna e gli avvocati si sono recati, la mattina del 15 gennaio, nella casa protetta in via Campagna. Il giorno dopo, 16 gennaio, l’udienza si terrà invece in Tribunale dove parleranno la moglie e il figlio. Gli imputati, tutti bulgari, sono la suocera dell’uomo (80 anni), la figlia di 60 di lei (che è la moglie della vittima) e il figlio quarantenne di quest’ultima. Tutti sono difesi dalle avvocatesse Lorenza Dordoni e Kornelia Milocheva Yourokova, quest’ultima del Foro di Milano. L’avvocato di parte civile è Alberto Lenti. Nominato dall’amministratore di sostegno, l’avvocatessa Maria Chiara Cervini.
L’uomo ha risposto alle domande del pm Colonna, confermando sostanzialmente le accuse emerse durante l’indagine, indicando, però, che a picchiarlo era stata soltanto la suocera. Inoltre, il 73enne lodigiano ha detto che quelle persone gli avrebbero rubato del denaro e che la casa in cui vivevano l’aveva pagata lui.
La vicenda era emersa il 9 febbraio 2022, quando la polizia, chiamata da alcuni vicini, scoprì una situazione difficile a credersi: l’uomo era segregato nella struttura di lamiera in precarie condizioni igieniche e sanitarie dove, secondo le accuse della procura, sarebbe stato costretto a rimanere contro la sua volontà.
Il figlio della 60enne si è sempre difeso sostenendo di non aver mai né maltrattato né segregato il 73enne. Nell’interrogatorio di garanzia, il 40enne aveva detto di averlo lasciato solo quel giorno, perché dovevano accudire la suocera in ospedale. Per evitare che si facesse male l’uomo aveva chiuso a chiave la porta dell’abitazione e quella che comunica con il piano terra della casa.
La procura, invece, aveva contestato che l’anziano venne trovato dagli agenti chiuso in una “scatola” di lamiera vicino al garage, di due metri per tre, chiusa da un chiavistello dall’esterno, riscaldata solo da una stufetta elettrica, una brandina con lenzuola ricoperte da un freddo cellophane, a pochi passi un bagno senza lavandino. L’uomo venne ricoverato in Geriatria a Fiorenzuola dove ha ricevuto le prime cure e poi trasferito al Vittorio Emanuele.
www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2025-01-16 06:00:00 da
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