Livorno. Dall’Annibale Riva all’Armando Picchi nel giro di qualche settimana, una storia d’amore sportivo interrotta con la piazza ingauna che si è aperta con quella amaranto. Fabio Fossati al Livorno è stata una notizia accolta comunque con positività dai tifosi bianconeri, che Proseguono a provare un sentimento d’affetto nei suoi confronti. Struggente il saluto dopo la partita vinta contro la Lavagnese, che poi vedrà il sodalizio ingauno riflettere a lungo e successivamente affidare la panchina ad Aiello.
Il tecnico sta vivendo un periodo sulla falsa riga di quello ingauno: alta classifica, a due punti dalla capolista e con un ambiente intorno che ha ritrovato fiducia e positività. Massima concentrazione sul presente, quindi, ma anche un commosso ricordo all’Albenga: “Sono sicuro che tutti gli ingauni provino affetto e che siano anche tifosi del Livorno“.
Mister, domenica nello scontro diretto alla Pianese è arrivato un punto…
Davanti avevamo un avversario forte che era in testa alla classifica, con valori e caratteristiche fastidiose. Siamo riusciti a condurre la partita giocando nella metà campo avversaria, mettendoci sempre sotto il pericolo di una ripartenza. Loro hanno dei giocatori davanti molto veloci e tecnici. L’unico dispiacere è di non aver messo dentro il secondo gol. Peccato ma ci resta una prestazione importante. Non dobbiamo farci prendere dalla “risultato patia”. Certo che ci sono dei margini di miglioramento, però abbiamo fatto una grossa partita su un campo strepitoso davanti ad un pubblico spettacolare, oltre cinque mila spettatori ma sembravano essere cinquanta mila. Ora si riparte a preparare la partita contro il Gavorrano, la nuova capolista che ha scavalcato sia noi sia la Pianese e si trova a due punti di distanza. Giocheremo fuori casa ma sono convinto che avremo tanto pubblico dalla nostra parte che ci seguirà.
Ad Albenga hai lasciato un ottimo ricordo nella gente. Pensi ancora a quel periodo?
Ad Albenga è stato fatto un lavoro eccellente, soprattutto da staff e corpo squadra. Siamo partiti nelle difficoltà, però è normale con tutte quelle novità societarie da anno zero. Abbiamo tirato la carretta con un gruppo di ragazzi splendidi che hanno dato tutto dal primo giorno. Poi era giusto fermarsi e far proseguire chi era nelle condizioni di farlo. Non può che essere rimasto un sentimento di affetto nei confronti della piazza, dei ragazzi, degli istruttori del settore giovanile. Sono sicuro che tutti loro provino affetto e che siano anche tifosi del Livorno. Probabilmente hanno visto la passione e la professionalità che ci mettiamo per questo bellissimo lavoro, che diventa il più bello del mondo quando si sta bene.
Hai ancora contatti con i tuoi ex calciatori?
Abbiamo condiviso un percorso bellissimo e i rapporti sono ancora forti. Ogni tanto ci scriviamo per farci i complimenti per i risultati, sapere come sta andando e scambiarci qualche battuta. Sono proprio rapporti umani dettati da affetto, non tecnici. Io e il mio vice Correale siamo felici quando l’Albenga e tutti i giocatori del gruppo vanno bene. Likaxhiu era già a Livorno da 15 giorni e me lo sono ritrovato. Con Facchetti è stato diverso perché noi siamo arrivati il 12 gennaio. Alla seconda partita dell’anno avevo visto che era fuori e gli ho voluto mandare un messaggio per chiedergli come stesse. Lui mi rispose che stava benissimo e che si trattava di una scelta tecnica. Un’altra settimana è passata e ho visto che non ha giocato nuovamente. Ad Albenga era stato evidentemente battezzato Bisazza come primo portiere. allora c’è stata l’opportunità di ritrovarci con il lavoro del direttore e di Albenga, Albinoleffe e Livorno.
Quali differenze hai riscontrato tra i due gironi di Serie D?
Ogni girone ha i suoi campi difficili e le sue peculiarità. Se guardo nell’alta classifica del Girone E ci sono quattro almeno squadre che si giocheranno il campionato sino all’ultimo secondo. Il Girone A onestamente, per quanto il Chisola stia facendo una stagione strepitosa, non ho la sensazione che possa insidiare l’Alcione, che ha sé stesso come unico avversario. Quindi c’è molto più equilibrio verso l’alto secondo me, ma sono tutte sensazioni che vivi in questa che è una categoria difficile per tutti quanti i gironi.
Ora ti stai giocando il salto di categoria in una piazza nuova per te ma storica per il calcio italiano…
Esatto. Siamo concentrati su questa società gloriosa e serissima che ha tifosi esagerati, che non hanno categoria, con uno staff tecnico e medico preparatissimo. Intorno a noi abbiamo tutto, sia a livello umano sia a livello professionale. Abbiamo voglia di fare bene e cercare di dare un supporto ad un altro gruppo squadra veramente splendido. Quello che stiamo facendo non è scontato: abbiamo riaperto un campionato che sembrava ormai chiuso. C’è più consapevolezza e convinzione sia dentro sia fuori. Vogliamo continuare su questa strada, pensando partita dopo partita.
E che sensazioni provi in questo momento?
Entrare a far parte di una società così importante come il Livorno porta a delle responsabilità e mi fa capire che ho fatto un percorso di un certo valore. Le emozioni sono quotidiane, da quando ci si mette il giubbotto con lo stemma e si vede la Curva Nord e tutti gli affezionati. Questa squadra è seguita dall’intera città, si avverte proprio questo sentimento clamorosamente accentuato e lo si vive attraverso bambini e persone di una certa età. Tutto questo mi fa dare tutto ogni giorno e il fatto di aver riacceso determinate emozioni, ridando un po’ di entusiasmo, mi rende orgoglioso e determinato a provare a tirare fuori il meglio e vedere se poi all’ultima giornata saremo ancora a giocarci qualcosa.
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