Si nasconde in Comune per rubare ma rimane intrappolato. Ladro cond…

Si nasconde in Comune per rubare ma rimane intrappolato. Ladro cond…



Si nasconde in Comune per rubare ma rimane intrappolato. Ladro cond…

SENIGALLIA – Entra in Comune, si fa chiudere dentro per commettere un furto ma rimane prigioniero all’interno. Per tentare di farla franca chiama il 118 fingendo di aver avuto un malore e chiedendo di far intervenire anche i vigili del fuoco. Proprio quella telefonata però ha portato la polizia sulle sue tracce. È stata la sua firma e anche la sua condanna. Con l’accusa di tentato furto è finito a processo un 36enne campano che questa mattina la giudice Tiziana Fancello ha condannato a due anni di reclusione. La notte del 13 maggio del 2019 il ladro maldestro aveva tentato di scassinare il portone di uscita principale del palazzo comunale, che si trova sotto i portici di piazza Roma, e si era trovato prigioniero della seconda porta. Quella non l’aveva calcolata e non era riuscito a forzarla. Si era fatto chiudere dentro per rubare qualcosa ma non era più riuscito né a proseguire né ad uscire.  Preso dal panico aveva chiamato il 118. «Aiuto, sto male, sono rimasto chiuso in Comune e non riesco ad uscire», aveva detto all’operatore. Un’ambulanza era subito partita per raggiungere piazza Roma ma l’allarme del malore era subito rientrato tanto che il mezzo sanitario aveva fatto marcia indietro.

Il mattino seguente i primi dipendenti arrivati al lavoro avevano trovato il portone sotto i portici forzato. Era stata chiamata la polizia. Dopo un’indagine avviata dal Commissariato era stato possibile risalire al ladro. E’ stata proprio la telefonata di aiuto notturna, fatta al 118, poi annullata, a portare i poliziotti sulle tracce del 36enne. L’uomo aveva chiamato con il cellulare, tre volte, una per chiedere aiuto, la seconda per dare la zona dove si trovava e la terza per annullare la richiesta perché era riuscito a fuggire rompendo una vetrata e scassinando il portone. I poliziotti avevano rintracciato il cellulare da cui aveva chiamato e corrispondeva a quello con cui era stato chiamato il 118. La polizia aveva interpellato il servizio sanitario per vedere se qualcuno era ricorso alle cure ospedaliere per un ferimento da vetri visto che era stata rotta una vetrata dall’interno. Così sono arrivati alla chiamata fatta al 118 a cui il 36enne aveva dato anche nome e cognome.

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www.anconatoday.it è stato pubblicato il 2024-11-18 21:10:32 da


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