PALERMO – Schiarita sul cielo della manovrina. Le nuvole che per settimane si erano addensate sul ddl variazioni di bilancio si sono diradate. Effetto della moral suasion messa in atto in questi giorni da Palazzo d’Orleans e continuata fino al pomeriggio di oggi, martedì 3 giugno, all’Ars.
Nel giorno in cui la manovrina viene incardinata, il governo conduce la coda di una trattativa che inizialmente vedeva alcune frange della maggioranza su posizioni oltranziste. La richiesta di aprire il dossier delle nomine, che sembrava conditio sine qua non per un esame delle variazioni di bilancio tranquillo e senza scossoni, è stata accantonata.
Il governo ha convinto i partiti di maggioranza a non tirare la corda, per le nomine di sottogoverno tanto attese ci sarà tempo: l’argomento è soltanto rinviato. Vincono la ragion di Stato e la disciplina di coalizione, alle quali il governo ha fatto richiamo anche attraverso il lavoro dell’assessore all’Economia Alessandro Dagnino. Un breve incontro con i partiti di centrodestra poco prima dell’aula ha portato tutti a più miti consigli: nessun emendamento da parte delle forze di maggioranza; la manovrina dovrà essere approvata senza modifiche, o quasi.
E così dal fascicolo che racchiude il testo base con gli emendamenti scompaiono le proposte di modifica targate Mpa e Democrazia cristiana. Il primo inseriva l’assessore all’Energia, figura impersonata in questo momento dall’autonomista Francesco Colianni, nell’iter per la concessione delle risorse di un fondo per la progettualità nel settore dei rifiuti. Il secondo concedeva un altro anno di tempo per il pagamento dei canoni irrigui da parte degli agricoltori (se ne riparlerà, forse, in via amministrativa)
Non si trattava di emendamenti ‘pericolosi’ per la tenuta della manovrina ma su queste due proposte (soprattutto quella targata Mpa) si era innestata una lettura dell’attuale scenario politico improntata all’inquietudine di alcune forze di maggioranza. Gli autonomisti, del resto, erano stati costretti a smentire le interpretazioni sul loro emendamento rassicurando tutti: “Nessuna mossa tattica, nessuno ‘sgambetto’ al governo”.
Tutto rientrato, quindi, ed emendamenti scomparsi dal fascicolo ufficiale finito sui tablet dei deputati. Restano in campo soltanto le modifiche avanzate dall’opposizione e una proposta tecnica presentata da Fratelli d’Italia. L’emendamento del capogruppo dei meloniani Giorgio Assenza inserisce le aziende ittiche tra i beneficiari delle misure per favorire la competitività sui mercati.
La manovrina, di fatto, è blindata anche grazie ad un patto di non belligeranza con l’opposizione. Nessuna richiesta di voto segreto, nessun Vietnam da Pd e M5s a patto che la manovrina resti com’è e non spuntino nuove spese. Il budget di 25 milioni di euro che in un primo momento era stato messo a disposizione della maggioranza verrà traslato all’assestamento di luglio. Secondo fonti parlamentari, la cifra potrebbe lievitare ulteriormente per accogliere anche le proposte dell’opposizione.
Si vedrà tra meno di due mesi: nel frattempo l’unica eccezione sarà rappresentata da un emendamento governativo che accoglierà le esigenze bipartisan sui Consoriz di bonifica segnalate sia dalla Dc che dal Pd negli interventi dei capigruppo Carmelo Pace e Michele Catanzaro. Dovrebbero arrivare cinque milioni di euro per le asfittiche casse dei Consorzi di Agrigento e Ragusa (provincia quest’ultima cara anche al democristiano Ignazio Abbate e al Dem Nello Dipasquale).
Il puzzle è quasi del tutto completo: resta fuori soltanto l’aumento del capitolo destinato ai patrocini per il settore turistico, misura casa a Fratelli d’Italia. In Aula Pace ha lanciato un assist agli alleati, auspicando una soluzione al problema prima che l’estate sia conclusa. Difficile capire quanto spazio di manovra potrà esserci da qui alle prossime ore, perché la manovrina dovrebbe ottenere il via libera già mercoledì pomeriggio.
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