SICUREZZA STUDENTI / 2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO — Sito Ufficio Stampa Comune di Modena

SICUREZZA STUDENTI / 2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO — Sito Ufficio Stampa Comune di Modena


L’approvazione della mozione che chiede interventi per garantire la sicurezza dei ragazzi a scuola, proposta da Pd, Avs, M5s, Pri-Azione-Sl, è stata preceduta da un dibattito che ha riguardato anche le due interrogazioni presentate da Fratelli d’Italia su gang giovanili e aggressioni nei pressi degli istituti scolastici a cui ha risposto l’assessora alla Sicurezza urbana integrata e coesione sociale Alessandra Camporota.

Per il Pd, Francesco Antonio Fidanza ha sottolineato l’importanza di differenziare la baby-gang (vere e proprio bande) dal fenomeno del bullying street che riguarda maggiormente Modena anche se, in entrambi i casi, “c’è il tentativo, non giustificabile, di ricercare la propria identità attraverso la violenza”. Per questo motivo, “una prima forma di educazione e di sostegno dovrebbe riguardare le famiglie”. Il consigliere ha rilevato, inoltre, che il fatto che le aggressioni siano denunciate testimonia che “la prevenzione funziona, bisogna fare in modo che sia costante”. Francesca Cavazzuti ha voluto sottolineare il lavoro quotidiano e “anonimo” dei docenti finalizzato a non disperdere gli studenti più fragili, “spesso condotto con scarse risorse sia economiche che di personale”. In particolare, la consigliera si è soffermata sulla figura professionale del “medi-educatore” all’interno delle scuole “che lavorando sulla mediazione dei conflitti in ambito sociale offre alle nuove generazioni modalità sane per affrontare i medesimi, insegnando un vero e proprio alfabeto delle emozioni”. Secondo Stefano Manicardi la repressione non può essere la prima soluzione per affrontare il problema. Occorre invece un percorso che metta al centro la formazione sulla prevenzione e interventi culturali “che coinvolgano non solo i singoli studenti ma anche i contesti dove nascono certi atteggiamenti”, creando così condizioni sociali più favorevoli, in cui tutti abbiano le stesse opportunità. Per il consigliere, inoltre, è importante che lo Stato, oltre a normative e risorse economiche, intervenga in risposta alle richieste dei territori per implementare le forze presenti nel territorio “non solo di uomini, ma anche di competenze”. Federica Di Padova ha affermato che, per garantire ambienti sicuri e inclusivi dentro e fuori la scuola, “bisogna interpretare correttamente il fenomeno per dare risposte a problemi complessi e che richiedono diverse strade di intervento, in base alle diverse competenze”. La consigliera ha sottolineato che “se ci sono violenze, gli autori devono essere puniti. Ma per evitare che le violenze siano recidive c’è bisogno di un’operazione culturale e politica di più ampio respiro”. Il capogruppo Diego Lenzini ha specificato che “la Polizia locale si occupa anche di sicurezza, ma in un perimetro che deve essere tracciato da forze di sicurezza che non dipendono dall’Amministrazione comunale”. Il consigliere ha poi ricordato che il Comune ha il compito di occuparsi soprattutto di prevenzione con l’Educativa di strada. Poi c’è anche bisogno di introdurre la repressione “e se si conoscono i ragazzi responsabili di certe condotte è necessario che la legge non li lasci impuniti, ponendo fine agli atti di violenza”. Per Vittorio Reggiani la mozione propone strumenti per applicare una giustizia che sia anche “riparativa”: “Occorre andare a prendere questi ragazzi e coinvolgerli in centri di aggregazione, laboratori e attività sportive, con l’ausilio di forze del Terzo settore che hanno esperienza e qualità per questo obiettivo”. Secondo il consigliere, “se i ragazzi non vanno dove devono è perché c’è un problema di povertà educativa e culturale: e per questo occorre agganciare anche le loro famiglie”.

Per Avs, Laura Ferrari ha evidenziato l’importanza di non negare il problema, il cui crescente numero di episodi “non deve però stupire, perché corrisponde a un aumento di disagi sociali e povertà”. La consigliera, tuttavia, ha anche parlato di “percezione” del fenomeno data dalla stampa (e quindi di una “sindrome delle baby-gang”) diversa rispetto ai dati reali: “Il problema c’è, ma l’Amministrazione sta lavorando ed è giusto, come indica la mozione, rilanciare azioni integrate di controllo delle forze dell’ordine e di prevenzione contro il disagio dei giovani”.

“Le istituzioni sono chiamate a rispondere al problema della sicurezza in modi diversi e integrati” ha argomentato Grazia Baracchi (Spazio democratico) che ha poi definito “un luogo comune” l’assenza della scuola rispetto al fenomeno di aggressioni e intimidazioni: “Insegnanti, educatori, maestri agiscono, in realtà, nel silenzio e nella fatica quotidiana, mettendo al centro del percorso scolastico gli studenti più deboli”. La consigliera ha quindi ricordato che esistono progetti che cercano di coinvolgere soprattutto i ragazzi che rischiano di perdersi, “opportunità su cui bisogna continuare a investire per trasformarle in veri e propri servizi”.

“Non possiamo accettare che le aree attorno a scuole e parchi diventino luoghi di insicurezza” ha sostenuto Katia Parisi (Modena Civica), affermando poi che “il diritto all’istruzione non può essere minato da intimidazioni e violenze, con conseguenze non solo fisiche ma anche psicologiche”. La consigliera ha sottolineato come disagio sociale, assenza di riferimenti ed emulazioni da social media siano alla base di questi fenomeni per cui “non basta solo la repressione ma anche percorsi di dialogo con le famiglie e, in particolare, l’istituzione di un Tavolo permanente che coinvolga Comune, famiglie, scuole, associazioni e Terzo settore, per monitorare il fenomeno e adottare misure tempestive”.

Per Giovanni Silingardi (M5s) la mozione propone un “progetto politico” chiedendo specifiche azioni che rientrano nelle competenze di un’amministrazione comunale. Tra queste c’è anche la richiesta di maggiore sostegno a servizi come l’Educativa di strada, “perché il rischio è di avere strumenti con risorse non adeguate”. Silingardi ha quindi argomentato che un apposito assessorato e gli indirizzi forniti dal Consiglio comunale stanno tracciando un “percorso che parte dall’analisi del fenomeno e dalla prevenzione: solo laddove il fenomeno assume connotati delinquenziali è possibile attivare politiche repressive”.

Per Fratelli d’Italia, Daniela Dondi ha affermato che “esistono misure del Governo per affrontare il problema: ma i dirigenti scolastici non li stanno applicando”. Riferendosi, in particolare, alla legge sul bullismo e al decreto Caivano, la consigliera ha evidenziato come la prevenzione sia demandata alle famiglie e, soprattutto, alle scuole “con le Regioni chiamate a promuovere iniziative di sostegno ai giovani, tra cui il supporto psicologico degli studenti: ma nessuna scuola di Modena ne ha fatto richiesta”. “Qual è la politica che paga?” si è chiesto Fernando Pulitanò, evidenziando come “l’Educativa di strada non abbia dato i risultati attesi e occorrerebbe invece punire chi sbaglia”. Soffermandosi sul fenomeno delle bande giovanili (“prima negato dall’ex sindaco, ora minimizzato”), il consigliere ha ricordato “il grido” dei genitori sollevato nell’incontro con l’Amministrazione “a cui la maggioranza risponde con una mozione che declina sempre gli stessi principi, come tavoli di lavoro ed Educativa di strada: ma dopo due anni questa città è ancora sotto scacco dalle bande giovanili e quel grido è rimasto inascoltato”. Per Dario Franco “i ragazzi che sono per strada chiedono di essere guardati: sta a noi farlo in quanto istituzione”. Il consigliere ha quindi evidenziato il valore educativo della punizione: “Solo davanti alla certezza della pena un ragazzo può fare davvero un passo in avanti”. Rispetto al problema della sicurezza in ambiente scolastico (“scaturito anche dalla confusione tra autoritarismo e autorità o dalla elevata concentrazione dei ragazzi nei complessi”), Franco ha parlato di ruolo “svilito” della scuola e di insegnanti “eroi” che operano in strutture non adeguate a nessun progetto educativo. Per Elisa Rossini “il problema diventa risolvibile se si entra in una dimensione di concretezza e se si riconosce l’esistenza della bande giovanili”. Per la consigliera si tratta di un fenomeno “serio e reale segnalato dai genitori degli studenti: le bande giovanili esistono e occorre fare pulizia del negazionismo, per affrontare quella che è una vera emergenza per la città”. Per farlo, occorre liberare il campo dall’istituzione di Tavoli (“che non si comprende dove vogliano arrivare”), inquadrare i progetti in corso (“ok implementare l’Educativa di strada, ma bisogna capire di cosa si occupa”) e attuare strumenti dati dal Governo come il decreto Caivano “che serve proprio per mettere in relazione i dirigenti scolastici con il Comune in situazioni di abbandono scolastico: è grave che non venga attuato”. La consigliera, infine, si è detta non soddisfatta della risposta dell’assessora Camporota: “Speravo che di fronte alla richiesta di valutare il documento della Transcrime non ci fosse il tentativo di trovare strade per smentirlo”. Paolo Barani ha affermato che “la qualità della vita è responsabilità dell’Amministrazione” e che occorrono risposte concrete da dare ai genitori “che non sanno come fare perché i figli vadano a scuola sereni”. Soffermandosi sull’importanza della collaborazione con le istituzioni scolastiche evidenziata dalla mozione, il consigliere ha voluto sottolineare l’assenza dei dirigenti scolastici in occasione dell’assemblea pubblica del 5 dicembre. Poi ha parlato dell’inefficacia delle misure preventive rispetto alle quali “quaranta delinquenti fanno il bello e cattivo tempo in città: occorrerebbe applicare gli strumenti dati dal Governo, come il decreto Caivano”. Per Luca Negrini il Pd (“partito che da tanti anni governa la città”) non è “uscito bene” dall’assemblea pubblica con i genitori del 5 dicembre e la mozione rappresenta un tentativo di rimedio. Il documento, in particolare, evidenzia un “cortocircuito” in quanto “chiede interventi che Giunta e Prefettura stanno già attuando e che, peraltro, abbiamo chiesto noi in passato, come un maggior presidio del territorio da parte della Polizia locale”. Dichiarandosi poi non soddisfatto della risposta dell’assessora (“che guida un assessorato strategico”), il consigliere si è detto non più disposto a tollerare un’attesa di risposta alle interrogazioni che superi i tempi previsti dal Regolamento.

Per Andrea Mazzi (Modena in ascolto) “non possiamo dire ai ragazzi che hanno paura di uscire di casa che il Consiglio comunale non ha risposte per loro o che l’unica risposta è la prevenzione”. Per il consigliere, invece, occorre affermare un principio: “Chi ha fatto del male non può continuare a farlo, sia per il proprio bene, per quello delle vittime e della società”. Entrando nel merito della mozione, Mazzi ha quindi sottolineato l’importanza degli interventi educativi “che non bisogna però assolutizzare”, in quanto occorrono anche azioni di sicurezza. A questo proposito, Mazzi ha parlato di “disallineamento” tra quanto viene detto e quanto viene fatto rispetto alla Polizia locale: “Si dice che non abbia compiti di sicurezza ma, in realtà, come riportato dall’assessora, sta rafforzando la propria presenza nelle scuole”.

“Di iniziative concrete, a oggi, ne abbiamo viste poche” ha dichiarato Giovanni Bertoldi (Lega Modena) sottolineando che “è stata necessaria la ribellione dei genitori per avere una reazione della maggioranza”. Il consigliere ha sottolineato che occorre intervenire perché “le ripercussioni di queste violenze sono molto serie: ci sono ragazzi che rischiano il ritiro sociale a causa della paura”. Quindi, Bertoldi ha sostenuto che “le norme per intervenire ci sono ma bisogna capire come vanno applicate”. In particolare, Bertoldi ha parlato di magistratura minorile “particolarmente assente”, con cui bisognerebbe adottare un protocollo: “C’è qualcosa che nel sistema non funziona perché si conoscono le persone responsabili di questi atti, ma non si fa niente, sebbene il Governo abbia dato strumenti”.

In conclusione di dibattito, l’assessora Alessandra Camporota, precisando che i tempi di risposta sono dovuti anche alla necessità di sentire tutti i soggetti coinvolti, ha affermato che le competenze dello Stato e quelle dell’Ente locale devono lavorare insieme e rafforzarsi le une con le altre per fornire risposte adeguate alle esigenze del presente: “Modena è una città complessa che merita una presenza più strutturata delle Forze dell’ordine e, allo stesso tempo, una riorganizzazione della Polizia locale”. Per l’assessora, la complessità del fenomeno della devianza giovanile necessita di un approccio che analizzi studi (sia quello del 2022 di Transcrime, ma anche ricerche più aggiornate) che, a vari livelli, provino a indagare il problema, per formulare adeguate strategie di prevenzione. Camporota ha poi sottolineato che “rispetto al passato, in questo momento storico, a Modena, non sono presenti baby gang strutturate, ma formazioni giovanili violente che non possiamo tollerare”. Per l’assessora quindi occorre intervenire, ma tenendo conto della normativa a tutela dei minori. In quest’ambito, l’assessora ha parlato dell’organizzazione di futuri incontri sul tema dei minori da tenere in presenza anche del prefetto e dell’autorità giudiziaria minorile.




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