ANCONA – Doveva essere un polo di eccellenza per attività di rilevanza sociale e aggregazione per la comunità degli Archi ma al momento è un edificio deserto sempre più attrattore di sporcizia e degrado. Materassi, cartoni e coperte abbandonati durante il giorno sotto il portico accanto alla porta di ingresso, diventano di notte il rifugio di senzatetto e profughi che si sono spostati qui dal vicino parcheggio degli Archi, trovando un riparo migliore dal maltempo degli ultimi giorni.
Durante il giorno poi l’edificio è spesso sede di bivacchi e le conseguenze sono rifiuti, bottiglie, mozziconi di sigarette abbandonati un po’ ovunque. Come se non bastasse il cantiere in via dei Piceni dove dovrebbe sorgere la nuova palestra, proprio accanto al Social Lab, è ormai fermo da mesi, tra materiali edili abbandonati, rifiuti e vegetazione incolta. Come spiegato alcune settimane fa dall’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Tombolini “in questo momento purtroppo non possiamo ipotizzare nessuna tempistica, speriamo di sbloccare la situazione”.
La nuova palestra avrebbe dovuto ospitare corsi di basket e pallavolo, con annessa una palestrina polifunzionale con ampi spogliatoi. Secondo il cronoprogramma originario avrebbe dovuto essere pronta a primavera 2021.
Il Social Lab di via Mamiani invece era stato inaugurato lo scorso 29 novembre con la promessa da parte dell’amministrazione di renderlo operativo entro marzo, in seguito all’assegnazione dei locali alle associazioni del terzo settore vincitrici del bando. L’edificio era proprietà di Erap ed è stato successivamente acquisito dal Comune. Sorto al posto del vecchio Centro H, demolito per motivi di sicurezza, il nuovo edificio si sviluppa su quattro piani. I primi due sono interamente dedicati al Social Lab mentre i piani superiori ospiteranno alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, destinati a persone in difficoltà. Nell’ambito del progetto rientra anche la riqualificazione della corte scoperta, articolata in parte in aree pavimentate ed in parte in area verde caratterizzata dalla rampa di accesso ai disabili. Il rischio però è che quello che doveva diventare un simbolo di rinascita e integrazione, per un quartiere che vive non poche difficoltà, si trasformi invece nella causa di ulteriore degrado e svalutazione.
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