“Sognando Datome”, la storia dell’atleta-studente Michele Del Bono



Sul parquet del Forum di Assago, casa dell’Olimpia Milano, è andato in scena l’All Star Game maschile 2k24 targato Cus Milano tra le selezioni North East, composta da giocatori delle università San Raffaele, LIUC, Cus Politecnico e Bicocca, e South West, composta da giocatori delle università NABA, La Statale, IULM e Cattolica. I roster, composti da 3 giocatori per università, sono stati scelti secondo alcune modalità prestabilite: il top scorer di ogni ateneo al termine del girone di andata del campionato universitario ha fatto parte di diritto della selezione, mentre gli altri due giocatori sono stati individuati tramite sondaggi social da una rosa di 4 atleti indicati dai responsabili di ogni squadra. Al termine di una partita punto a punto è stata la South West ad avere la meglio sulla North East con il punteggio di 74-62 grazie ad una rimonta dal -4 del primo quarto (19-15), e passata per il -2 dell’intervallo (38-36) sino al capovolgimento della situazione all’ultimo pit stop (48-50). A guidare alla vittoria la selezione South West il piacentino Michele Del Bono, che ha chiuso il match segnando 13 punti. Con la sua fisicità sotto canestro è stato determinante sia in difesa, prendendo tanti rimbalzi e concedendo pochissimo agli avversari, che in attacco, dove si è dimostrato anche un tiratore mortifero dato che le sue triple sono state fondamentali nel finale di gara per spingere alla vittoria la sua compagine. «Giocare al Forum è molto bello – ha esordito il cestista piacentino -. Il campo è tanto diverso da quello in cui giochiamo abitualmente, così enorme eppure i tifosi ci hanno spinto a dare il massimo. È stato veramente bellissimo e sono molto felice di aver vinto il premio di Mvp. Un sogno che si è realizzato». Eh sì, perché Del Bono, ala classe 2003, per circa 2 metri d’altezza, convocato quale top scorer della squadra de La Statale con 78 punti all’attivo, è stato nominato miglior giocatore dell’evento. Prima del match di serie A tra Milano e Varese, ha ricevuto il premio di Mvp direttamente dalle mani di Gigi Datome. «È stata una grandissima emozione, anche perché è tra i miei idoli sin da bambino, ovvero da quando ho letto la sua autobiografia. Quindi essere premiato da un campione come lui, che è un’icona del basket, è stata una bellissima esperienza». Del Bono che riceve il premio di Mvp (foto Cus Milano/Marco Maffessanti) Del Bono è nativo di Rivergaro e dopo aver giocato a Podenzano è cresciuto nel settore giovanile della Bakery Piacenza. Aggregato per un paio di stagioni alla prima squadra biancorossa, rappresenta l’esempio che nella vita si può conciliare lo sport agonistico fatto di duro lavoro agli impegni prettamente scolastici, ottenendo ottimi risultati. «Nell’arco della mia carriera scolastica, nonostante avessi tanti impegni sportivi, sono riuscito a far conciliare bene lo studio con lo sport. Magari – ha riflettuto Michele – è capitato che in qualche circostanza dessi un pelo meno d’attenzione allo studio, ma nei momenti di pausa dagli allenamenti e dalle partite è stato sempre la priorità. Alle scuole superiori riuscivo a stare concentrato in classe per poi ripassare a casa. Adesso all’università non è più così semplice, ma la mole di ore che trascorro in ateneo è molto minore rispetto alle superiori». Questo non significa non dover fare tanti sacrifici, sia ben chiaro. «Riconosco di avere una bassa concentrazione quando mi sposto in treno. Adesso che però faccio avanti e indietro da Milano, a parte nei fine settimana, devo studiare anche durante gli spostamenti perché altrimenti rimango indietro. Mi è comunque capitato di fare una lunga trasferta, quando ero aggregato alla serie A2 della Bakery, in cui mi ero portato i libri dietro per studiare. Però si trattava più di un ripasso che di uno studio effettivo – ha continuato l’atleta-studente de La Statale -, perché sono abituato a studiare con gli schemi e questo diventa molto difficile farlo sui mezzi di trasporto. Quindi semmai ripasso più che posso». In un palazzetto da 11 mila posti come l’impianto di Assago, sono state 300 le persone corse a vedere gli universitari, che sembrano poche ma invece sono tante per la realtà accademica. Ovviamente numeri lontanissimi dall’esperienza americana, ad esempio. «Il Forum è enorme, e noi siamo comunque atleti universitari che non hanno tanto seguito come dei giocatori professionisti – ha ricordato Del Bono -. Giocare di domenica pomeriggio avrà invogliato le persone a prendersi la giornata per fare le proprie cose. Credo che questo abbia inciso sul numero degli spettatori, che comunque si sono fatti sentire. E per me che sono abituato a giocare con molto meno tifo, è stata comunque un’atmosfera molto piacevole». «Sono contento per i ragazzi per questa esperienza – il commento di Simone Facchetti, coach della South West -. Chi s’impegna nei campionati universitari merita tutto questo, e l’impegno che ci mettono i ragazzi si vede e paga quando poi si gioca al Forum». Le due selezioni ed il pubblico (foto Cus Milano/Marco Maffessanti) Studente di Economia e management a La Statale di Milano, Michele Del Bono dopo Piacenza ha giocato per la Pall. Milano 1958 in serie C. Per intenderci, l’altra squadra del capoluogo meneghino che per quasi quindici stagioni consecutive a cavallo tra gli anni 60′ e 70′ ha militato in serie A, portato in Italia un giocatore del calibro di Chuck Jura, e dato vita ad accesi derby con l’Olimpia. Si tratta della formazione per cui batte il cuore del noto storyteller sportivo Federico Buffa, che per gli amanti della pallacanestro sarà un dettaglio non indifferente. Un consiglio per chi studia e gioca allo stesso tempo? «Nell’arco di una giornata si ha tutto il tempo per riuscire a fare tra le 2, e le 2 ore e mezza di sport, senza togliere tempo allo studio. Se ci si organizza bene tra gli spostamenti ed i momenti in cui bisogna studiare, si può fare in maniera semplice la propria attività sportiva, riuscendo così a conciliare lo sport con la scuola. Non bisogna smettere di fare sport a causa dello studio – il monito del classe 2003 -, perché per me è necessario farlo, lo vedo molto come un antistress. Nei momenti in cui sono molto in ansia per lo studio, o per altre cose della mia vita, lo sport mi ha sempre aiutato a calmarmi e a rimanere focalizzato su quello che sto facendo». Ma la formazione ricevuta ai tempi della Bakery resta un qualcosa di pregiato. «Di sicuro mi sono trovato molto bene, con i compagni e gli allenatori. Avere un gruppo di tecnici che ti segue, sia a livello collettivo, con la squadra, che individualmente, è sicuramente la cosa migliore – ha sottolineato Michele – che ti permette di crescere di più. Seppur abbia giocato campionati di livello Silver, grazie ad un team che mi ha seguito per cinque anni aiutandomi a riprendere le basi cestistiche che avevo ma che non erano consolidate bene, mi ha permesso comunque di arrivare a certi livelli. Anche se questi non siano altissimi, oggi ho le capacità di giocarmela con ragazzi che hanno invece disputato campionati più importanti avendo fatto le giovanili con l’Olimpia o l’Urania». Michele Del Bono non è l’unico atleta uscito dal settore giovanile della Bakery che è riuscito a mettersi in mostra altrove. Ad esempio Luca Bracchi, ala classe 2000, è arrivato a giocare sino in serie B ad Alessandria, prima che una serie di infortuni gli tarpassero le ali facendolo ritornare a Podenzano. Molto bene sta facendo Simone Roberto, altro esterno classe 2003, che dopo aver concluso le giovanili a Cremona sta ben figurando in B Interregionale con Piadena. Solo un paio di mesi fa ha fatto registrare una prestazione da 34 punti per la vittoria della sua squadra su Cernusco. Infine, il play Stefano Carone, dopo aver collezionato 14 presenze con la Bakery nello scorso campionato cadetto, quest’anno si è trasferito a Matelica in B Interregionale dove con la seconda squadra ha una media di oltre 20 punti ad allacciata di scarpe.

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www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-03-20 22:00:00 da


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