Sovrafatturazioni e lavori mai eseguiti, truffa allo Stato con il bonus …


Bonus edilizi accumulati per “indebite percezioni pubbliche attraverso l’utilizzo abusivo di crediti fiscali relativi ai bonus facciate, bonus ristrutturazione ed ecobonus”. È l’accusa che la procura muove nei confronti di due imprenditori piacentini arrestati (entrambi sono agli arresti domiciliari) dalla Guardia di finanza con le ipotesi di accusa di truffa ai danni dello Stato e autoriciclaggio. L’inchiesta ha portato anche alla segnalazione all’autorità giudiziaria di un commercialista, anch’egli piacentino, per il reato di abusiva attività di intermediazione finanziaria. La procura ha anche sequestrato, ai fini della confisca, beni per due milioni di euro. Nella lunga e complessa indagine, la presunta frode è venuta alla luce dopo l’avvio di un’attività che “ha preso le mosse dall’analisi ed elaborazione dei flussi di fatturazione relativi a filiere di imprese connotate da elevati profili di rischio, promosse dal Comando Regionale Emilia Romagna, e dalle direttive operative del Comando Provinciale, finalizzate al contrasto dei più radicati schemi di frode fiscale” si legge in una nota delle Fiamme gialle.

E così gli investigatori del Gruppo di Piacenza, coordinati dal sostituto procuratore Antonio Colonna, dopo un anno di indagini lunghe e certosine sono entrati in azione. Agli arresti domiciliari sono finiti Emanuele Monci, legale rappresentante dell’impresa Santa Chiara, e Matteo Fava legale rappresentante di altre società che svolgevano i lavori. Monci è difeso dagli avvocati Alfonso D’Antuono e Francesca Cilli, mentre Fava è assistito da Cristina Bagnalasta e Paolo Veneziani. Nei prossimi giorni si svolgerà, da parte del Giudice per le indagini preliminari, l’interrogatorio di garanzia.

Sono stati 107 i cantieri, in città e provincia, messi sotto osservazione dalla Finanza che avrebbe trovato irregolarità in una ventina di essi. Le Fiamme gialle hanno individuato la società edile piacentina “che nel corso di due periodi d’imposta aveva aumentato esponenzialmente il proprio volume d’affari grazie all’effettuazione di un consistente numero di lavori ammessi alle agevolazioni fiscali del “bonus facciate”, “ecobonus” e “bonus ristrutturazione”, nonostante quest’ultima fosse sostanzialmente priva di un’adeguata struttura aziendale che giustificasse la realizzazione di un tale volume degli affari”.

Il sistema, secondo la procura, era quello di sovrafatturazione e lavori non eseguiti, per poter ottenere i crediti derivanti dal superbonus.

La figura del commercialista – in particolare dopo che il governo aveva sospeso i crediti del superbonus al 110% a causa delle ingenti cifre riscontrate dall’Ufficio parlamentare di bilancio che al 1° marzo 2024 ammontavano a 170 miliardi di euro – era quella di un professionista che avrebbe scontato personalmente i crediti, invece di rivolgersi in banca o alle Poste che, in seguito, non monetizzavano più i crediti verso lo Stato. In totale, al professionista vengono contestati 5,9 milioni di euro. Soldi ottenuti, però, secondo le accuse, con un’intermediazione di tipo finanziario a cui lui non sarebbe stato autorizzato. La ditta piacentina gli avrebbe ceduto 1,2 milioni, ma la percentuale richiesta dal professionista sarebbe stata più alta. Il denaro ricavato dai crediti sarebbe stato investito in auto di grossa cilindrata, orologi di lusso, quadri e immobili.

L’azione «è orientata a contrastare le frodi fiscali in tutte le loro declinazioni, con particolare riferimento ai circuiti fraudolenti volti alle indebite compensazioni e agli altri illeciti connessi alla circolazione di crediti d’imposta fittizi favorendo la necessaria mission di legalità sul territorio, per una più equa ripartizione del prelievo impositivo tra i cittadini» ha concluso la Finanza.

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www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2025-01-09 19:13:13 da


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