L’Fbi ha preso la guida delle indagini sull’attentato compiuto nella notte di capodanno in nome dell’Isis da un dipendente di Deloitte ed ex militare statunitense nella strada più affollata del Quartiere Francese di New Orleans.
Shamsud-Din Jabbar, 42enne nato in Texas, cittadino americano, un turno di servizio in Afghanistan, si è lanciato a tutta velocità alla guida di un pick-up contro la folla che festeggiava la fine dell’anno, poi è sceso dal mezzo e ha cominciato a sparare, prima di essere ucciso dalla polizia. A terra sono rimaste 15 persone e una trentina sono i feriti.
Intorno alle 3,15 (quando in Italia erano le 9,15) si è lanciato in mezzo alla folla nel «Vieux Carrè» cercando di «schiacciare quanta più gente poteva» ha detto il capo della polizia di New Orleans, Anne Kirkpatrick. «Era ferocemente determinato a provocare una carneficina», ha detto Kirkpatrick che ha definito l’uomo un «terrorista».
Dopo aver investito, ucciso e ferito decine di passanti, l’uomo è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia. Due agenti di polizia sono rimasti feriti.
Shamsud-Din Jabbar ha prestato servizio nell’esercito dal 2007 al 2015, inclusa una presenza in Afghanistan dal 2009 al 2010, finendo con il grado di sergente maggiore, ruiferisce il pentagono.
Suo fratello Abdur Jabbar lo descrive come «un tesoro» e ha raccontato al New York Times che si era convertito all’Islam in giovane età, arrivando poi a «una forma di radicalizzazione». Un amico d’infanzia che lo aveva rincontrato nel 2017 ha detto al giornale che il suo approccio alla fede era diventato «molto intenso». L’FBI ha rivelato che «una bandiera dell’Isis è stata trovata nel pick-up» usato per la strage insieme a due ordigni esplosivi artigianali, poi disinnescati.
Parlando di «attacco spregevole», il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è rivolto al Paese nelle prime ore della sera. Ha sottolineato che il sospettato aveva «pubblicato video sui social network in cui diceva di ispirarsi all’Isis» e di avere «il desiderio di uccidere».
L’attentato è avvenuto in un quartiere che non dorme mai tutto l’anno, soprattutto a Capodanno, tra Canal e Bourbon Street. Famoso per i suoi ristoranti, bar e jazz club, questo quartiere, che assomiglia a una piccola cittadina coloniale francese, ospita anche cabaret e locali frequentati dalla comunità LGBT+.
Gli investigatori stanno lavorando «per accertare eventuali associazioni e affiliazioni dell’individuo con organizzazioni terroristiche» e sono alla ricerca di complici. Sono in corso perquisizioni e raid a New Orleans e in altri stati, ma l’Fbi «non crede che Jabbar sia l’unico responsabile» dell’attacco.
Biden ha aggiunto che le autorità stanno indagando su una possibile «connessione» tra l’attacco di New Orleans e l’esplosione di un Cybertruck Tesla fuori da un hotel Trump a Las Vegas che ha causato la morte di una persona e il ferimento di un’altra decina.
In entrambi i casi, i veicoli coinvolti sono stati noleggiati tramite l’app di ride-sharing Turo. Per il capo della polizia di Las Vegas si tratta di una «coincidenza che dobbiamo continuare a esaminare». Un portavoce dell’applicazione, utilizzata da milioni di persone negli Stati Uniti, ha affermato che sta collaborando con le forze dell’ordine: «Non riteniamo che i due clienti avessero un passato criminale, altrimenti sarebbero stati identificati come una minaccia per la sicurezza», ha detto il portavoce del gruppo.
Il presidente eletto Donald Trump, che ha condotto una campagna per denunciare l’immigrazione clandestina, ha fatto un collegamento tra quanto accaduto e i milioni di immigrati clandestini negli Stati Uniti e ha affermato sul suo social Truth che «i criminali che arrivano negli Stati Uniti sono molto peggiori dei criminali che abbiamo nel nostro Paese».
Leggi tutto l’articolo Strage di New Orleans, 15 morti e moltissimi dubbi
gazzettadelsud.it è stato pubblicato il 2025-01-02 08:36:37 da [email protected] (Redazione)
0 Comments