Un Natale diverso, quello da poco conclusosi, per Elena Maci. Residente a Rimini, di professione rappresentante di farmaci, la donna ha deciso di passarlo tra i volontari della Caritas. Dispensando sorrisi a quanti, nella giornata del 25 dicembre, si sono recati nella sede di via Madonna della Scala per un pasto caldo.
“Un’esperienza mai fatta prima, ma che ho voluto provare quest’anno – racconta a Today -. Ho passato la sera della vigilia con mio figlio e il 26 dicembre con la mia famiglia di origine, a Bologna. Il pranzo di Natale, invece, l’ho trascorso in Caritas. E lo rifarei”.
Maci, una curiosità: cosa l’ha spinta a trascorrere il giorno di Natale in Caritas?
“L’ho fatto su suggerimento di un’amica. Cinque anni fa, quando le spiegai che le feste mi procuravano una certa nostalgia, fu proprio lei a consigliarmi di fare qualcosa che fosse legato al volontariato. All’epoca non ero pronta, probabilmente per via di alcune esperienze pregresse. Quest’anno, invece, mi sono sentita di provare”.
Qual è stato il suo ruolo?
“Sono arrivata verso le dieci nella sede di via Madonna della Scala, insieme ad altre persone che, come me, erano alla prima esperienza. Ci siamo messi a disposizione dei volontari più esperti. Abbiamo pulito e preparato i tavoli, affettato il pane, sistemato la frutta. In seguito sono stata assegnata all’accoglienza degli ospiti, ai quali porgevo il vassoio e facevo gli auguri”.
Quali sono state le prime impressioni che ha avuto?
“Ho letto negli occhi degli ospiti una profonda tristezza. Non so se mi sono lasciata condizionare dal fatto che fosse la prima volta. Tuttavia, ho notato che in pochi ti restituivano un sorriso. Mi è venuto spontaneo concentrarmi sullo stato d’animo delle persone che entravano, immedesimarmi nelle storie di dolore che vedevo impresse nei loro volti. Erano quasi tutti uomini di mezza età, di varie nazionalità. Una cosa che mi ha colpito è che parecchi di loro, dopo aver mangiato, andavano via senza parlare con nessuno”.
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A fronte di quello che ha appena riferito, come si è comportata? E che sensazioni si è portata a casa?
“Ho cercato di trasmettere agli ospiti il mio sorriso. Avrei voluto intrattenermi a parlare, ma la fila era davvero lunga e dovevo dar precedenza al servizio. Nonostante la tristezza avvertita, è stata un’esperienza davvero positiva. Ho cercato di fare la mia parte, di condividere con chi arrivava il peso della sofferenza. Se la ripeterei? Certo che sì. Quando tocchi con mano certi contesti non puoi far a meno di sentirti privilegiata. Il Natale in Caritas, per me, è stato un modo per sentirmi utile, pur nel mio piccolo”.
Cosa le hanno detto le persone che la conoscono? È un’esperienza che consiglierebbe?
“Assolutamente sì. Anche a mio figlio, 16enne, è capitato di fare una giornata di volontariato con un suo amico, in passato. All’epoca mi disse che gli era piaciuto il contesto, e che si era sentito utile. Penso che, se lo facessimo tutti, si creerebbero benefici non soltanto per gli ospiti dell’associazione, ma anche per i volontari che dedicano anima e corpo alla Caritas, andando ogni giorno. Le persone attorno a me, quando ho condiviso con loro questa scelta, hanno manifestato gioia e incredulità. Qualcuna mi ha anche detto di voler provare. Spero che la mia esperienza possa essere di ispirazione in tal senso”.
www.riminitoday.it è stato pubblicato il 2024-12-29 08:10:00 da
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