Un appalto più che decennale, uno scontro durissimo tra un sindaco e la sua maggioranza, un oligopolio che – a guardare i numeri messi insieme dagli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza – rasenta i confini del monopolio. E alle spalle il business della gestione delle inserzioni pubblicitarie di Roma, per l’esattezza 25.887 cartelloni distribuiti in giro per la città che al Comune valgono appena 8 milioni di euro l’anno, mentre Milano con una superficie di gran lunga inferiore ne incassa tra i 20 e i 30.
Il business, quindi, è riservato alle imprese che gestiscono gli spazi, sulla carta 475 soggetti economici, ma se si scende nel dettaglio del numero degli impianti solo 13 aziende hanno in carico più di 500 impianti e una è titolare di 7.937 spazi.
A tenere il banco delle concessioni (oltre il 30% del totale al 2022) è la società Clear Channel, vecchia conoscenza della politica e delle municipalizzate romane, acquisita nel giugno scorso da JC Decaux, il colosso internazionale della pubblicità che opera da anni in Italia con la IGP Decaux guidata dall’ad Fabrizio Du Chène de Vère.
Il corto circuito nasce da lontano: una prima banca dati delle imprese affidatarie degli spazi pubblicitari di Roma Capitale viene istituita nel 1997, mentre nel 2004 si conclude un riordino delle concessioni. Quando Ignazio Marino è eletto sindaco di Roma la riforma di questo sistema è uno dei suoi obiettivi. «Trovai fin dall’inizio resistenze fortissime da parte di tutto il consiglio comunale – conferma oggi Marino – a cominciare dalla mia maggioranza».
Diversi anni dopo, nel 2021, è proprio l’ex-sindaco di Roma a riferire la vicenda al pm Rosalia Affinito che raccoglie l’esposto e apre un fascicolo affidando le attività di indagine alla Guardia di Finanza. Interrogato dal pubblico ministero l’ex-primo cittadino racconta di essere riuscito nel luglio 2014, solo dopo molte resistenze, a convincere il consiglio comunale ad approvare una delibera che avrebbe previsto la messa a gara delle concessioni dalla fine del 2015. Tuttavia la caduta della giunta Marino nell’ottobre di quell’anno fa saltare anche la promessa di gara, e così alla fine del 2015 viene votata una proroga. La stessa in vigore ancora oggi e fondata sulla motivazione iniziale che il riordino del 2014 avrebbe previsto una durata decennale degli appalti. Interrogato dagli uomini della Finanza nel novembre del 2021, il funzionario dell’ufficio tecnico del Campidoglio, Fabrizio Di Santo, ha confermato la durata “decennale” delle concessioni e che al 2021 non era stata ancora indetta alcuna nuova gara.
Il 2024, termine previsto per la conclusione del decennio d’oro della pubblicità, è ormai vicino e gli uffici dell’assessore alle Attività Produttive Monica Lucarelli assicurano di essere al lavoro per preparare un bando con cui finalmente riuscire a mettere a gara le concessioni. Intanto la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione di quel procedimento non ravvisando responsabilità dirette né eventuali reati, ma le indagini condotte dalla Guardia di Finanza tracciano comunque un quadro inquietante sulle modalità di gestione delle concessioni pubblicitarie.
Così è stato accantonato il bando che avrebbe cambiato le regole
Nel complesso e cristallizzato mondo della gestione degli spazi pubblicitari di Roma capitale qualcosa sembra muoversi nel 2021. Dopo il tentativo di riformare il sistema portato avanti dall’ex-sindaco Ignazio Marino e fallito dopo l’addio del “marziano” al Campidoglio, è la giunta Raggi a tentare di mettere ordine nella galassia degli affidatari.
Nei primi mesi del 2021 l’amministrazione 5Stelle conduce una mappatura delle postazioni, alcune delle quali vengono eliminate perché considerate abusive. «Nello stesso periodo – ricostruisce un membro della giunta – abbiamo lavorato per rimettere a gara le concessioni, trovando però un ostruzionismo fortissimo all’interno degli uffici amministrativi degli assessorati di riferimento».
Quell’ostruzionismo non impedisce alla sindaca Raggi di lanciare un bando per l’assegnazione di nuovi spazi pubblicitari, puntando a regolare quantomeno la nuova cartellonistica. In realtà lo stesso bando viene citato anche nelle carte dell’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Roma sulla concentrazione in poche mani dei contratti di gestione degli spazi pubblicitari. «Per gli impianti su suolo pubblico – si legge sull’informativa della Finanza – a partire dall’anno 2021 è stata pubblicata la prima gara di assegnazione consultabile sul sito del dipartimento».
Tuttavia il bando non si occupa dei vecchi spazi, che rimangono affidati ai soliti noti, ma – appunto – regolamenta l’affidamento di nuovi spazi. E anche qui accade qualcosa di insolito.
Il 22 luglio del 2021 il dirigente preposto firma la determinazione con cui approva l’avviso pubblico per l’assegnazione di spazi su cui installare i nuovi mezzi pubblicitari. «Il presente atto – si legge nella determinazione – è finalizzato all’acquisizione di proposte provenienti da altri soggetti e riferite alle medesime aree dove installare impianti pubblicitari».
Il bando viene pubblicato nel mese di agosto, quando la maggioranza dei romani si gode il mare del litorale. Le offerte arrivano alla spicciolata, ma il tempo passa senza che l’appalto venga assegnato e ancora oggi non c’è un vincitore per quella gara. Questo perché il titolare dell’impresa aggiudicataria è risultato essere titolare anche di un’altra delle imprese che hanno presentato offerta al bando. Risultato: la gara viene annullata per manifesta violazione del codice degli appalti e deve ancora essere riassegnata. Oggi in Campidoglio assicurano che la nuova gara sarà presto indetta, ma intanto gli anni passano, e le lancette del tempo restano ferme a un decennio.
roma.repubblica.it è stato pubblicato il 2023-11-19 12:53:01 da [email protected] (Redazione Repubblica.it)
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