Sono passate circa 24 ore da quando il viceministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Edoardo Rixi ha comunicato alla stampa, arrivata anche dalla Liguria per quello che poteva essere un vero regalo di Natale per la Valle Vermenagna e tutto il Cuneese, che il tunnel di Tenda non aprirà.
Non apre perché la modalità cantiere non convince i francesi, nonostante un anno fa fossero stati loro a chiedere questo tipo di l’apertura. Rixi ha parlato del prossimo mese di marzo come orizzonte di fine lavori. Ma, ha aggiunto, i francesi si prenderanno 75 giorni di tempo, a cantiere terminato, per i collaudi. Il che potrebbe tradursi in un’apertura a giugno. Ricordiamo, perché lo ha detto più volte lo stesso viceministro, che la seconda galleria del Frejus attende i collaudi francesi da oltre un anno. E’ pronta, ma non utilizzabile.
Il che non lascia ben sperare e, soprattutto, la dice lunga su quanto ai francesi interessino i valichi alpini. Che, giova ricordarlo, servono all’Italia, non alla Francia. Siamo noi che dobbiamo bucare le Alpi per collegarci all’Europa. I francesi, dopo Alex, al Tenda non avrebbero fatto più niente.
E la seconda canna non la realizzeranno mai, nonostante le parole di Rixi. Il viceministro, visibilmente alterato dall’atteggiamento francese, ha infatti detto che, trattandosi di un collegamento internazionale tra due Paesi, la logica imporrebbe la realizzazione di una canna a testa. L’Italia sta completando la prima, che la Francia faccia la seconda, cioè riammodernare il tunnel storico, inutilizzato proprio dall’alluvione dell’ottobre 2020. “Io sono contrarissimo che l’Italia faccia la seconda canna. Sul Bianco abbiamo una canna sola e non ci fanno fare la seconda. Se loro non si fidano di noi… . Siccome qualcuno pensa che lucriamo sui lavori, noi siamo per lasciare la seconda canna ai francesi”.
Ma restiamo sulla prima canna che, prima o poi, aprirà. Grazie a Rixi, i giornalisti ieri hanno finalmente avuto il permesso di percorrere il tunnel ed è quindi stato possibile rendersi conto dello stato dei lavori. Nell’ultimo anno sono avanzati in modo deciso. La percorribilità dei primi due chilometri e mezzo, su un totale di 3,2, è decisamente buona e gli impianti sono perlopiù installati. Parliamo di antincendio, ventilazione, vie di fuga, aree per chiamare i soccorsi. Così come è presente buona parte della cartellonistica. In alcuni tratti c’è anche il cartello della velocità di percorrenza: 70 km/h.
Decisamente meno avanzati. invece, i lavori dalla parte francese, sia internamente che sul piazzale esterno. Dieci giorni non sarebbero stati sufficienti a renderlo transitabile, probabilmente. Nonostante lì dentro si lavori h 24 e di operai ce ne siano a decine. Gli impianti non ci sono. E non sono ancora stati prodotti, come si evince dal sito di Anas che aggiorna i lavori (produzione all’88%, installazione al 61).
Impianti significa sicurezza. E la Francia vuole che siano totalmente installati prima di procedere con collaudi e apertura. Niente modalità cantiere, dunque. Anche se Anas era pronta a dare il via libera e, soprattutto, ad assumersene la totale responsabilità. I francesi, a differenza degli italiani, non hanno ben chiara cosa sia la modalità cantiere. Cosa significhi, lo ha spiegato l’amministratore delegato dell’Anas, Aldo Isi.
ALDO ISI, AD ANAS [VIDEO]
Questa è la modalità cantiere, che Anas adotta per aprire in modo anticipato le infrastrutture. Lo fa quando può decidere in modo autonomo, senza doversi confrontare con altri Paesi, dove evidentemente questo non succede. Come ha spiegato ieri il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio “nella normativa francese l’apertura cantiere non è così ben disciplinata”.
Per noi è la prassi. Basti pensare alla Torino-Savona, alla tangenziale di Fossano, all’Asti-Cuneo. O, per restare nel Nord Ovest, all’Autostrada dei Fiori. Qui si vive in un cantiere perenne. Qui è normale. Oltre le Alpi, no. Le opere si iniziano e si finiscono. In tempi certi e con tutte le garanzie di sicurezza. Ecco perché, nemmeno questa volta, il tunnel di Tenda verrà aperto. Perché a decidere non siamo solo noi. E, dall’altra parte, nemmeno ci stimano troppo.
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