GROSSETO. Il dibattito sul diritto all’aborto è uno dei temi più discussi da almeno 60 anni. I movimenti contro l’aborto spopolano e le scuole non insegnano ancora educazione sessuale, una materia che porterebbe gli adolescenti a comprendere come proteggersi da gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili, come la clamidia e la sifilide. E anche il funzionamento di anticoncezionali “d’emergenza” come la pillola del giorno dopo.
I dati del 2022, pubblicati dal ministero della salute, relativi al numero di interruzioni volontarie di gravidanze, mostrano che stanno aumentando gli aborti e che stanno diminuendo i tempi d’attesa per l’intervento. Nel merito entra Giacomo Termine, sindaco di Monterotondo Marittimo e segretario provinciale del Partito democratico di Grosseto.
«La legge 194 rappresenta un pilastro fondamentale nella tutela dei diritti delle donne e nella garanzia di un sistema sanitario pubblico che assicuri l’accesso a procedure sicure e dignitose per l’interruzione volontaria di gravidanza – scrive il segretario – Gli aborti aumentano, ma se si guarda però agli ultimi vent’anni il numero è decrescente e l’Italia, all’interno dell’Unione europea, è tra i paesi con i numeri più bassi. Nella realtà dei fatti è indubbio che esistano ancora grandi ostacoli all’applicazione della legge, con disparità enormi da regione a regione».
Il personale sanitario ha il diritto di scegliere di non partecipare all’intervento per l’interruzione volontaria di gravidanza. E se le donne non riescono a trovare un medico non obiettore sono costrette a spostarsi per accedere all’operazione, spesso anche fuori dalla loro regione d’appartenenza.
«Il maggiore ostacolo è rappresentato dal ricorso all’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario, previsto dalla stessa legge 194 – scrive Termine – Se nella nostra provincia in linea con il resto della Toscana, gli obiettori di coscienza sono poco più della metà dei ginecologi, al sud superano l’80% e le donne devono peregrinare tra i consultori spostandosi anche fuori regione».
«In Italia il Governo Meloni, pur dichiarando di difendere la legge 194, sta creando un clima contro l’interruzione di gravidanza – continua – agevolando l’attività dei gruppi anti scelta nei consultori familiari e mettendo sullo stesso piano la libertà delle donne di abortire e quella dei medici di fare obiezione di coscienza».
L’aborto sotto scacco anche nel resto del mondo
Nel resto del mondo questo diritto è attaccato in continuazione, anche nei Paesi “civilizzati”. Come è successo nel 2022 negli Stati Uniti: in Texas non è più possibile abortire dopo la sesta settimana di gravidanza. Tranne nel caso di pericolo di vita per la madre e di una malformazione grave del feto.
«C’è da preoccuparsi poi guardando a quanto sta accadendo nel resto del mondo, dove diversi Paesi mettono sotto attacco l’aborto, non ultimo, gli Stati Uniti. Dove la corte suprema ha annullato due anni fa la sentenza del 1973, che garantiva l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza in tutti gli Stati della confederazione. Oggi ogni Stato può di legiferare in autonomia, anche in senso restrittivo».
«L’aborto resta dunque una conquista, da non dare mai per scontata, sempre a rischio. Ed è un diritto esercitato con grande attenzione e senso etico da parte delle donne. Il Partito democratico non arretrerà di un millimetro nella difesa di questo diritto, sottolineando con forza che il sistema sanitario pubblico deve garantire l’interruzione volontaria di gravidanza, come una pratica accessibile in egual misura in tutte le regioni, partendo dalla corretta informazione su come esercitare il diritto di abortire e sui servizi offerti sul territorio. Per una donna decidere di abortire non è mai una scelta presa a cuor leggero, ci sono sempre a monte problemi gravi, situazioni complicate. Perciò, oltre a salvaguardare il sacrosanto diritto di autodeterminazione, ci vuole anche rispetto per chi decide di fare questa scelta».
www.maremmaoggi.net è stato pubblicato il 2024-12-14 18:54:56 da MaremmaOggi
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