LAMEZIA TERME «Prima dell’operazione “Cerbero”, quindi nell’estate 2019, ci siamo incontrati più volte a San Paolo con i gruppi del PCC, con esponenti delle varie famiglie che chiedevano di lavorare con loro. Ero io che mantenevo i contatti con il PCC». È il narcobroker Vincenzo Pasquino, torinese classe ’90, legato a doppio filo con la ‘ndrangheta calabrese, a parlare alle autorità giudiziarie brasiliane prima dell’estradizione in Italia e l’inizio della collaborazione con la giustizia. Dichiarazioni allegate agli atti dell’inchiesta “Samba” della Distrettuale antimafia di Torino.
«I rapporti tra il mio gruppo e i Nirta di San Luca – ha raccontato ancora Pasquino – iniziarono nel 2017 perché avevano bisogno di una “salita” dai porti del Brasile», perché loro fino a quel…
www.corrieredellacalabria.it è stato pubblicato il 2025-01-02 06:57:39 da Redazione Corriere
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