CATANIA – Le agghiaccianti ricostruzioni dei pentiti sulle torture e sull’orribile uccisione con il metodo della lupara bianca di Nicola Ciaramidaro, decapitato dai suoi assassini, reggono al Riesame. Un collegio di sei giudici ha respinto i ricorsi dei legali dei quattro arrestati per l’omicidio, che sarebbe stato voluto dal clan Santangelo di Adrano.
Un collegio di sei giudici ha respinto i ricorsi presentati dai legali degli indagati per l’omicidio, che sono Gianni Santangelo, Nicolò Rosano, Antonino Bulla, Vincenzo Bulla e Salvatore Crimi. Sono difesi dagli avvocati Maria Lucia D’Anna, Pietro Scravaglieri e Valeria Rizzo.
Le motivazioni
Per le motivazioni del verdetto del Tribunale della Libertà, che sostanzialmente ha confermato l’atto impugnato, emesso dal gip di Catania Stefano Montoneri, si conosceranno solo in seguito. Per il momento i cinque restano in carcere. Non appena il pronunciamento del Riesame sarà depositato, i legali potranno ricorrere in Cassazione.
Intanto l’inchiesta prosegue. Secondo i pentiti, come detto, Ciaramidaro sarebbe stato ucciso su ordine dei vertici del clan Santangelo. Il movente sarebbe una vendetta per il triplice omicidio di Alfio Rosano, Daniele Crimi e Alfio Finocchiaro, avvenuto il 27 luglio del 2006 a Bronte. Ciadamidaro veniva in qualche modo ritenuto coinvolto dal clan.
L’interrogatorio e le torture
Gli assassini lo interrogarono torturandolo e lui avrebbe resistito alle torture. Questo avrebbe fatto imbestialire ulteriormente i suoi carnefici, che avrebbero deciso di eliminarlo decapitandolo, prima di sfregiare ulteriormente il suo cadavere.
Gli elementi dell’accusa sono stati confermati dalle dichiarazioni rese anche da altri collaboratori di giustizia. Secondo gli inquirenti, dopo la sua scarcerazione, nel 2014 Ciadamidaro si era allontanato da Adrano. Poi però sarebbe rientrato in paese.
Il 7 giugno 2015 fu rapito. Stava andando in palestra a bordo del suo scooter. Lo caricarono su un furgone e lo portarono in una campagna isolata. Nessuno, lì, poteva sentire le sue urla.
Il clan Santangelo
Per gli inquirenti, nonostante le varie operazioni abbiano inferto duri colpi al clan Santangelo, portando in prigione numerosi appartenenti, sarebbe stato ancora operativo nella cittadina di Adrano. Tra i vertici ci sarebbero stati Toni Ugo Scarvaglieri, Bulla e Crimi.
L’inchiesta come detto è tuttora in corso, coordinata dalla Dda di Catania. È stata un’ordinanza in cui il gip ha espresso numerose riserve di carattere metodologico sulla richiesta di misura cautelare. Non tutte le richieste infatti sono state accolte. Ma in relazione ai Santangelo per il gip, così come per il Riesame, ci sarebbero esigenze cautelari e “gravi indizi di reità”.
livesicilia.it è stato pubblicato il 2024-12-09 05:01:00 da Josè Trovato
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