Tra le ‘mode’ che periodicamente riemergono sui social c’è quella di recarsi sul…

Tra le ‘mode’ che periodicamente riemergono sui social c’è quella di recarsi sul…


Tra le ‘mode’ che periodicamente riemergono sui social c’è quella di recarsi sulle tombe dei mafiosi per scattare un selfie e postarlo sui social. Uno dei casi segnalati al deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, riguarda i selfie realizzati sulla tomba di Totò Riina, sanguinario boss della mafia.
“Trovo aberrante il solo pensiero di recarsi sulla tomba di un mafioso che ha determinato la morte di tante vittime innocenti, protagonista della stagione delle stragi che ha funestato il nostro Paese, per scattare un selfie e pubblicarlo sui profili social. Non si tratta di semplice ignoranza, bensì di una cultura criminale radicata profondamente negli animi di alcune persone che, molto spesso, sono contigue se non organiche ai clan. Questa cultura deve essere stroncata ad ogni costo se vogliamo veramente mettere fine al passaggio di testimone di padre in figlio delle attività criminali. Per questo chiedo che le tombe dei boss di mafia e camorra siano visitabili solo da parenti. Ho presentato una proposta di legge per punire penalmente, con la detenzione fino a tre anni, chi esalta in pubblico le gesta dei mafiosi, ne glorifica le gesta, denigra le persone che lottano contro la criminalità organizzata, organizza manifestazioni come ad esempio gli ‘inchini’ di fronte alle case dei boss nel corso di processioni religiose e chi realizza murales strizzando l’occhio alla criminalità organizzata. Mi aspetto la totale convergenza dei partiti, dentro e fuori il Parlamento, su questa mia proposta per affermare una nuova cultura che abbia cura della memoria delle vittime innocenti delle mafie e della criminalità che quasi mai nessuno ricorda. In Italia il rapporto tra ‘celebrazioni’ in memoria di criminali e manifestazioni per i morti è di uno a dieci. Inaccettabile. Se vogliamo sconfiggere le mafie dobbiamo iniziare dallo scardinare connivenze e cortine fumogene che coinvolgono anche la società civile sottraendo linfa vitale alla rigenerazione dei clan”. Queste le parole di Borrelli.

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