Tutti i Santi giorni, 14 novembre: si ricorda San Serapio

Tutti i Santi giorni, 14 novembre: si ricorda San Serapio


La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 14 novembre: San Serapio.

Il 14 novembre ricorre la memoria di San Serapio. San Serapio nacque a Londra intorno al 1179 da una nobile famiglia: il padre è capitano della corte di Enrico II di Inghilterra. Partecipò sia alla terza crociata, con l’imperatore Federico Barbarossa e il re Riccardo Cuor di Leone, sia alla quarta al fianco di Leopoldo X duca d’Austria. Recandosi in Spagna per combattere contro i mori, conobbe San Pietro Nolasco e nel 1222 entrò nell’Ordine di Santa Maria della Mercede, diventando cavaliere laico mercedario. Il inventore lo nominò maestro dei novizi: dalla sua scuola uscì San Raimondo Nonnato.
San Serapio, secondo i dettami dell’Ordine Mercedario, si dedicò all’opera di liberazione degli schiavi cristiani catturati dai saraceni e per questo compì numerosi viaggi in Algeria. La tradizione narra che in una delle sue missioni, incontrò uno schiavo deciso a rinnegare la fede pur di tornare in libertà. Il Santo, per non fargli compiere l’atto di abiura e renderlo comunque nuovamente libero, si offrì di prenderne il posto. La somma per il suo riscatto, però, non arrivò in tempo e quindi Serapio venne crocifisso a una croce di Sant’Andrea e poi squartato: gli furono rotte tutte le giunture degli arti, estratte le viscere, avvolte ad un argano e, infine, gli fu troncata la testa. Ridotto in pezzi, il 14 novembre 1240, si compì il suo martirio. Il culto da sempre tributatogli, fu confermato il 23 marzo 1625 da papa Urbano VIII; la canonizzazione arrivò solo nel 1743. A causa della modalità del suo supplizio, è invocato contro l’artrosi.

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Dal punto di vista iconografico, è raffigurato legato al patibolo con l’abito dei Mercedari; attorno a lui compaiono i carnefici e gli strumenti impiegati per le torture. In realtà, diverse versioni della sua morte sono sorte nel tempo. Una delle più note narra che avvicinandosi alle coste della Scozia fu catturato dai pirati che lo legarono con mani e piedi a due pali; durante la tortura che seguì, il collo di San Serapio fu parzialmente tagliato, così che la sua testa penzolava dal corpo. Nel XVII secolo questa era la variante più conosciuta e anche l’opera di Zurbarán – riportata nell’immagine di copertina – sembra basarsi su questa tradizione, sebbene lo scapolare del Santo nasconda in gran parte le ferite. Poco dopo la liberazione di Siviglia, Ferdinando III di Castiglia nel 1248 fondò in città un monastero dei Mercedari, rimasto in uso fino al 1602 quando fu sostituito da un nuovo convento. Il 29 agosto 1628, Juan de Herrera, capo del monastero, ordinò 22 dipinti da Zurbarán per le gallerie di Claustro de Bojes. Prima di compiere quelle opere, realizzò per i monaci il dipinto di San Serapio, conservato nel Sala il profundis, che fungeva da cappella funeraria. Il Santo è presentato a grandezza quasi naturale, dalle ginocchia in giù; un cartiglio sulla destra, con scritto B[eatus] Serapius, conferma l’identità della persona ritratta. Le braccia del martire pendono su due funi, mentre la testa poggia sulla spalla con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta. Le vesti bianche immacolate, su cui è appuntata una spilla d’oro dell’ordine dei Mercedari, occupano il posto più importante nel dipinto: coprono tutti i segni di violenza o sofferenza che sono vistosamente assenti, nonostante la sua fine atroce.


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