ANCONA – L’impianto crematorio di Tavernelle si farà. A deciderlo è stato il consiglio comunale che nella seduta odierna ha deliberato a favore dell’Approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica. L’opera ha visto il ‘sì’ dell’intero consiglio comunale a eccezione di Francesco Rubini. Il capogruppo di Altra Idea di Città infatti, pur concordando con l’indispensabilità della struttura in sé per un capoluogo di regione come Ancona, è contrario alla sua realizzazione in un centro altamente abitato come quello di Tavernelle, ritenendolo fonte di inquinamento ambientale. Una tesi sostenuta anche da tante associazioni ambientaliste nel corso degli ultimi tempi. Ed è stato proprio questo il tema portante dell’intera discussione, con membri dell’assise di maggioranza come di opposizione a chiedere garanzie su garanzie, affinché il sistema che verrà costruito non vada a nuocere alla salute dei cittadini. Alla fine il consiglio ha risolto il problema approvando un ordine del giorno proposto da Diego Urbisaglia di Ancona Futura e condiviso poi in maniera bipartizan da tutti i colleghi dell’assemblea. Questo prevede l’installazione di una centralina, o di un altro strumento idoneo al monitoraggio della qualità dell’aria a Tavernelle, posto sotto il controllo di uno degli organi preposti a questa funzione. L’impianto costerà 2,5 milioni di euro e la sua costruzione verrà appaltata in gara pubblica. Nelle intenzioni dell’amministrazione , l’opera tornerà utile a soddisfare la sempre più alta richiesta di essere cremati che, dalle nostre parti, è arrivata al 43%. Sotto il profilo economico invece, l’impianto crematorio permetterà di spostare le risorse fin qui destinate al continuo acquisto di terreni per la costruzione di nuovi colombari verso le manutenzioni ordinarie e straordinarie dei cimiteri cittadini e, più in generale, per efficientare tutti i servizi cimiteriali offerti.
«Grazie alle attività degli uffici – ha così esordito l’assessore ai Lavori pubblici Stefano Tombolini nella sua relazione – e agli enti che hanno partecipato alle conferenze dei servizi. Questo è un traguardo significativo per questa amministrazione perché fa parte di un processo di efficientamento dei servizi cimiteriali che era tra gli obiettivi di questa amministrazione sin dal giorno uno». Il progetto dell’impianto di cremazione prevede infatti «di poter servire in maniera più efficiente la cittadinanza di Ancona, la provincia e oltre, data la posizione interessante e il bacino piuttosto ampio». Il progetto poi «si è definito attraverso il coinvolgimento degli uffici come dicevo, ma anche di Ast, Arpam e Provincia di Ancona. Tutti soggetti che sono attenti alla salvaguardia ambientale e a tutti gli aspetti sulle sue ricadute». Poi l’assessore ha tenuto a ripetere che l’opera «non è solo un’attenzione nel dare un servizio più efficiente e in linea con le esigenze sociali, ma va anche visto come un autentico efficientamento dei servizi cimiteriali. Questo impianto ci permetterà di applicare una nuova strategia» che sarebbe quella di «ridurre il consumo delle aree destinate alla costruzione dei colombari di ogni cimitero e dare un servizio più economico alle famiglie dei nostri territori, visto che al momento la percentuale di cremazione è del 43% ed è ben superiore alle medie nazionali». Inoltre «Avremo un cambio di passo rispetto a quello che oggi è stato un punto critico per le risorse e i modelli di gestione cimiteriali. Andando ad inseguire la mortalità per adeguare i cimiteri infatti, ci ha portato a trascurare aspetti manutentivi che questa amministrazione sta mettendo al centro e lo farà sempre di più. Le tariffe sono di assoluto interesse per i cittadini e sicuramente riteniamo di fare un bene alla cittadinanza intesa in ambito allargato. Facciamo tutto in sicurezza nel rispetto di quelli che sono i limiti normativi».
Quest’ultimo punto merita un capitolo a parte e infatti Tombolini passa a spiegare come l’impianto sia perfettamente a norma e le percentuali di inquinamento ridotte al minimo, al punto da poter essere considerate trascurabili: «Oggi, mi preme dirlo, siamo in una situazione in cui gli impianti di cremazione delle salme hanno raggiunto un’efficienza tecnologica che fan sì che l’impatto ambientale sia ridotto, controllato e controllabile, rispetto a quelli originali di un tempo fa. Vi sono infatti sistemi che controllano di continuo e che monitorano l’emissione degli agenti eventualmente prodotti durante la combustione. E ciò ci garantisce di offrire un servizio al territorio nel pieno rispetto della salute delle persone e degli animali». Però l’assessore non manca di far notare come secondo lui è tempo di «fare un salto culturale in avanti. Molti vedono l’impianto di cremazione come una sorta di inceneritore. Ecco l’impatto è assolutamente diverso dato che trattano in una giornata poche centinaia di chili di materiale». E poi «Abbiamo ottenuto un’Aua (Autorizzazione unica ambientale, ndr) dalla Provincia di Ancona che ci mette nelle condizioni, anche a livello di prescrizioni che inseriremo nel disciplinare di affidamento, di garantire la cittadinanza rispetto alla salute». Insomma, l’impianto crematorio per l’assessore «Non è un’industria insalubre. Garantisco che le distanze dell’impianto sono in ogni caso superiori ai 350 metri di misura minima dalle abitazioni».
Il capogruppo del Partito Democratico Susanna Dini è stata la prima a prendere parola tra i consiglieri: «Si parla di cremazione dal 2006, quando era sindaco Fabio Sturani. Dopo tante evoluzioni oggi si arriva all’approvazione. Come Pd voteremo a favore».
Riccardo Strano di Fratelli D’Italia: «Mi sento di interpretare alcune preoccupazioni da parte di cittadini che hanno manifestato dei dubbi. Dubbi legittimi, ma chiariti dall’assessore. Chiedo però se vi saranno delle regole di monitoraggio per dare ancora più rassicurazioni ai cittadini stessi».
Voce fuori dal coro, come già anticipato, Rubini di Aic: «Ritengo che le associazioni ambientaliste vadano ascoltate. Non è minimamente in discussione avere un impianto all’interno del capoluogo viste le difficoltà che riscontra chi fa la scelta di farsi cremare. Ciò che è in discussione è se questo impianto doveva e poteva essere realizzato a Tavernelle o, se forse, anche alla luce di alcuni avvenimenti recenti, non fosse più opportuno individuare altre soluzioni». Il vicepresidente del consiglio comunale porta a sostegno della sua tesi «una sentenza importante del consiglio di Stato di 2 anni fa, dove si prende atto che questi impianti emettono nell’aria sostanze oggettivamente inquinanti. Insomma, sono assoggettati alle industrie insalubri e dunque dovrebbero essere allocati fuori dai centri abitati, cosa che non è il cimitero di Tavernelle. Quindi un problema c’è». Oltretutto «mi rifaccio sempre al Pia che è stato anche utilizzato da questa maggioranza come bussola, in termini di scelte ambientali. Ebbene il Pia ci ha detto che questa è una città che soffre pesantemente in termini di qualità dell’aria per via del porto e del traffico su gomma. Fattori che determinano un incremento della mortalità cittadina. Quindi mi chiedo, alla luce di tutto ciò, era proprio necessario realizzare un simile impianto? La politica cittadina se ne assuma la piena responsabilità. Il mio voto sarà contrario».
Tombolini però interviene subito per tranquillizzare: «Sono stati fatti esami specifici sull’equilibrio ambientale del sistema per simili impianti. Relativamente alle Pm10, cito uno studio de Il Sole 24 Ore che evidenzia come, il contributo degli inceneritori, è pari a solo il 3 per mille».
Per il capogruppo di Fdi Jacopo Toccaceli: «È opportuno avere dubbi su un qualcosa che coinvolge tutta la cittadinanza, però ad un certo punto bisogna anche decidere. Da quanto emerso mi sento di dire che l’impianto opererà in perfetta sicurezza. Un capoluogo di regione non può avere un simile servizio di cui si parlava già 20 anni fa. Quindi è una cosa utile perché noi ad Ancona abbiamo un numero di cimiteri, compresi i frazionali che è veramente importante. La manutenzione di queste strutture impegna somme davvero importanti. Questa è anche una forma di reperimento risorse che ci permetterà di intervenire a livello manutentivo. E votando tutti assieme l’ordine del giorno per il monitoraggio abbiamo dato un bel messaggio alla città».
Per Carlo Maria Pesaresi, capogruppo di Ancona Diamoci del Noi: «l’impianto serve, ma esistono margini di vuoto regolamentare. In questo caso intervengono le autorità di controllo compreso il sindaco. Ritengo tuttavia che oggi ci siano state date le giuste assicurazioni. Chiedo quindi il massimo rigore e casomai di fermarsi, qualora i valori non fossero compatibili con le normative vigenti».
www.anconatoday.it è stato pubblicato il 2024-11-18 17:58:19 da
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