Uccise la fidanzata Giulia, ergastolo per Impagnatiello

Uccise la fidanzata Giulia, ergastolo per Impagnatiello


Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso a coltellate la fidanzata Giulia Tramontano, di 29 anni, incinta di sette mesi, il 27 maggio 2023 a Senago, in provincia di Milano. Lo ha deciso oggi la Corte di Assise al termine del processo di primo grado per omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. 

Tutti i familiari di Giulia Tramontano si sono abbracciati e hanno pianto dopo la condanna di Alessandro Impagnatiello all’ergastolo, in particolare la madre della 29enne, Loredana Femiano, subito dopo il verdetto è scoppiata in lacrime ed è stata abbracciata dal marito Franco, dalla sorella di Giulia, Chiara, e dal fratello Mario. 
 
Il processo per il femminicidio di Giulia Tramontano davanti alla Corte d’Assise di Milano, presieduta dalla giudice Antonella Bertoja con la giudice a latere Sofia Fioretta, è arrivato a sentenza oggi.

L’ex barman, presente in aula, non ha reso dichiarazioni spontanee. I familiari di Giulia Tramontano, tra cui la mamma Loredana Femiano, il papà Franco, la sorella Chiara e il fratello Mario, arriveranno per la lettura del verdetto.

I funzionari e i cancellieri del Tribunale di Milano hanno portato in aula un sacchetto con scritto “Un pensiero per Giulia e il suo bimbo mainato”. “Si tratta di una pianta di rose bianche – hanno detto – la daremo alla mamma”.

Il processo a Impagnatiello è durato 10 mesi, durante i quali ci sono state 13 udienze. Un durissimo percorso, specie per i parenti, la sorella e i genitori di Giulia, profondamente provati dal rivedere in aula le fasi dell’assassinio e le modalità dell’omicidio. 

Uccise la fidanzata Giulia, ergastolo per Impagnatiello

Giulia Tramontano (Ansa/Facebook)

La sorella di Giulia: oggi giustizia ma la nostra vita è finita 
Giulia era una donna coraggiosa, che ha cercato la verità a costo della morte. La sentenza di oggi per noi non rappresenta niente, perché la nostra vita è finita tempo fa. Ma il verdetto potrebbe essere importante per le nuove generazioni e per l’Italia intera. Un Paese ancora pervaso dal maschilismo, che ha paura delle donne“. Così, in un’intervista di Repubblica, Chiara Tramontano che ha aggiunto: “L’Italia ha paura delle donne. Il motivo? Credo che, laddove ci sia una persona indipendente, forte e determinata, invece che esaltarla ne siamo spaventati. Siamo abituati da sempre a un Paese guidato da uomini in cui soltanto gli uomini hanno l’ultima parola. Il fatto che una donna possa dimostrarsi alla pari di un uomo è una bomba che potrebbe esplodere da un momento all’altro. E poi una mentalità che purtroppo abbiamo, e che hanno soprattutto gli uomini, è questa: se una donna è determinata, diventa una persona alla quale bisogna porre dei limiti“.   

Quando si credeva che Giulia fosse “scomparsa”
Sono 104 le fonti di prova – verbali di persone informate sui fatti, informative dei carabinieri, copie forensi di cellulari e hard disk, consulenze medico-legali, cartelle cliniche, DVD, chat via WhatsApp – raccolte e depositate dai pubblici ministeri in meno di 6 mesi di indagini con il Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano e i carabinieri di Senago. Sono iniziate il giorno dopo quella che, per 72-96 ore, è sembrata la ‘scomparsa’ della 29enne agente immobiliare originaria di Sant’Antimo. 
Impagnatiello si trova in carcere dall’1 giugno 2023 quando è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto, poi convalidato dal gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere. La pm Alessia Menegazzo e l’aggiunto Letizia Mannella hanno chiesto e ottenuto il rito immediato. Il 31enne ha cambiato vari legali ed è difeso dalle avvocate Giulia Geradini e Samanta Barbaglia.

Udienza femminicidio Tramontano

Udienza femminicidio Tramontano (Rai)

L’enorme eco mediatica del delitto
La famiglia Tramontano, parte civile nel processo, è assistita da Giovanni e Daniele Cacciapuoti. Negate invece le possibilità di partecipare al processo per il Comune di Senago, rappresentato dall’ex pm Antonio Ingroia, perché il danno ‘d’immagine’ più ‘che dal delitto in sé’ sarebbe stato provocato ‘dall’esposizione mediatica’ e alle associazioni ‘Penelope’ e ‘Polis’.

Il veleno per topi, le ricerche sul web
A Giulia Tramontano è stato somministrato per mesi, in più occasioni un topicida: il bromadiolone. Per la Procura di Milano è la prova delle premeditazione del delitto da parte di Alessandro Impagnatiello. Nessun “raptus o blackout” ma un “piano curato e iniziato molti mesi prima” con la “somministrazione periodica” alla vittima di topicida, ammoniaca, cloroformio acquistato sotto falso nome dopo aver effettuato ricerche sul web sui “5 veleni mortali”. 

Il veleno viene percepito da Giulia come un sapore “amaro” nelle vivande, di cui parla alla famiglia, che le provoca “emorragie a livello gastrico” associabili ai continui mal di stomaco lamentati dalla giovane incinta in quei mesi. ‘Mia figlia stava male a dicembre, gennaio, febbraio – racconta la mamma -. 

Impagnatiello ed i tentativi di sviare i parenti
In una conversazione con Impagnatiello lui mi manda la foto di Giulia che dorme e mi dice che le ha preparato una tazza di tisana, me l’ha fatta vedere’. Il bromadiolone è letale per l’uomo solo in “grandi quantità” come dimostra il caso degli Stati Uniti, in cui nel 2015 su 44mila casi di avvelenamento accidentale si sono registrati 8 decessi. La sostanza è stata sequestrata nello zaino di Impagnatiello. Il barman ha cercato su Google il composto chimico e gli effetti sull’uomo almeno a partire dal dicembre 2022 dopo aver scoperto della gravidanza. 

Processo Impagnatiello

Processo Impagnatiello (rainews)

Prima udienza del processo ad Alessandro Impagnatiello, Milano, 18 Gennaio 2024

Prima udienza del processo ad Alessandro Impagnatiello, Milano, 18 Gennaio 2024 (Ansa)

Dall’analisi dei suoi dispositivi sono emerse le ricerche: “veleno’, ‘cloroformio’ e ‘ammoniaca”, ‘avvelenamento feto’, ‘veleno topi gravidanza’, ‘chi fa l’aborto dopo 3 mesi’, ‘aborto spontaneo dopo 7 mesi è possibile’. 

Per la difesa del 31enne il veleno non è “mai” stato indirizzato a uccidere “la madre” ma ad eliminare il “feto”. La molecola del bromadiolone è stata rilevata nel fegato, nei capelli della vittima, placenta e feto. Prima della morte “sembra di assistere a un aumento della somministrazione” spiega il tossicologo Minoli. Dall’analisi del capello nel tratto 1-3 centimetri “l’inizio dell’assunzione’ è datata ‘almeno 2 mesi prima” ma le quantità trovate non sarebbero mai state potenzialmente mortali. È escluso che sia stato “assorbito per contatto” fisico o o “inalazioni” perché “molto difficile dall’esterno che possa entrare nel capello”.
 

Il movente, il delitto
Il movente razionale del femminicidio di Senago è uno dei misteri irrisolti. La persona che, a processo, è riuscita meglio a descrivere la psiche di Alessandro Impagnatiello è stata l’amante, la collega 23enne italo-britannica che, poche ore prima dell’omicidio, si incontra con Giulia Tramontano e le racconta la verità sul compagno. Secondo “lei Impagnatiello voleva tutto’. 

In effetti in aula, incrociando messaggi e testimonianze dei famigliari di lui e della vittima emerge come Giulia e la collega non fossero le uniche donne che stesse ingannando. Pochi mesi prima dell’aperitivo, quel “bravo’ e ‘normale’ ragazzo – lo ricordano i testimoni in aula – inganna la madre campana della fidanzata, Loredana Femiano, a cui spergiura di volere un figlio “entro un anno”. 

La lusinga davanti a un bicchiere di vino, le falsità
Con sua madre, Sabrina Paulis – che depone fra le lacrime davanti ai giudici popolari – immagina di avere un figlio, chiamarlo Thiago e dopo ‘5 anni andare “tutti a vivere in Spagna”. Voleva anche questo per sé. Il 5 gennaio 2023 convince la fidanzata a non abortire, dopo aver cambiato idea ogni giorno come ‘un’altalena’, mettendo in crisi la ragazza desiderosa di maternità. Contemporaneamente sogna la ‘donna della vita’, la 23enne con cui intrattiene la relazione parallela, che ha messo incinta (abortirà) e alla quale 7 giorni prima di uccidere Giulia giura amore eterno. ‘A settembre mi auguro di essere ufficialmente fidanzato’ (con te, ndr) è la lusinga che le regala davanti a un bicchiere di vino ambrato nel prestigioso locale Ceresio 7 di Milano. Il video è del 20 maggio.

Tutti gli ultimi giorni, istanti, della vita di Giulia
Quella sera è uscito con lei a celebrare il 23esimo compleanno di lei che 10 giorni dopo avrebbe mollato il lavoro all’Armani per volare all’Isola d’Elba per la stagione. Ha detto alla fidanzata di trovarsi fuori regione per una ‘grigliata’ con amici. L’ha lasciata sola mentre i corrieri consegnano nell’abitazione di Senago il mobilio per la stanza del bimbo in arrivo. Tra il 25-26 maggio per i pm vi sono indizi di una “volontà omicidiaria” ore prima di sapere dell’incontro fra le due donne. Lei vuole lasciarlo e lui le risponde: “Ma che madre sei?”. Il 26 maggio alle 8.38 del mattino effettua la ricerca “come disconnettere WhatsApp da dispositivi mobili”

Sono però anche i mesi in cui, di fronte alle lamentele di Giulia per le molte assenza da casa, ha manifestato l’intenzione di ‘stoppare’ per un po’ i turni massacranti notturni da barman, in attesa del bimbo che sarebbe dovuto nascere in estate. 
 

Rincasa presto alla sera e festeggia da buon padre di famiglia il ‘baby reveal’ di Thiago, per scoprire il sesso del nascituro, immortalato dagli smartphone fra abbracci dei parenti e sorrisi. Allo stesso tempo sogna di tornare dietro al banco dell’Armani Cafè di via Montenapoleone perché essere solo padre e compagno per lui è un sacrifico. Coltiva l’aspirazione di diventare ‘manager”. Perché i capi gli fanno i complimenti per come lavora. Ha preparato cocktail e drink persino per artisti internazionali e calciatori di Serie A che lasciano mance importanti con cui arrotondare lo stipendio. E’ un uomo ‘normale’ che “voleva tutto”: la compagna e l’amante, il figlio e la carriera e le mance. 
 

Il triplice movente
Per l’accusa è questo il triplice movente: il bimbo (che non vuole), la carriera e la libertà con l’altra donna. Come triplice è il profilo psichiatrico tracciato dalla perizia e dai pm che parlano di “triade oscura”: “psicopatia”, “narcisismo “ e il “machiavellismo” di chi ha la “capacità di mentire e manipolare”. Per l’avvocato Giovanni Cacciapuoti che assiste la famiglia Tramontano, costituita parte civile, c’è un quarto movente: economico. Scoperto nel suo tradimento con la compagna incinta avrebbe dovuto sborsare denaro per aiutare Giulia – che lo stava lasciando – e il figlio. Con alle spalle già una relazione saltata e un figlio di pochi anni a cui versare un assegno mensile.

“Sono sconvolto, non vivo più”
‘Sono sconvolto e perso. Anche se sono qui non vuol dire che sono vivo. Ho distrutto la vita di Giulia e del figlio che aspettavamo’. Sono le dichiarazioni spontanee di Impagnatiello alla prima udienza del processo interrotte da lacrime e singhiozzi. Franco e Chiara Tramontano, padre e sorella della vittima, abbandonano la Corte d’assise di Milano. Risponderanno fuori dal tribunale: ‘Non hai diritto a pronunciare, invocare o pensare a Giulia e Thiago – tuona la sorella – Dopo averli uccisi barbaramente meriti di svegliarti ogni giorno in galera ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso’. ‘Ogni sera mi addormento sperando di non svegliarmi più al mattino. Sto sentendo cosa significa perdere un figlio’. 

Si dice ‘sconvolto’ e ‘perso’. ‘Inspiegabile’ quanto accaduto dopo le 19.06 di quel sabato sera nella casa dove conviveva con l’agente immobiliare originaria di Sant’Antimo. ‘Non chiedo che queste scuse siano accettate – prosegue – ma che possano essere ascoltate’. 
 

Il “Sincero pentimento” per le sue legali
“Non posso tornare indietro, questa unica fetta del mio passato è così totalmente distanziata come se non fossi stato io ma una persona che aveva il mio nome e il mio corpo”. “Porto avanti meccanicamente la mia esistenza più che la mia vita – ha aggiunto -. Ho un’unica possibilità di redenzione in questa esistenza e cercherò in tutti i modi di restituire i debiti che ho con il mondo”. Sul fronte delle menzogne afferma: “Credo che avrei potuto dire qualsiasi numero (le coltellate, ndr), anche mille, non lo so dire perché ho detto tre. Mi sentivo di scappare da quel mostro che era appena uscito in me”. “Stavo tentando una via di fuga che però non c’era. Gli spostamenti che ho fatto nei giorni successivi, anche del corpo di Giulia, sono disordinati e confusionali, senza una logica’. Dalla scoperta della ‘gravidanza” (dicembre 2022) è “come se nella mia testa pensassi di rallentare la strada, sarei stato a casa e avrei lavorato solo in orario diurno, avrei dovuto rifiutare la mia promozione”. Per lo psichiatra della difesa che lo ha visitato con il veleno per topi somministrato alla fidanzata “mirava a sopprimere il feto che rappresenta nella sua scacchiera una variabile che non sarebbe riuscito a controllare, non per motivi economici ma di stato mentale. Voleva avere tutto sotto controllo’. Ad aprile 2023 la coppia va in vacanza a Ibiza per provare a trovare ‘relax, cene e tramonti’. Il 31enne in aula assicura di non aver ‘sentito’ quella settimana l’amante 23enne e di aver tentato di ‘staccare’ da lei. “In tre giorni troviamo oltre 500 messaggi, foto e video inviati” lo sbugiarda la pm Menegazzo.

dalle stories di Chiara Tramontano

dalle stories di Chiara Tramontano (@claireoncam_)

Alessandro Impagnatiello, barman in un albergo di lusso a Milano, fidanzato di Giulia Tramontano

Alessandro Impagnatiello, barman in un albergo di lusso a Milano, fidanzato di Giulia Tramontano (ansa)

Alessandro Impegnatiello accompagnato dalle forze dell’ordine nell’abitazione in cui conviveva con Giulia Tramontano

Alessandro Impegnatiello accompagnato dalle forze dell’ordine nell’abitazione in cui conviveva con Giulia Tramontano (LaPresse)

Il maschio fragile e le donne pedine di una scacchiera
I consulenti della difesa, Raniero Rossetti e Silvana Branciforti, descrivono Impagnatiello come affetto “da importanti’ disturbi ‘narcisistici, ossessivi, paranoidei” e un “maschio’ che si sente ‘onnipotente con in pugno la quotidianità’ di due donne e che ‘si è trovato improvvisamente a essere un maschio fragile, in balìa delle due, delle loro rivelazioni e infine da loro scoperto nelle sue bugie a raffica e nelle sue manipolazioni’. 

I Ris in casa Tramontano

I Ris in casa Tramontano (tg1)

Nel primo squarcio sulla mente di Impagnatiello – depositato dalla difesa – l’amante viene descritta come ‘una pedina nella mia immaginaria scacchiera’. Giulia Tramontano come ‘nemica’ che ha ‘minato e mandato a pezzi’ la sua ‘quotidianità pompata’ da fantasie di ‘carriera da intraprendere nel mondo dello spettacolo’ grazie a qualche ‘famoso cliente’. Rossetti del Fatebenefratelli-Sacco di Milano ha incontrato il 31enne in cella due volte – il 12 e il 31 ottobre 2023. La collega Branciforti lo ha sottoposto a test psichiatrici. Per loro quell’ex barman dell’Armani Cafè di Montenapoleone, che si auto-racconta come ‘vezzeggiato e quasi coccolato’ da ‘calciatori e personaggi televisivi’ e ‘veline’ a cui dava ‘del tu’, sarebbe ‘assolutamente credibile’ quando dichiara che ‘il mondo mi è crollato addosso’ quel sabato pomeriggio, quando Tramontano ha scoperto della relazione clandestina. E’ in quel momento che avrebbe subìto una ‘tremenda ferita narcisistica’ che lo ha portato ad avere una ‘percezione patologica della figura di Giulia’ alterandone il ‘dato di realtà’. Quando l’ha accoltellata non l’avrebbe vista ‘lucidamente’ come ‘compagna di vita’ e ‘madre del figlio che stava per nascere’ ma come ‘nemica che aveva minato e poi mandata a pezzi la sua quotidianità’, si legge nelle 14 pagine di consulenza. Le tracce del narcisismo patologico secondo i consulenti sarebbero in ogni frase, in ogni pensiero, addirittura in ogni luogo ‘abitato’ di Impagnatiello. La collega e amante era ‘una tirocinante che ero incaricato di seguire’. ‘Si è invaghita di me – dice -. Ho provato a interrompere il rapporto ma non ci sono riuscito’.

La perizia psichiatrica
“Non penso di essere pazzo, ho sperato di esserlo negli scorsi mesi per dare una risposta ma non penso di esserlo. Quando ho saputo in carcere delle 37 coltellate, la cosa che feci immediatamente davanti alla TV è stato mimare il gesto della mani per 37 volte. Ho detto ‘c’è un errore’. È una cifra spaventosa, soffocante”. Così Alessandro Impagnatiello rivolgendosi alla corte. Nonostante l’auto-dichiarazione di normalità, la corte il 27 giugno nomina i periti per la perizia psichiatrica, con l’obiettivo di blindare la decisione. Viene depositata la sera del 15 ottobre a pochi minuti dalla scadenza dei termini. A muovere Impagnatiello sarebbe stata una ‘rabbia fredda’. E’ la definizione clinica del ‘sentimento’ che la sera del 27 maggio 2023 lo porta a uccidere la compagna Giulia Tramontano. Una “dimensione rabbiosa” – dicono in aula i periti della corte d’assise di Milano, gli psichiatri genovesi Pietro Ciliberti e Gabriele Rocca – che sarebbe stata connotata da “freddezza” e mossa “dalla sua sconfitta”. Dietro l’omicidio c’è “smascheramento” della sua relazione parallela e per consulenti psichiatrici c’è la piena capacità di intendere e di volere. Nulla che avrebbe a che fare con una malattia psichiatrica ‘grave”. Non era affetto da disturbo paranoide, che lo avrebbe portato a vivere nel ‘sospetto’ in ogni ‘contesto’ della sua esistenza. A cominciare da quello ‘lavorativo’ e che invece è ‘incompatibile’ con la ‘vita sociale’ che l’ex barman ha raccontato nel corso di 3 colloqui clinici condotti in carcere a San Vittore fra luglio e ottobre. Non soffre di disturbo ossessivo-compulsivo tipico di un carattere ‘inflessibile’ dal ‘punto di vista etico’. Contrariamente alla figura del killer di Senago, per il quale si può parlare di ‘compromissione dell’equilibrio morale’. Non è un soggetto borderline.

il processo a carico di Alessandro Impagnatiello per l'omicidio di Giulia Tramontano, Milano, 11 Novembre 2024

il processo a carico di Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano, Milano, 11 Novembre 2024 (Ansa)

omicidio di Giulia Tramontano, nella foto Alessandro Impagnatiello

omicidio di Giulia Tramontano, nella foto Alessandro Impagnatiello (Tg2)

Gli avvocati Giovanni, Daniele Cacciapuoti, Samantha Barbaglia e Giulia Geradini durante il processo a carico di Alessandro Impagnatiello per l'omicidio di Giulia Tramontano, Milano, 11 Novembre 2024

Gli avvocati Giovanni, Daniele Cacciapuoti, Samantha Barbaglia e Giulia Geradini durante il processo a carico di Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano, Milano, 11 Novembre 2024 (Ansa)

Le pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo all'udienza del processo, Milano 11 Novembre 2024

Le pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo all’udienza del processo, Milano 11 Novembre 2024 (Ansa)

La richiesta di ergastolo, e gli ultimi step processuali
Ergastolo per la Procura di Milano. Omicidio volontario semplice per la difesa di Alessandro Impagnatiello. Il verdetto è atteso per il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Per l’accusa quello di Giulia Tramontano è stato un omicidio premeditato, aggravato da crudeltà, futili motivi e legame affettivo, con l’obiettivo di trasformare la 29enne di Sant’Antimo in “cenere”. Nessuna attenuante per un “viaggio nell’orrore”, dentro la “banalità del male” e nella testa di un narcisista psicopatico. Si associa l’avvocato Cacciapuoti per la famiglia Tramontano che per un uomo che  “non sa cosa sia l’amore” chiede il “massimo delle pena”.Stessi fatti e stessa cronologia di eventi che però fanno ritenere alla difesa di essere di fronte a uomo che non è un lucido “scacchista” e “manipolatore” bensì travolto dal “crollo improvviso” della sua esistenza menzognera. Una slavina innescata dallo “smascheramento” che compiono le due donne rivelandosi la verità. Lo fanno fuori dal suo luogo di lavoro, in un contesto “inaccettabile” per lui che vive il momento in “maniera distruttiva” come un “fallimento” e “qualcosa di irreparabile”. E’ quello che nei processi si chiama “l’elemento soggettivo”. 

Impagnatiello risponde con la “rabbia fredda” di cui hanno parlato gli psichiatri, mettendo in atto una serie di “macroscopici errori”, “azioni maldestre” con “improvvisazione” quasi “implorasse di farsi scoprire”. Le legali negano la premeditazione del delitto sostenendo che se avesse organizzato di “sbarazzarsi” del corpo non avrebbe acquistato il carrellino per spostare il cadavere 72 ore dopo l’omicidio. Così come la benzina per incendiare il cadavere comprata dopo la morte. Si oppongono all’idea che pensasse da mesi alla morte di Tramontano perché le ricerche sul web iniziate a dicembre 2022 (‘avvelenamento feto’, ‘veleno topi gravidanza’, ‘chi fa l’aborto dopo 3 mesi’, ‘aborto spontaneo dopo 7 mesi è possibile’) non “sono mai indirizzate verso la madre” ma verso il “feto”. Negano i futili motivi, chiedendo ai giudici popolari di mettersi dal punto di vista, malato ma esistente, di Impagnatiello in quelle ore. Chiedono che non sia riconosciuta anche l’aggravante della crudeltà perché le 37 coltellate arrivano in un’unica “soluzione”. Per quanto “agghiacciante” sia quello che è successo “dopo” (il fuoco, il depistaggio) non incide sull’omicidio in sé. Chiedono le attenuanti generiche con cui bilanciare l’aggravante del delitto commesso sulla convivente e ricondurre il capo d’imputazione a un omicidio volontario semplice. 
 

Alessandro Impagnatiello, imputato

Alessandro Impagnatiello, imputato (Rainews)

Un’ipotesi, remota, risparmierebbe al 31enne detenuto da un anno e mezzo a San Vittore, un ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi.
 

L’articolo Uccise la fidanzata Giulia, ergastolo per Impagnatiello
www.rainews.it è stato pubblicato il 2024-11-25 12:57:00 da


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