Ue: il Ppe spacca ancora la maggioranza, crisi congelata fino alla prossima settimana

Ue: il Ppe spacca ancora la maggioranza, crisi congelata fino alla prossima settimana




Ue: il Ppe spacca ancora la maggioranza, crisi congelata fino alla prossima settimana

I Popolari votano con le destre sul regolamento in materia di deforestazione. Proseguono i veti incrociati su Fitto e Ribera

di Fabio Fantozzi,

All’orizzonte ancora non si vede soluzione alla crisi politica aperta nella maggioranza ‘Ursula’. Tutto è congelato e rimandato alla prossima settimana, anche se socialisti e liberali si aspettano una mossa da parte dei popolari e di Ursula von der Leyen, che si è trincerata in un misterioso silenzio. Dopo l’annuncio fermo da parte dei socialisti di non voler votare Raffaele Fitto – né il commissario ungherese Oliver Varhelyi – in ogni caso, giovedì mattina sembrava che il Ppe volesse dare un segnale distensivo ritirando sei dei 15 emendamenti al testo di revisione del regolamento sui limiti ai prodotti da deforestazione. Alla fine, restano otto emendamenti, che passano coi voti delle destre, fra cui quello che introduce una nuova categoria di paesi “a rischio zero di deforestazione” che potrebbero esportare nell’Ue senza sottostare ai controlli. Nella bagarre finisce anche la presidente Roberta Metsola accusata di non essere stata imparziale per non aver fatto ripetere il voto, nonostante le segnalazioni di macchine per il voto non funzionanti. Ma al di là del provvedimento che nella proposta della Commissione europea doveva solo prorogare di un anno l’entrata in vigore delle norme e che ora viene stravolto e lasciato a un destino incerto, il dato è soprattutto politico.

Il Ppe vota con Ecr, ‘Patrioti’ e sovranisti

È la prima volta infatti che passano degli emendamenti su un testo legislativo con la cosiddetta “maggioranza Venezuela” formata da Ppe e le destre di Ecr, “Patrioti” e sovranisti. Prima si era trattato di risoluzioni non vincolanti, come quella sul Venezuela appunto, o non legislative. Sia Verdi che socialisti chiedono alla Commissione europea di ritirare la proposta. Per il gruppo S&D “questo voto è l’ennesimo esempio del fatto che il Ppe sta affondando il Green Deal e minando gli sforzi dell’Ue su clima e biodiversità durante un’urgente crisi ambientale”. E sul piano politico il Pd denuncia la decisione del Ppe “di stracciare gli accordi con la maggioranza europeista che ha sostenuto von der Leyen e allearsi con l’estrema destra” e “questa volta a farne le spese è l’ambiente”. Fonti autorevoli dei socialisti, e su questo sia gli italiani che gli spagnoli sembrano tenere la linea, ribadiscono che “al momento la maggioranza Ursula non c’è più e lo si è visto anche oggi”, perché “c’era un accordo di non proporre emendamenti alla proposta della Commissione e il Ppe non l’ha fatto”.

Il nodo Teresa Ribera

Il problema non è Fitto in quanto tale, ma il fatto che si è rotto un patto di collaborazione tra popolari e socialisti e lo si è visto nell’audizione di Teresa Ribera, è il messaggio. Proprio attorno alla candidata spagnola, bersagliata dai popolari spagnoli e blindata dal governo di Madrid e dal gruppo socialista europeo, si gioca la partita. Bisognerà attendere mercoledì 20 che riferisca al Parlamento spagnolo sui fatti dell’alluvione di Valencia. Poi, se non emergeranno responsabilità o notizie di indagine, i popolari potrebbero anche riabbassare la tensione. Proprio il 20 era prevista la conferenza dei presidenti del Parlamento europeo per verbalizzare le valutazioni delle audizioni, ma questa può essere spostata o riconvocata fino a lunedì 25 all’inizio della plenaria a Strasburgo.

Metsola predica calma: “C’è ancora tempo”

“Il Parlamento europeo voterà la prossima Commissione il 27 novembre. C’è ancora tempo. Questa Camera è pienamente impegnata a far entrare in carica la nuova Commissione. Questa è una nostra responsabilità e la prendiamo molto seriamente. Soprattutto se guardiamo a ciò che sta accadendo nel mondo”, afferma la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, intervenuta a rassicurare l’opinione pubblica di fronte alla crisi. Sul fronte dei liberali, c’è una condanna all’impasse che si è venuta a creare, ma anche un richiamo alla responsabilità e a ricomporre la frattura. Per Sandro Gozi, segretario generale del Partito democratico europeo e membro della presidenza di Renew Europe, la maggioranza ‘Ursula’ non c’è più ma si può ricomporre con un gesto di chiarezza da parte della presidente della Commissione e del Ppe. E una via d’uscita ci sarebbe. “Se von der Leyen ha cambiato logica sui vicepresidenti, se pensa che i grandi paesi debbano avere una vicepresidenza, allora lo dica – dichiara a LaPresse -. Dica se vuole dare la vicepresidenza a Fitto perché vuole che l’Italia abbia una vicepresidenza. Sarebbe un’assunzione di responsabilità e certamente non sarò io a dire che l’Italia non deve avere una vicepresidenza“, rimarca, “ma non posso accettare che l’Ecr sia in maggioranza perché non è questo che avevamo concordato”.

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www.lapresse.it è stato pubblicato il 2024-11-15 08:56:27 da Fabio Fantozzi


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