Ugolini: “Zero interesse della destra alla sicurezza dei porti”



“Il candidato della destra risponda a una semplice domanda: nella sua ricetta per il sistema portuale, ha intenzione di andare nella stessa direzione negazionista del suo sodale Toti? Ovvero, zero interesse per la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini le cui case insistono sulle aree portuali? Temiamo di conoscere la risposta: il business as usual prevale sugli interessi della collettività. Che alla destra interessi più fare affari che tutelare la sicurezza è sotto gli occhi di tutti: una questione che ho posto più volte nella scorsa legislatura regionale è stata quella di affrontare la problematica del rischio di incidenti rilevanti nei porti liguri e in particolare in quello spezzino. Nonostante le mie proposte, la giunta Toti non ha mai accolto le mie istanze con motivi risibili tipo evitare nuovi costi burocratici per gli operatori portuali. Affermazione infondata visto che il risparmio è di circa 20.000 euro per sistema portuale (come dimostra la discussione parlamentare che ha portato al recepimento in Italia della Direttiva Seveso III). Una cifra ridicola rispetto ai costi che potrebbero produrre un incidente portuale in area con forte presenza di trasporti pericolosi e di industrie Seveso come il porto spezzino”.

“La ragione della mia insistenza in Aula nasceva e nasce da due motivi di fondo. Il primo è normativo: il rischio incidentale nel porto non è regolamento se non per singole attività (es. bunkeraggio Gnl o per impianti sottoposti alla normativa Seveso come il rigassificatore di Panigaglia). Non esiste una regolamentazione complessiva del rischio incidentale per tutte le attività a rischio che si intrecciano ad esempio nel porto spezzino. Non a caso, uno studio del sistema ARPA e Corpo Nazionale Vigili del Fuoco del 2016 ammette «una “vacatio legis” che potrebbe portare ad una gestione non ottimale di un’eventuale emergenza portuale soprattutto in caso di incidente rilevante proveniente da uno stabilimento Seveso o dalle sostanze pericolose presenti a qualsiasi titolo in ambito portuale tra cui si ricordano anche le condotte attualmente escluse dall’ambito di applicazione della Seveso III». Lo studio individua anche gli indirizzi per la redazione di un Piano di Emergenza Portuale (PEP) valido nel caso o meno di presenza di aziende Seveso e dovrà comprendere gli aspetti derivanti dallo stoccaggio, anche temporaneo, ed il trasporto di merci pericolose in ambito portuale”.

“Il secondo motivo deriva dalla situazione attuale del porto spezzino che non ha mai avuto né un rapporto di sicurezza portuale, né un piano di emergenza esterno che informi i cittadini cosa fare in caso si verifichi un incidente rilevante. Questa lacuna storica già grave in sé si è ampliata negli ultimi anni sia per l’aumento del traffico marittimo (mercantile e passeggeri) che si è andato ad aggiungere a quello militare e del trasbordo del Gnl al rigassificatore di Panigaglia. Ulteriori peggioramenti del rischio incidentale si verificherà appena verranno resi esecutivi i progetti che prevedono il trasbordo di autobotti cariche di Gnl dal rigassificatore al porto (altezza Pagliari Fossamastra) e l’aumento delle gasiere che attraccheranno al rigassificatore per trasformare il porto di Spezia in un hub del gas. Non solo: addirittura GNL Italia ha ripresentato al Ministero dell’Ambiente il progetto di ampliamento della capacità di rigassificazione dell’impianto Panigaglia bocciato nel 2009”.

“Tutto questo in un quadro che vede la Prefettura negare la necessità di allargare il Piano di emergenza esterno del rigassificatore di Panigaglia alle nuove attività ricordate che incideranno sul traffico marittimo complessivo del nostro golfo. Questo in palese contrasto con le nuove linee guida del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri che prevedono l’impegno del Prefetto a predisporre un Piano di Emergenza Esterna di Area, qualora sussistano condizioni di particolare complessità dovute alla presenza non solo di stabilimenti Seveso (come a Panigaglia) o nonché di eventuali ulteriori fattori di rischio quali, ad esempio, infrastrutture comuni, vicinanza degli impianti, prossimità di elementi territoriali vulnerabili, ecc., che rendano opportuna una valutazione integrata delle misure di emergenza da adottare”.

Chi avesse ancora dubbi sulla fondatezza di quanto diciamo, si legga il Rapporto dell’European Maritime Safety Agency: nel quinquennio 2011-2014, il 42% degli incidenti che hanno visto coinvolte navi mercantili, traghetti, petroliere, bulk passeggeri è avvenuto in acque ristrette e portuali. A questa percentuale si aggiunge un 27% di incidenti in acque costiere sotto le 12 miglia, spesso negli spazi dove le navi in attesa di ormeggio danno fonda alle ancore e dove comunque si sviluppa la fase iniziale o quella finale delle manovre che la nave compie per entrare o uscire dal porto. Sempre secondo detto Rapporto, il 67% degli errori sono dovuti a errori umani ponendo quindi un ulteriore elemento di rischio in relazione alla formazione del personale e relativi controlli”.

“Per questo, se verrò eletto, mi impegnerò a promuovere un protocollo per i porti di La Spezia, Genova e Savona che attui gli indirizzi proposti dal sistema nazionale delle Agenzie per la protezione dell’Ambiente e dal Comando Nazionale dei Vigili del Fuoco”.

 

Paolo Ugolini, candidato consigliere regionale Movimento Cinque Stelle


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www.cittadellaspezia.com è stato pubblicato il 2024-10-19 15:08:04 da


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