Un passante ferito per errore a Valenzano durante agguato mafioso: sicario condannato a 10 anni



BARI – Dieci anni di reclusione e 4mila euro di multa per il tentato omicidio mafioso del 9 ottobre 2022 a Valenzano, davanti al circolo del boss Salvatore Buscemi, in cui fu ferito, per errore, un ignaro passante. È la condanna inflitta dal Tribunale di Bari al pregiudicato Nicola d’Amore, ritenuto vicino al clan Capriati. L’agguato, secondo la Dda, sarebbe maturato nell’ambito della faida tra i clan Capriati di Bari e Buscemi di Valenzano.

Era l’ora di pranzo, nel mezzo di una strada molto frequentata e a poca distanza dal municipio, quando d’Amore avrebbe deciso di compiere un agguato nei confronti di alcuni rivali del clan Buscemi. Il boss Salvatore qualche giorno dopo fu arrestato per aver messo lo zampino nelle elezioni amministrative di Valenzano del 2019, in combutta – ritiene la Dda – con l’ex consigliera comunale barese Francesca Ferri e il compagno, l’imprenditore Filippo Dentamaro. Per questa vicenda e per altri reati di mafia e droga il capo clan è stato condannato nelle scorse settimane a 20 anni di reclusione, mentre i coniugi Ferri Dentamaro sono ancora a processo.

Il giorno dell’agguato d’Amore, a bordo di un’auto, si sarebbe fermato davanti al circolo ricreativo del capo clan, «Dal Divino By Maradona» e, incurante della presenza di molti passanti, avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da fuoco, almeno tre. Secondo l’accusa quei bossoli avrebbero dovuto colpire alcuni sodali di Buscemi. E invece due proiettili attraversarono il finestrino di un’auto che stava passando in quel momento con a bordo un 50enne, ferendolo ad un orecchio, mentre un terzo raggiunse il muro del vicino municipio, fortunatamente senza ferire altre persone.

Subito partirono le indagini dei carabinieri della compagnia di Triggiano, coordinate dal pm Antimafia Fabio Buquicchio. L’esito degli accertamenti dei militari, mediante l’ascolto di testimoni e la visione di immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza installati nella zona dell’agguato, consentì in pochi mesi di ricostruire la dinamica, documentando e cristallizzando la responsabilità di d’Amore, arrestato un anno dopo il ferimento.

Al termine del processo di primo grado, l’imputato è stato riconosciuto responsabile dell’agguato. Il giudice ha condiviso la ricostruzione accusatoria sul metodo mafioso ma ha escluso l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, ritenendola non provata al momento dell’agguato, avendo colpito un’altra persona e non essendovi prova certa che l’obiettivo fosse uno dei pregiudicati affiliati al clan Buscemi.


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-30 09:28:13 da


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