Ci siamo ributtati nel pieno Medioevo piacentino perché ci ha incuriosito un documento particolare. Si tratta di una “cartula promissionis”, cioè di un documento legale con delle particolari “promesse” a cui tener fede.
La carta è datata 13 aprile 1197 ed è un atto notarile redatto in città a Piacenza “in camera veteri palatii”, cioè in una camera del palazzo vecchio, da dove si esercitava il potere, prima della costruzione del “Gotico” di piazza Cavalli. Ci fa riflettere su due cose: anche in quel Medioevo, come risaputo, c’erano “gatte da pelare”, però, in casi come in questo, si dava “un colpo al cerchio ed uno alla botte”.
Un gruppo di nobili possidenti della Valtrebbia, e questo lo abbiamo desunto dal cognome di due di questi, cioè “Berno e Segalino da Perducca”, l’area collinare del monte Pietra Perduca, con altri sette uomini, si fanno “fideiussore” per un certo “Nichola Gaidanus”.
Non certo un tipino per bene questo Nicola, che ne aveva combinate di cotte e di crude nel “districtu Placentie”, cioè nel territorio piacentino. Ma ora questi uomini si fanno garanti e si assumono l’obbligo di pagare una fortissima somma, se costui farà ancora danni.
Intanto sono presenti Antonino Fontana che rappresenta il Comune insieme con i consoli “Oberto Vicomite, Alberico Vicedomino, Oberto Scorpiono” ed altri testimoni e con quest’atto formale non si scherza più: “dare nomine pene mille solidos Placentinorum”, cioè è stabilita una penale di mille soldi piacentini, una cifra enorme.
Infatti questo “Nichola Gaidanus de cetero homicidium seu furtum, incendium aut guastum alicui de districtu Placentie fecerit”, è colpevole di omicidi, furti, incendi e guasti (danni) e tutti nell’accezione plurale.
Sarebbe interessante sapere come mai un pluriomicida, ladro, incendiario e demolitore di tante case e beni, l’abbia fatta franca completamente, bastando una fideiussione da parte di alcuni suoi conoscenti, compreso un suo familiare, un certo “Lombardus Gaidano”, per non andare a processo.
La carta notarile è ben leggibile, conservata nel “Registrum Magnum” del Comune di Piacenza, e non lascia tanto spazio alla fantasia: carta canta. Di positivo c’è che, oltre al fatto reale di questi uomini che si impegnano a pagare la gravosa pena pecuniaria, nel caso il famigerato “Nichola” commettesse ancora reati, anche quell’altro Lombardo Gaidano, si impegna formalmente, mettendoci la faccia.
Difatti leggiamo che Lombardo promette “insuper per se in totum pro predictis mille solidis dare et solvere” circa i mille soldi da dare al Comune di Piacenza, oltre al fatto di sottoporre a “iudicio” cioè a giudizio lo stesso Nicola se ancora commetterà “maleficiis”, cioè dei reati con gravi accuse “si de eo lamentatio facta fuerit”.
Come è finita non lo sappiamo, probabile che l’accusato si sia “messo in riga” perché stavolta se fosse finito tra le mani del tribunale, non l’avrebbe scampata, e sappiamo bene come si procedeva: tortura prima e la forca poi.
www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-09-08 06:00:00 da
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