Una Pezza Di Mainstream – Calcutta (COVER)

Una Pezza Di Mainstream – Calcutta (COVER)




Come sempre mille anni per caricare un nuovo video, solo che tra l’indecisione della canzone, le prove e riprove per farne una che alla fine nemmeno scelgo: tantantan un mix delle canzoni di Calcutta.
Le scelte erano due: o riempio il canale di cover di Calcutta, e non mi sembrava il caso, o faccio un mappazzone delle canzoni a cui tengo tipo un sacco e vediamo che ne esce. Ai posteri l’ardua sentenza.
Una volta recentemente mi sono trovata a dover spiegare perchè Calcutta è un tipo che si deve ascoltare, o almeno provarci, nella vita.
Spoiler: missione fallita.
Io non so se sono io o altro, ma le sue canzoni toccano delle corde, dei ricordi, delle robe che proprio poooooom e boh, magari non lo ascolto da un sacco, poi in macchina random mi parte una canzone (preferibilmente di Mainstream, ma anche Eveergreen boia weeee deficienteeeee) ed io entro proprio da un’altra parte con la testa e ciao. Secondo me è un sacco l’espressione di un trancio di questa generazione. Raccoglie in un album un sacco di stati d’animo che valgono per tutte le altalene di una settimana, una giornata o anche solo un’ora (dipende dalla velocità a cui si dondola).
Riguardo a me: silenzio stampa. Diciamo che me la dondolo niente male dpcm. Giorni in cui la mattina non mi voglio alzare dal letto non per fatica o altro, ma proprio perchè mi sento pesante ed inconcludente per cui tanto vale, poi arriva il pomeriggio, il cielo si fa tipo rosa-arancione (stra clichè lo so blablabla) e c’è in sottofondo un mini vento di quelli che nè è così forte da disturbarti nè così lieve da passare inosservato, ma anzi ti dà una mini spinta, e mi sento così piena di vita che esplodooooooo. Poi mattine stra prese bene e serate che proprio mi passassero sopra con un camion ben venga.
Comunque nessuna scusa: non sto facendo nulla. Vorrei avere parole di conforto o speranza da dedicarmi, boh, così, fanc**o a me. Io le redini della mia vita le vedo attaccate ad un cavallo che mi corrono davanti e fanno un giro tondo infinito alzando un mega polverone. Ed io dietro, un po’ per paura, un po’ per amebismo, un po’ per un sacco di cose che nemmeno so (che sono solo scuse DPCM), che mi trascino i piedi nemmeno cercando di riprenderle in mano.
Così parlò Zarathustra. Andate in pace amici.

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