Vi racconto cos’è il bullismo. Come è cambiato e perché è così comp…

Vi racconto cos’è il bullismo. Come è cambiato e perché è così comp…




Vi racconto cos’è il bullismo. Come è cambiato e perché è così comp…

La vicenda di Leonardo, 15enne di Montignano che si è tolto la vita, oltre a suscitare clamore mediatico, ha colpito l’opinione pubblica toccando profondamente l’animo di tante persone di tutte le età. Ed ha alzato nuovamente i fari sulla piaga del bullismo scolastico, rendendo il fenomeno nuovamente tema centrale di diversi dibattiti. Ospitiamo allora volentieri la testimonianza di Alessandro, studente di diciassette anni, che con la sua lucida analisi contribuisce a evidenziare come tali atteggiamenti vessatori e violenti abbiano subito una mutazione, divenendo quasi subdoli nell’insinuarsi nella quotidianità vissuta tra i banchi. E forse anche più pericolosi, specie se non individuati efficacemente e quindi combattuti in modo adeguato.

“Da suo coetaneo esprimo tutto il mio cordoglio e il mio affetto alla famiglia e incito tutte le scuole della provincia anconetana a usare questo infelice episodio come un segnale, una “red flag”, di un qualcosa che pensiamo non esista più, ma vive latente nelle vite di tutti gli adolescenti, il bullismo. Non prendiamoci in giro, il bullismo sembrava esser sparito. Non ne parlava più nessuno, avessi mai visto una circolare, un evento di grande importanza fatto sull’argomento. Ricordo che fino a qualche anno fa era un qualcosa di molto discusso; invece, questa cecità delle istituzioni, da studente, è intollerabile, vista la pericolosità dell’argomento.

Frequentando il quarto anno in un istituto della provincia, posso dare una mia testimonianza al riguardo: il bullismo non è più quello di 2/3 anni fa, è molto più sottile, viscido, è anche aiutato da una scarsa preparazione di tutto il comparto docenti, sia nell’individuare che nel “terminare” queste situazioni. Con questo articolo non voglio assolutamente colpevolizzare gli insegnanti, sarebbero solo un capro espiatorio, ma vorrei indicare come colpevole una classe dirigente, dal gradino più alto della piramide a quello più basso, a cui negli ultimi anni, tutto è importato tranne che il benessere degli studenti e dei professori.

Come già detto in precedenza, mancano circolari, eventi e corsi di formazione sull’argomento (non fatti apposta per mettersi la coscienza a posto). Tali carenze lasciano enormi lacune sui metodi con cui individuare e fermare questi infelici fenomeni, da parte dei docenti, i quali spesso e volentieri, sono impreparati sul piano psicologico e sfiancati dal troppo lavoro, causato soprattutto dallo svolgere innumerevoli pratiche burocratiche, perché visti oramai più come dei capi ufficio che degli educatori. Sperimentabile anche la mancanza di un effettivo supporto psicologico di uno specialista, laureato ed effettivamente preparato nel gestire queste eventualità, che a lungo andare, possono sfociare in casi estremi.

Figura che nelle scuole italiane non è ancora obbligatoria (differentemente in UE) per i quali pochissimi fondi messi a disposizione sono già stati interrotti tempo addietro. A mio avviso gli studenti dovrebbero essere i primi ad attivarsi contro determinati fenomeni, non per una questione di regole o obblighi, ma per semplice morale, ovviamente un atteggiamento del genere nasce se, alla base di esso, vi è un’educazione (NON istruzione) su quello che è il bullismo. Nessuno ha la soluzione in tasca, è un problema grave, che si risolverà se e solo se si ascolteranno le voci dei diretti interessati, studenti e docenti.

Nel caso in cui i morti ne parlino, l’approccio migliore a mio parere sarebbe quello meno diretto possibile, più implicito, anche se molto più lento e molto più impegnativo, basato su lezioni non frontali, ma partecipate e/o invertite, in cui gli studenti vengano coinvolti in un qualcosa in cui sono immischiati, senza però dividere la classe in vittime, carnefici e omertosi, andando così a creare uno scenario freddo e diretto in cui si andrebbe solamente a peggiorare quella che è la situazione della/e vittima/e. Immaginiamoci una classe qualsiasi, spesso e volentieri avrà delle figure “predominanti” e fin qua non vi è alcuna preoccupazione, il problema nasce quando questi individui “dominanti” identificano delle persone all’ apparenza più fragili e le deridono, in modo molto scherzosamente viscido, per mantenere la loro “superiorità”.

In questi casi, la classe NON aiuterà mai il/i soggetto/i vittima di bullismo ad uscire da questa situazione, il perché? Semplice, chi andrebbe contro la figura dominante di un gruppo, rischiando a sua volta di esser estromesso da esso? Probabilmente, nessuno.

Qualcuno, se possibile (e se non chiedo troppo) batta un colpo.

Al momento posso solo unirmi al cordoglio e al dolore della famiglia del mio coetaneo. Rip.”


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www.anconatoday.it è stato pubblicato il 2024-10-20 00:48:49 da


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