‘Il Monarca’, dal 13 settembre in tutte le librerie italiane e nelle edicole della Campania, è un libro-inchiesta che analizza l’involuzione della società meridionale nel corso degli ultimi decenni, prendendo il caso della Campania come paradigma della condizione più generale del Paese. Il volume si focalizza in particolare sulle origini del personaggio De Luca: la cultura come creazione di clientele, la formazione del consenso, l’utilizzo della pandemia come strumento di propaganda, lo scandalo rifiuti.
Lunedì 12 settembre alle 18.00 Luciana Libero e Aurelio Musi, due dei coautori e curatori, presenteranno in anteprima il libro. Insieme a loro interverranno il sociologo Domenico De Masi e il direttore editoriale Marco Lillo.
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I Presidente di Regione sono tutti monarchi,destra e sinistra!
De Masi, un grande uomo. Senza togliere nulla ai colleghi è sempre un piacere ascoltarlo.
Non affitto case ai vaccinati che sono nati oltre la sponda sud del Pó.
È una questione di cervelli corrotti!!!
Invece di bla bla bla bla! Azionare il cervello di chi a causato tutto questo disastro italiano!!
Parole parole è una famosa canzone. E questo si fa da 50 anni!!
Gli ignoranti hanno creduto a De Luca
La Campania era al 1861 la regione piu' avanzata d' Italia. Tra il 1950 /1973 e' stata oggetto di crescita economica Enorme. Dal 1992 e' oggetto di dure politiche austeritarie.
Carissimi Signori e signora
Avete bisogno una mano?
Io mi chiamo Napoleone…
Datemi un punto d'appoggio e vi ribalto questa Italia mafiosa e criminale ( non solo la Campania).
Se commento, mi arrestano.
La sinistra il male assoluto
Non dovevano nascerequesti carrozzoni politici.
Come se non fossero sufficienti u gia esistenti.
Il monarca ha i suoi principi(figli), i duchi, marchesi , conti e naturalmente i vassalli.
Parliamo di sinistra come direzione o come aggettivo? Oggi la sinistra e un partito sinistro che genera solo mostri.. De Luca e e figlio sono.solo due dei tanti .
In Campania, la mia terra, dilaga la corruzione morale, pubblica e privata. Noi campani, ahimè, siamo estremamente corrotti, la nostra classe dirigente ed il nostro tessuto imprenditoriale sono saturi di delinquenti senza etica alcuna. Se De Luca non esercitasse il potere in questo modo e si lasciasse moderare da quel partito democratico, perderebbe il controllo di tutto, di TUTTO, fino al punto che il suo governo diventerebbe un "non governo". Il suo fare monarchico è un male necessario alla sopravvivenza dell'istituzione regionale campana. Un male però, e piango quando penso alla dispersione scolastica in Campania, perché nel nostro quadro non rimane che sperare nell'istruzione come antidoto unico ai nostri innumerevoli veleni.
Ottimo libro utile per tutti
La sola esistenza di maneggioni di tal fatta è una sconfitta per l'intera cittadinanza campana che, però, ha le sue grandi colpe avendo tributato a quel soggetto un favore plebiscitario. Manca la capacità critica e un sano senso del bene comune.
L'intelligenza "concreta"di De Masi
Per me dopo che saranno finiti i suoi giorni, De Luca in Campania riceverà il titolo postumo di "Presidente eterno della Regione Campania", e contestualmente la carica che oggi riveste verrà abolita.
Chiunque guiderà la Campania in futuro sarà soltanto il leader provvisorio della Campania
Il titolo del libro doveva essere il mafio…
Pensa alla terra dei fuochi,tu che di campagne te ne intendi te la prendevi con gli uccelli facevi il cacciatore,adesso non sei bravo a cacciare chi inquina la nostra terra anche questo è un problema meridionale
De Luca è semplicemente un demagogo che è stato capace di trarre il massimo profitto da reali o presunti successi amministrativi costruendo un'intera carriera politica sui miti dell'ordine, della sicurezza e dell'efficienza, argomenti a cui tutto l'elettorato è sensibile, non solo quello campano. Che gli si voglia accollare la responsabilità di tare plurisecolari mi sembra ridicolo. La favola del complesso d'inferiorità è un altro slogan dell quale ama riempirsi la bocca la sinistra da salotto. De Luca ha sfruttato a suo vantaggio l'insofferenza che tutte le realtà di medie dimensioni avvertono verso i grandi agglomerati urbani, specie se problematici. Questi ultimi, com'è ovvio che sia, drenano risorse ed esportano emergenze sociali: terreno fertile per chi trae linfa vitale dal territorialismo. Ma, anche qui, nulla di inedito.