E’ un giallo la questione del
video del colloquio avuto dal magistrato di sorveglianza Marco
Puglia con il detenuto algerino Lamine Hakimi quattro pochi
giorni dopo i pestaggi commessi dai poliziotti penitenziari nei
confronti di oltre 200 reclusi del Reparto Nilo del carcere di
Santa Maria Capua Vetere; detenuto poi morto alcune settimane
dopo nel reparto di isolamento dell’istituto carcerario, a detta
della Procura per responsabilità di alcuni dei 105 imputati –
poliziotti della Penitenziaria, funzionari del Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria e medici dell’Asl di Caserta
– del maxi-processo in corso di svolgimento all’aula bunker
annessa allo stesso carcere casertano.
Il video si pensava dovesse essere nel fascicolo della
Procura di Santa Maria Capua Vetere, e invece non è mai stato
trovato, nonostante le istanze presentate già mesi fa dagli
avvocati Giuseppe Stellato ed Edoardo Razzino, difensori dell’ex
comandante della polizia penitenziaria nel carcere casertano al
momento dei fatti, Gaetano Manganelli, che hanno chiesto alla
Corte di disporre una perizia d’ufficio, lamentando
l’incompletezza del materiale probatorio, visto che sono agli
atti tutti i video dei colloqui svolti da Puglia il 10 aprile, e
mancano solo gli otto minuti di Hakimi.
Anche altri legali, come Carlo De Stavola, hanno chiesto alla
Corte di muoversi sul punto. Ma oggi è giunta una novità
importante, che rende più fitto il giallo, in quanto Puglia ha
inviato una nota, letta in aula da Donatiello, in cui ha
spiegato che il colloquio con Hakimi non è stato registrato in
video. Mancherebbe agli atti dunque una prova ritenuta molto
rilevante dalle difese, perché è proprio la morte di Hakimi che
ha radicato la competenza della Corte d’Assise del tribunale di
Santa Maria Capua Vetere, e coloro che sarebbero responsabili
del decesso, come Manganelli, rispondono di un apposito capo di
imputazione – tortura con l’aggravante della morte della persona
offesa – che può portare a pene molto pesanti (dai 30 anni
all’ergastolo).
Fu proprio il magistrato di sorveglianza del tribunale di
Santa Maria Capua Vetere Marco Puglia a parlare il 10 aprile
2020, quattro giorni dopo le violenze, attraverso l’applicativo
Teams con alcuni detenuti che dopo i fatti erano stati
trasferiti in isolamento al reparto Danubio. Dopo aver
registrato i colloqui, il magistrato li trasmise alla Procura,
come ha egli stesso ammesso in aula al processo quando è stato
sentito il 5 aprile 2023; ed in effetti tutti i video dei
colloqui sono presenti nel fascicolo del pm tranne quello di
Hakimi. Nel corso dell’udienza dell’8 novembre scorso, è stato
proiettato anche un video del colloquio tra Puglia e il detenuto
De Luca, al termine del quale il poliziotto penitenziario
presente nella saletta dove i reclusi si collegavano con la
piattaforma Teams, annunciava l’ingresso in sala di Hakimi, ma
poi le immagini si fermano per riprendere otto minuti dopo con
il detenuto D’Alessio, che sarà sentito dopo il maghrebino.
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www.ansa.it è stato pubblicato il 2024-11-11 19:57:52 da
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