Vitali Kutuzov e le due punte: «Bari, vai avanti così»


BARI – Lasagna-Novakovich e il Bari va. Moreno Longo potrebbe aver individuato i profili giusti per l’attacco biancorosso. E, per giunta, nella formula tattica più consona alla produttività della squadra. Giocare con due attaccanti, un battitore libero dietro (Sibilli o Falletti) e quattro centrocampisti alle spalle sortisce gli stessi effetti positivi visti domenica scorsa a Salerno. Oltre al 2-0 dell’«Arechi», il risultato globale corrisponde ad un impianto di gioco più armonico e risolutivo dei rifornimenti prodotti dagli altri calciatori preposti alla costruzione. Sia dalle corsie esterne – vedi l’assist vincente di Dorval per Novakovich – che nel fraseggio tra le maglie avversarie – come nel vantaggio di Lasagna propiziato da Oliveri – due centri che alzano a tre lo score di entrambi su tredici giornate giocate. Lo statunitense ha già triplicato il monte complessivo di due anni fa a Venezia (1 solo gol in 35 partite) e raggiunto il cinquanta % di quello dell’anno scorso a Lecco (6 in 38 gare). Il bomber mantovano ha superato il recente bottino con il Fatih Karagumruk (2 gol su 28 presenze) e quasi eguagliato quello dei tre anni a Verona (5 sigilli su 73 incontri).

Una linea di tendenza attuale che lascia ben sperare per il prosieguo del cammino del Bari, soprattutto se il tecnico riterrà di aver trovato la quadra tattica del gruppo col fine di massimizzare gli sforzi capitalizzando le doti realizzative degli uomini deputati al compito. Soluzione che nella storia più o meno recente del calcio barese – ai tempi dell’As Bari – portò frutti maturi sino alla storica promozione in A targata Antonio Conte. Tra i protagonisti dell’epoca, l’attaccante bielorusso Vitali Kutuzov. Sparring partner ideale del brasiliano Paulo Vitor Barreto (41 gol in 76 gare). Il «generale» dell’est Europa – dal 2009 al 2012 – accumula in biancorosso sette gol in 51 incontri.

Kutuzov, sino a pochi mesi fa era sulla pista ghiacciata e i gol li evitava difendendo la porta dei Diavoli Rossoneri Sesto San Giovanni. Uno stravolgimento tattico… Dal calcio all’hockey sul ghiaccio. A 44 anni, come è cambiata la sua vita da atleta e professionale?

«Ora vivo in Bielorussia, nel mio Paese. Non gioco più per motivi di salute. Dopo anni di professionismo, gli acciacchi si sentono. Svolgo attività sportiva dilettantistica. Come calciatore e giocatore di hockey mi sono divertito molto. Ho creato la realtà sportexclub, una company che crea social per il calcio bielorusso al servizio delle società e dei tifosi. Una specie di social management, con strumenti che permettono alle società di incassare e ai tifosi di divertirsi. Sono qui per far rinasce il football nella mia terra».

Ma allo stadio non ci va più?

«Seguo le partite di calcio locali e mi dedico al lavoro. Di recente è stato pubblicato il mio libro “Nel flusso delle onde”. Giro per presentarlo, anche invitato dalla Federazione di calcio nazionale. È un testo autobiografico, con tanta psicologia. Si parla tantissimo del Bari. Appena lo traduciamo in italiano, lo presenteremo anche in Puglia».

Scendiamo in B. Il Pisa è capolista con uno score incredibile. Città alla quale è legato come Bari. Penso grazie ad una figura come Giampiero Ventura.

«In Toscana mi sono molto divertito, anche perché Pisa è una città che ama il calcio. A Ventura sono molto legato. Dopo la parentesi nerazzurra, fu lui a volermi a Bari. Persona seria e professionista molto preparato».

A Bari ci è rimasto per quattro stagioni e mezzo. La partita e il gol che ricorderà per sempre?

«Semplice. Il mio libro inizia proprio con il gol a San Siro contro l’Inter nella seconda annata in biancorosso, la prima in serie A. Racconto le emozioni e la gioia di quel momento».

Il tandem con Barreto calzava a pennello per le vostre caratteristiche. Si sente ancora con Vitor?

«In campo eravamo davvero molto affiatati. Con Vitor ci scambiamo solo dei messaggi sui social, ma il rapporto non è fitto anche per via del suo carattere schivo e particolare. Un tipo molto riservato».

In carriera ha spesso giocato in un attacco a due punte. Questa soluzione è più efficace rispetto all’unico terminale?

«Nel classico 4-4-2 riuscivo ad esprimermi al meglio. Era senz’altro il mio modulo preferito. La soluzione dà i suoi effetti se l’allenatore dispone degli interpreti adatti a questo tipo di gioco. Servono due ali veloci e due attaccanti molto affiatati tra loro, pronti a sacrificarsi l’uno per l’altro. Oltre ad una difesa in grado di uscire in maniera rapida ed efficace. Quello che facevamo noi con Conte e Ventura».

Nel Bari attuale, Lasagna buca gli spazi aperti. Novakovich sfrutta il fisico, prediligendo lo stretto. Forse, dei due attaccanti biancorossi, lo statunitense è quello che l’assomiglia di più.

«Gli spazi vanno creati e per gli attaccanti e così è più semplice segnare. A volte non ci si riesce. La bravura del tecnico consiste proprio nel trovare soluzioni in tal senso».

Se e quanto le manca Bari. Da quanto tempo non scende in Puglia?

«Certo, sono almeno sei anni che non vengo a Bari. Sono stato un weekend per motivi di lavoro, non per seguire la squadra. Allo stadio manco dalla mia ultima giornata con la maglia biancorossa. Una vita fa».

Progetti per il futuro?

«Ne ho tantissimi. Scrivo e lavoro per i giovani del mio Paese».

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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-13 12:46:42 da


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