Sono 3159 le persone uscite di casa nel 2022 e morte sull’asfalto.
Sono le Vittime della strada ricordate oggi, in occasione della Giornata mondiale in loro memoria. Un momento di riflessione è d’obbligo. Le strade sono teatro di stragi quotidiane: tra uso del cellulare mentre si guida, limiti di velocità oltrepassati e guida in stato di alterazione. Forse basterebbe pensare che, sulla nostra stessa strada, potrebbe esserci chiunque. O, forse, servirebbe molto di più.
Oggi, domenica 19 novembre, ricorre la Giornata mondiale in memoria delle Vittime della strada, proclamata dall’Onu nel 2005.
L’obiettivo di giungere ad una mobilità che sia rispettosa di tutte e tutti è ancora lontano anni luce e i morti della strada sono ancora troppe. Talmente tante e tante le cause che portano, sempre più spesso, agli incidenti, da far sembrare quasi inopportuno definirle vittime di una strada che, solo di rado, ha le sue responsabilità. Già, perché le responsabilità sono frequentemente della disattenzione dell’uomo. Anche per questo, oggi, è il momento di riflettere, affinché Giornate come questa servano a sensibilizzare, a lanciare messaggi ben precisi, capaci di imprimersi sull’asfalto.
In Italia solo nel 2022 le morti dovute ad incidenti stradali sono state 3159, mentre 223.475 i feriti. Dati che fanno delle collisioni stradali la prima causa di morte per i giovani sotto i 30 anni. A preoccupare, poi, è l’andamento di questi numeri: basti pensare, infatti, che i decessi nel 2022 sono aumentati del 9% rispetto al 2021.
Ogni città ricorda la sue vittime, ogni famiglia si stringe nel dolore. Perché le vite si spengono, le ferite no.
E proprio L’Aquila, solo pochi giorni fa, ha assistito a una sentenza che sta facendo discutere. Quella riguardante la morte dell’ex finanziere in pensione Emilio Ciammetti, 61enne, morto l’8 marzo 2021 – nella Giornata internazionale della Donna – investito da un’auto sulle strisce pedonali al Cermone, sulla SS80. Nell’ambito del processo sul caso, ricordiamo che il suo investitore fuggì senza prestare soccorso, è arrivata la sentenza penale nel giudizio di primo grado pronunciata dal giudice del tribunale dell’Aquila: sentenza che ha visto riconoscere il concorso di colpa nei confronti di Ciammetti.
Tornando ai numeri, spunti di interesse e riflessione arrivano guardando i dati del 2023, tuttora in corso. Secondo le stime preliminari rilasciate dall’Istat, nel semestre gennaio-giugno 2023 si registra, rispetto allo stesso periodo del 2022, una diminuzione molto limitata del numero di incidenti stradali con lesioni a persone (79.124; -1,0%) e dei feriti (106.493; -0,9%). Nel confronto con i primi sei mesi del 2019 (anno di riferimento per il decennio 2021-2030 per la sicurezza stradale) si rileva ancora un calo di incidenti stradali (-5,4%), feriti (-9,0%) e deceduti (-9,8%). Nel confronto con il primo semestre 2022, sono in calo soprattutto i morti sulle autostrade (-9,7%), seguono le strade extraurbane (-3,3%) e le strade urbane (-0,1%). Rispetto ai primi sei mesi del 2019, nel primo semestre 2023 i morti diminuiscono in misura significativa, ancora, sulle autostrade (-24,1%), mentre sulle strade urbane ed extraurbane il calo è stimato pari, rispettivamente, al 7% e 9%.
In Abruzzo, nel 2022 si sono verificati 2.824 incidenti stradali, che hanno causato la morte di 59 persone e il ferimento di altre 3.975.L’anno 2022 è caratterizzato da una netta ripresa della mobilità e, come conseguenza, dell’incidentalità stradale. Rispetto al 2021 aumentano gli incidenti (+3,5%) e i feriti (+4,0%), ma si riduce il numero delle vittime (-26,3%). A livello nazionale, invece, aumentano gli incidenti (+9,2%) i feriti (+9,2) e i morti (+9,9%). Tra il 2021 e il 2022 l’indice di lesività aumenta da 140,1 a 140,8, mentre diminuiscono sia l’indice di mortalità, da 2,9 a 2,1 decessi ogni 100 incidenti, che quello di gravità (misurato dal rapporto tra il numero dei decessi e la somma di decessi e feriti moltiplicato 100), che passa da 2,1% a 1,5%. L’incidentalità rimane alta lungo la costa e nei comuni capoluogo di provincia: ancora in evidenza le criticità dellaSS016, lungo la quale si registra il maggior numero di incidenti (57, con 97 feriti), e delle strade SS017 (51, 2 morti e 83 feriti) e SS080 (47, 4 morti e 70 feriti). Gli incidenti più gravi si registrano sulla SS578,dove gli indici di mortalità e di gravità raggiungono rispettivamente i 33,3 morti ogni 100 incidenti e 25 decessi ogni cento morti e feriti. L’indice di mortalità cresce nella provincia di Teramo, mentre diminuisce in tutte le altre province.
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Numeri che non possono far stare tranquilli. Per questo la FIAB, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, torna ad alzare la voce, inoltrando una lettera aperta ai gruppi parlamentari e alla Commissione Trasporti della Camera: Siamo quindi molto preoccupati per le misure contenute nel Ddl ‘Sicurezza stradale’. Dal Ddl emerge un approccio coercitivo e sanzionatorio che ignora la visione scientifica del tema e trascura gli strumenti necessari per salvare la vita delle persone. I provvedimenti indicati, a nostro avviso, contengono errori grossolani e distorsioni pericolose che portano a una riforma stragista, che affermando di salvaguardare chi va in bici, in realtà persegue ancora una visione autocentrica e ormai insostenibile. Non ci stanchiamo di ripetere che le principali cause di morte sono l’alta velocità, la guida distratta, il mancato rispetto degli attraversamenti pedonali e il mancato rispetto della distanza di sicurezza (ISTAT). Sono questi i fattori su cui bisogna intervenire. In particolare dobbiamo considerare che i morti sono aumentate in tutti i segmenti di utenti della strada rispetto al 2021, fatta eccezione per i ciclisti (-7%) per i quali la mortalità continua a diminuire (-33% negli ultimi dieci anni, -50% negli ultimi venti), a fronte di un forte incremento della mobilità ciclistica e a dimostrazione del principio safety in numbers, ovvero più ciclisti, più sicurezza per tutti. Le proposte del Ddl disincentivano l’uso della bicicletta muscolare e a pedalata assistita, non promuovono l’intermodalità e soprattutto non contrastano l’uso eccessivo dell’auto privata nei centri urbani (in Europa svettiamo per il numero di auto pro capite, 67 auto ogni 100 abitanti). Limita le ZTL, gli autovelox e non fa riferimento all’introduzione delle città 30. Siamo sempre più lontani dalla direzione indicata dalla comunità scientifica e dalle direttive europee che, non dimentichiamo, hanno l’obiettivo di azzerare il numero delle vittime della strada entro il 2050, con una tappa intermedia che prevede il dimezzamento delle vittime e dei feriti gravi nel 2030. […] Rispediamo al mittente l’accusa di sostenere posizioni ideologiche quando promuoviamo la mobilità attiva e sostenibile. I dati parlano chiaro e oltre al numero di vittime di violenza stradale, ricordiamo il problema della sedentarietà e dell’obesità che colpisce le generazioni più giovani. […] Secondo l’OMS le infrastrutture sicure per andare a piedi o in bici sono uno strumento per raggiungere una maggiore equità sanitaria e riducono il rischio di malattie cardiache, ictus, nonché alcuni tipi di cancro. Parliamo anche dei livelli inaccettabili di inquinamento delle nostre città e delle morti premature. […]In quest’ottica le infrastrutture ciclabili dovrebbero essere realizzate come si realizza una politica sanitaria. Come FIAB chiediamo che il Governo investa in Salute per evitare di spendere in Sanità“.
www.ilcapoluogo.it è stato pubblicato il 2023-11-19 05:58:07 da Redazione
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