Vivere da reclusi. Quando viene a mancare ogni forma di libertà e dignità personale

Vivere da reclusi. Quando viene a mancare ogni forma di libertà e dignità personale



Carcere
Carcere

Vi sono varie tipologie di detenzione con le quali ogni giorno l’uomo si deve confrontare, adattare e convivere. Parlo per esempio di quella falsa libertà che spesso offre la vita, nella quale sono gli altri a decidere il destino di un singolo, non sempre conforme alle aspettative, pensiamo alla vita di un profugo o a quella dei migranti che per il caporalato diventano scambi commerciali, con la conseguenza che anche mangiare e farsi curare diventa un lusso.

Poi vi è il peggiore dei casi, quello della libertà che viene tolta a coloro che vivono da reclusi nelle case circondariali per saldare il proprio conto con la giustizia. Una volta scontata la pena, esistono piani di recupero per un nuovo inserimento nella società e nella famiglia, in modo da poter riacquistare quel minimo di dignità personale ed economica. Le statistiche a riguardo, però, la raccontano diversamente: solo il 25% di coloro che escono dalla galera, trovano facile inserimento nella società. Le cause sono molteplici, in primis l’affollamento delle carceri, in cui si trovano detenuti, magari incalliti, che devono scontare pene per reati gravi, ma anche detenuti per piccoli reati e detenuti in attesa di giudizio che una certa società ha già condannato, vedi il caso di Enzo Tortora ecc. ecc.

Poi vi è un altro carcere, a cielo aperto, quello in cui vivono le famiglie dei carcerati, oltre al dolore per il distacco dal proprio famigliare, subentra anche il problema economico che viene spesso sottovalutato. Parlando di reclusi, il mio pensiero va soprattutto a quei bambini, figli di madri detenute, costretti a vivere da innocenti in carcere, in ambienti non consoni. Vorrei ricordare che già vi è stata la strage degli innocenti ordinata da re Erode … e oggi mettiamo i bambini a vivere in carcere.

Sono sempre più convinto che i debiti con la giustizia vadano pagati, ma è anche vero che la civiltà e la libertà di un popolo si misura dal numero delle carceri. Bisognerebbe fossero predisposti più piani di recupero alternativi al carcere e soprattutto che i bambini, figli di madri detenute, potessero vivere in ambienti più simili possibili alla propria casa.

Vorrei rivolgermi alle tante persone che, pur avendo commesso reati, per varie circostanze non sono ancora caduti nelle mani della giustizia e che magari sono i primi a puntare il dito, vivono sicuramente nella libertà fisica, ma imprigionati nella loro anima: questo ci porta a riflettere sulla giustizia divina, diversa da quella terrena, ma ugualmente rilevante.

Vincenzo Punzo

Savona, 18 maggio 2023


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