NOMADELFIA. Papa Francesco è morto oggi, lunedì 21 aprile.
Il Pontefice si trovava a Roma, a Casa Santa Marta, dove era stato trasferito dopo il ricovero al Gemelli. A dare la notizia il cardinale Farrell: «Alle 7.35 il Vescovo di Roma è tornato alla casa del Padre».
Era il 2018 quando Papa Francesco faceva visita alla comunità di Nomadelfia, fondata nel 1947 da don Zeno Saltini nelle campagne di Grosseto.
Ad accoglierlo in Maremma erano arrivati in cinquemila. L’ultima visita alla comunità di un pontefice era stata quella del 1989 con Giovanni Paolo II.
«Una realtà profetica – aveva detto in pontefice nel suo discorso alla comunità – che si propone di realizzare una nuova civiltà. D i fronte alle sofferenze di bambini orfani o segnati dal disagio, don Zeno comprese che l’unico linguaggio che essi comprendevano era quello dell’amore».
Papa Francesco aveva seguito il programma nei dettagli. L’unico fuori programma era stato un giro sulla papamobile con un bambino.
La visita del Papa a Nomadelfia si è tenuta il 10 maggio 2018 ed è durata un’ora e mezza. Il pontefice era arrivato attorno alle 8 con l’elicottero atterrato al campo sportivo di Nomadelfia, dove ad accoglierlo c’erano l’allora vescovo di Grosseto Rodolfo Cetoloni, don Ferdinando Neri, successore di don Zeno e Francesco Matterazzo, presidente di Nomadelfia.
La prima tappa era stata quella al cimitero dove il Papa aveva pregato sulla tomba di don Zeno. Da lì aveva poi raggiunto il gruppo familiare “Il Poggetto” per poi trasferirsi nella sala don Zeno, dove ad accoglierlo c’era il popolo di Nomadelfia che lo aveva salutato con delle danze. Nella sala il Papa aveva poi pronunciato un discorso, l’unico della visita. Prima di ripartire alla volta di Loppiano, papa Francesco era stato accompagnato all’esterno della comunità per salutare i fedeli.
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Papa Francesco aveva elogiato lo stile di vita della comunità, dove la proprietà dei beni è collettiva, con l’impegno a possedere solo il necessario ad una vita dignitosa: «Don Zeno – aveva detto il pontefice durante il suo discorso – seppe individuare una peculiare forma di società, dove non c’è spazio per l’isolamento o la solitudine ma dove vige il principio della collaborazione tra diverse famiglie, dove i membri si riconoscono fratelli nella fede»
Uno speciale vincolo di consanguineità e di familiarità per Papa Francesco «che – aveva sottolineato – si manifesta anche dai rapporti reciproci tra le persone: tutti si chiamano per nome, mai con il cognome e nei rapporti quotidiani si usa il confidenziale “tu“».
Il Papa aveva poi parlato di un «segno profetico di grande umanità» per la comunità di Nomadelfia: «Si tratta della tensione amorevole verso gli anziani – aveva detto – che anche quando non godono di buona salute, restano in famiglia e sono sostenuti dai fratelli e dalle sorelle di tutta la comunità».
«Ringrazio tanto per il calore e il clima di famiglia con cui mi avete accolto – aveva concluso il pontefice – è stato un incontro breve ma carico di significato e di emozioni lo porterò con me. Porterò i vostri volti, i volti di una grande famiglia».
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