Il giorno dopo di Gaetano Auteri ospite di ottogol:
“Non sempre questo gruppo ha dato tutto. Fin quando c’è stata unità d’intenti, abbiamo dimostrato di poter essere molto competivi. Quando l’alchimia s’è sfaldata per mille motivi, sono cominciati i problemi. I calciatori devono fare i calciatori, ognuno deve occuparsi del proprio ambito, quando invece c’è un po’ di commistione, si riflette sul campo. L’epilogo è stato giusto. Non serve parlare della partita, dal punto di vista morale è quello che abbiamo meritato. A un certo punto non c’è più stato rispetto per la maglia e unità d’intenti. Ieri Tosca non c’era e Capellini è stato recuperato all’ultimo dopo lo stato influenzale. Da quando alleno è la prima volta che ho avvertito quotidianamente di non essere più seguito o poco seguito. Quando mi è stato riferito che qualcuno al mio esonero ha festeggiato non volevo crederci, ritengo che questa la dica lunga. Il calcio oggi va così, è un mondo un po’ turbato perché basta poco a un calciatore per ottenere tanto. Anche quando sono tornato ho percepito queste disfunzioni all’interno del gruppo, si è perso il concetto di squadra. Ho detto quello che dovevo dire sempre, anche quando era il caso di aumentare la competizione all’interno della squadra. Il nostro momento particolare è capitato proprio quando bisognava fare mercato, anche se io sull’aspetto tecnico le analisi le ho sempre fatte a tempo debito. Io faccio l’allenatore, se vuoi prendere o non prendere dipende dalla società. Se ho chiesto dei giocatori a gennaio? A questo tipo di domande non risponderò mai. Io ho sempre lavorato in sintonia con la società, allenando il gruppo di giocatori che mi mettevano a disposizione. Andare a dire delle cose col senno di poi non ha senso. Abbiamo fatto delle valutazioni che i fatti ci dicono non esser state corrette. Portare all’esterno queste valutazioni ora non serve a nulla. Ripeto che ho avuto la sensazione di non essere seguito e di motivi ce ne sono tanti, alcune cose si possono dire, altre è meglio non dirle. Pensavo che la squadra in quel momento stesse avvertendo la responsabilità, invece le motivazioni erano altre, perché troppi hanno inseguito obiettivi personali, senza mettersi a disposizione della squadra. Quando un compagno si permette di giudicare un altro compagno per seguire obiettivi personali non si arriva ai risultati. A un certo punto abbiamo perso il concetto di squadra. Prima quando trovavo gente che non era allineata, dopo una fase di dialogo intervenivo drasticamente. Come bisognava intervenire al mio ritorno? C’erano delle partite da giocare e speravamo di risolvere i problemi, avevamo i play off da giocare e contavo di compattare tutti. Ho avuto la tentazione di prendere alcuni e metterli da parte, poi ci ho ripensato e ho provato a coinvolgerli tutti e questo è stato l’epilogo finale perché quello che semini raccogli. A un certo punto abbiamo perso la sacralità del campo. Chi vuole veramente bene a questa squadra, chi ci tiene al Benevento, deve prenderne atto e andare a sostenere sempre a prescindere. Onestamente mi è dispiaciuto sentire qualche contestazione alla proprietà. Prendetevela piuttosto con i giocatori o con l’allenatore ma non con la società. Non ho mai avuto bisogno di contratti. Sto pensando di dare un esempio: se la società vorrà rescindere subito sono disponibile, anche se continueremo ad allenarci ancora per molto tempo. Vorrei che fosse un esempio e che tanti che hanno dimostrato di non stare bene in questo contesto potessero fare altrettanto. Prendiamo il caso di Lamesta. Nei primi tre mesi era un idolo, adesso è un altro calciatore, ma semplicemente perché dietro ogni calciatore c’è sempre un aspetto personale che va tenuto in considerazione. Nel momento di difficoltà, i compagni di squadra non l’hanno aiutato, anzi lo hanno preso di mira. Sul progetto giovani. Il campo quando esprime dei valori in un arco di tempo definito e poi li esprime esattamente al contrario, significa che c’è una via di mezzo. Perché quello espresso nella prima parte di stagione è il potenziale, poi c’è il percorso formativo. Bisogna educarli alla professione, all’atteggiamento. Sono passaggi obbligati. Restare? Ho due risposte, una d’istinto e una con la ragione: con Vigorito ho un ottimo rapporto da sempre ma il lavoro è un’altra cosa.”
L’articolo “Al mio esonero qualcuno ha festeggiato”
www.beneventocalcio.it è stato pubblicato il 2025-05-05 22:57:43 da emailfasulla@emailfasulla.com (pietropietro)
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