PALERMO – Quel Partito democratico siciliano “che non sta dando una bella immagine di sé” e che “avrebbe bisogno di un vero commissario da Roma, di un santo miracoloso”, ma anche quella Sicilia “che deve mettere da parte la litigiosità che la caratterizza”. E poi il centrosinistra: “Crei il campo largo per non restare sempre all’opposizione”. Parole e musica di Rosario Crocetta. L’ultimo governatore di sinistra che ha albergato a Palazzo d’Orleans apre l’album dei ricordi ma racconta anche la sua visione della Sicilia del 2025.
Partiamo dal congresso regionale del Pd, ha votato?
“Non è stato possibile, non sono stato in Sicilia in questi giorni”.
Che idea si è fatto, tra accuse e ricorsi?
“Il congresso solitamente è un momento di confronto tra posizioni e idee, qui invece sono venute fuori delle questioni con toni che non dovrebbero esistere nel Pd. Si va al congresso per esprimere una linea e trovare i dirigenti che possano interpretarla. Quello di segretario non è un ruolo di potere ma di servizio verso chi crede in quel partito. Qui ho visto toni che non mi sono piaciuti”.
Cosa non le è piaciuto?
“Scontri e pregiudiziali su qualsiasi cosa. Alla fine non si capisce neanche perché sia nato questo litigio. Il Pd purtroppo non dà una bella immagine di sé. Rappresenta l’opposizione più organica al governo di centrodestra e dovrebbe essere in grado di mettere in campo una nuova leadership per guidare la Regione. Mi dispiace che sia andata così”.
Ma lei con chi si schiera?
“Non ho partecipato a nessuna delle polemiche, ho scelto un profilo molto prudente in questi anni. Del resto, la mia storia è sempre stata questa: lontana dalle logiche di corrente e dagli scontri. Provo sofferenza nei confronti di un partito nel quale credo perché può dare una prospettiva diversa all’Italia e alla Sicilia. Il Pd dovrebbe rappresentare un nuovo modo di essere e invece è litigioso ma questa non è una novità nel panorama politico siciliano”.
In che senso?
“Tutta la politica regionale è incentrata sulle risse. Risse nella maggioranza e risse nell’opposizione. Questi meccanismi frenano la Sicilia. Non accade così nelle atre regioni. La rissosità era una costante anche durante la mia esperienza di governo: era difficile tirare le fila di argomenti unitari”.
Già e rigira si torna sempre là, alla sua epopea. Che differenze con la politica di adesso?
“Beh, una su tutte: non c’erano le marchette per i deputati. Quando si vota un bilancio lo si fa perché si è convinti e non perché si riceve qualcosa in cambio. Trovo allucinante quello che accade da qualche tempo a questa parte all’Ars. Ricordo che durante il mio governo abolimmo la famigerata ‘tabella H’ e introducemmo anche regole molto rigide per l’erogazione dei contributi, adesso si è tornati drasticamente ad un passato che in quel tempo indignava l’opinione pubblica. Tutto questo mentre i veri problemi non vengono risolti”.
Quali in particolare?
“Partiamo dall’aeroporto di Comiso. Potrebbe essere un volano economico sia per il turismo che per i prodotti agricoli e la zootecnia di quella zona, invece sta morendo lentamente nel silenzio generale. E ci si preoccupa delle marchette invece di trovare le risorse per questo scalo che non è neanche collegato con l’aeroporto di Catania. Manca programmazione. Per non parlare delle autostrade-colabrodo e dei trasporti ferroviari. Il mio governo firmò con Roma un piano per dieci miliardi di opere che avrebbero dovuto modernizzare la Sicilia: non si sa che fine abbia fatto”.
Ponte sullo Stretto, favorevole o contrario?
“Non c’è una logica del sì o del no. Se il quadro dei collegamenti ferroviari e stradali è quello attuale, credo non sia prioritario. Sarebbe un delitto impegnare questa enorme mole di denaro se blocca il resto delle opere da realizzare. Che senso ha un ponte se poi da Trapani a Siracusa diventa un viaggio interplanetario?”.
Sembra che lei stia raccontando di una Sicilia che non cambia mai.
“Firmai il Patto per la Sicilia con Renzi ma i governi venuti dopo non hanno fatto nulla di quel piano. Bisogna smetterla con la logica del demolire tutto ciò che è figlio delle amministrazioni precedenti. Avviene così anche per la programmazione europea: se si decide di cambiare il piano fatto prima si finisce per perdere tempo e le opere restano ferme. La Sicilia deve trovare un nuovo modo di essere, nelle altre regioni non accade ciò che accade qui”.
Lo sa che a dieci anni dalla sua riforma si sono svolte finalmente le elezioni di secondo livello nei Liberi consorzi?
“Sì… (ride, ndr). Evidentemente avevo ragione. Ho sempre spiegato che non avevamo fatto quella riforma perché avevamo il piacere di togliere il voto ai cittadini ma per il semplice fatto che ci trovavamo di fronte alla legge Delrio che prevedeva questa modalità di elezione. Da quel momento tutti hanno continuato a ripetere che avrebbero dato il voto diretto alle persone ma la verità è che hanno lasciato i Liberi consorzi in mano ai commissari per dieci anni, impedendo alle ex Province di funzionare come avrebbero dovuto”.
Torniamo al Pd, il suo giudizio su Schlein?
“Una dirigente politica di grande livello. Lo sta dimostrando con i risultati ottenuti. Il Pd, prima di lei, non faceva altro che perdere e invece ora arrivano i risultati”.
Secondo lei dovrebbe intervenire in Sicilia?
“Guardi… quasi tutti i partiti siciliani hanno sempre avuto una certa difficoltà ad essere governati da segretari. Nel Pd ci vorrebbe un santo miracoloso per risolvere i problemi da Roma. Se Schlein vuole risolvere questo problema nomini un commissario vero: una personalità di spessore, che non sia espressione di nessuna delle parti in gioco e che cerchi di ricostruire”.
Beh, adesso ci sarà il nuovo e confermato segretario: Barbagallo.
“Mi auguro che riesca a governare il partito, ma non mi pare che ci siano i presupposti… . Troppe lacerazioni. Ribadisco, servirebbe un commissario di spessore, se esiste. Una persona alla Occhetto”.
Questo Pd sarà perno di una coalizione che dovrà creare l’alternativa al centrodestra. Come la mettiamo?
“Spero riescano nell’intento, devono riuscirci. Sarà importante, prima di tutto, non ripetere l’errore delle ultime elezioni regionali con la candidata Chinnici che ci ha lasciato subito dopo le elezioni. Si abbia il coraggio di attuare il campo largo. La mia elezione fu figlia di quella intuizione. Feci l’accordo con l’Udc di D’Alia e Ardizzone, c’era anche Lino Leanza. I centristi assorbirono quell’elettorato che diversamente sarebbe andato al centrodestra”.
Pensa sia possibile ripetere quell’esperienza?
“La politica è dinamismo e non steccati ideologici. Se alle ultime elezioni si fosse fatto un accordo con Cateno De Luca staremmo a parlare di una Sicilia e di una storia completamente diverse. Il centrosinistra in senso stretto non basterà mai per vincere. Se poi al Pd sta bene stare sempre all’opposizione, facciano pure… “.
Lei ha parato di De Luca, che idea si è fatto del sindaco di Taormina?
“Sembra un’occasione perduta. De Luca ha senso se rimane autonomo e non se viene ‘catturato’ da una parte politica. Avrebbe potuto rappresentare l’alternativa al centrodestra am al momento sembra smentire questa ipotesi. Dico ‘sembra’ perché De Luca è un tipo imprevedibile… . Certo, anche lui, come io con il Megafono, ha subito l’azione di chi si è fatto eleggere con la sua lista e lo ha salutato. Un modo di ragionare sbagliato”.
Ma a Rosario Crocetta piacerebbe essere ancora una volta candidato governatore?
“In questi anni sono stato coerente con quanto detto al termine della mia esperienza di governo. Ho sempre sostenuto che fino a quando ci sarebbe stata anche una minima ombra possibile sul mio operato non avrei accettato alcun incarico politico. Sono fatto così, è il mio stile. In questi anni mi sono messo in disparte e ho atteso le sentenze che mi hanno dato ragione. A questo punto manca soltanto l’ultima, nel processo di Caltanissetta che ha già assolto l’imputato principale, Antonello Montante. Fino a quando dovrò affrontare il giudizio di un magistrato starò da parte. Non ho combattuto la mafia per scherzo e non voglio che sul movimento antimafia siciliano possano esistere delle ombre”.
Resterà nel suo ‘buen retiro’ tunisino?
“Non ho mai fatto affari con la politica e non possiedo ville con piscina. Qualcuno ha ironizzato sul mio vivere in Tunisia, ma io qui sono in affitto e pago 140 euro al mese. Il mio è sempre stato uno stile di vita semplice, a parte il fatto che torno continuamente in Sicilia…”.
Ha parlato del movimento antimafia, ha seguito le polemiche del 23 maggio?
“Non si fa polemica su queste cose. Sarà sfuggito qualcosa su quel palco di via Notarbartolo ma non credo che ci sia stato qualcosa di intenzionale. Queste cose vanno gestite con moderazione e silenzio, soprattutto per rispetto della memoria e dei familiari. Penso alla sorella di Falcone e agli sforzi che compie ogni anno per organizzare un evento che coinvolge la società civile e le scuole e che quest’anno si è ritrovata in queste polemiche. Su queste cose non c’è bisogno di protagonismi”.
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