“Alle cliniche private del Lazio il 78,3% dei fondi”: in affanno gli ospedali pubblici. Al San Giovanni maxi condanna per un’infezione

“Alle cliniche private del Lazio il 78,3% dei fondi”: in affanno gli ospedali pubblici. Al San Giovanni maxi condanna per un’infezione



Sanità del Lazio in mano ai privati? In Regione giurano di no. Lo giurava prima Nicola Zingaretti e lo giura oggi Francesco Rocca, che parla invece sempre di collaborazioni virtuose. Ecco però che, scorrendo i dati sui finanziamenti regionali del 2022, emerge che soltanto per la terapia intensiva neonatale sono stati dati 15,9 milioni di euro di finanziamenti a cinque strutture accreditate a fronte di 4,3 milioni alle strutture pubbliche.

Con il risultato che alla sanità privata appunto è andato il 78,3% dei fondi. E non va meglio sul fronte generale dei reparti d’emergenza, considerando che quanto va male alle strutture accreditate va non meno del 29% delle risorse.

La Regione ha appena ritoccato i finanziamenti relativi ai pronto soccorso, alle unità coronariche e ai reparti di terapia intensiva e terapia intensiva neonatale. Un’operazione compiuta dovendo correggere in particolare un errore e aumentare così i finanziamenti al Cristo Re.

Ne è venuto fuori un quadro preciso sui pazienti assistiti nei reparti d’emergenza degli ospedali pubblici e privati lo scorso anno. Ecco dunque che, su un livello massimo per l’assistenza ospedaliera fissato nel 2022 in un miliardo e mezzo, oltre 248 milioni nel Lazio sono andati ai pronto soccorso, dei quali 77,8, oltre il 31%, a quelli delle strutture accreditate. Una cifra notevole.

Il maggior numero di fondi del resto è andato proprio a un ospedale privato, il Gemelli, che ha ottenuto 31,8 milioni, seguito dall’Umberto I, con 26,6 milioni, e dal San Camillo, con 18,4 milioni. Le tre strutture, insieme al San Giovanni, sono tra l’altro quelle che hanno goduto di un finanziamento aggiuntivo di 40 milioni.

Passando dai Dea di II livello a quelli di I livello, l’iniezione di denaro pubblico più consistente è quella fatta al Policlinico Casilino, sempre un centro privato, che ha avuto 11,3 milioni, seguito dal Pertini, ospedale invece pubblico, con 7,7 milioni, dal Sant’Eugenio, con 6,2, dal Goretti di Latina, con 6,1, dal Grassi di Ostia, con 6 milioni e dal Belcolle di Viterbo, con 5,6. Denaro che, per quanto riguarda i privati, è andato nelle casse anche dell’Aurelia hospital, del Gemelli Isola Tiberina, del San Giovanni Calabita, del San Pietro Fatebenefrateli, del Vannini, del Campus biomedico, del Cristo Re, del San Carlo di Nancy, del Sant’Anna, del Città di Aprilia e dell’Icot.

Del resto proprio il Casilino lo scorso anno ha assistito 70.292 pazienti, a un costo medio di 161,57 euro ad accesso. Meno soltanto dell’Umberto I, che in pronto soccorso ha gestito 97.387 accessi, a un costo medio di 176 euro ad accesso.

Andando poi alle terapie intensive, su un totale di 115,2 milioni, 33,2 sono andati alle strutture accreditate, il 28,8%. Denaro diretto al San Pietro Fatebenefrateli, al San Giovanni Calabita, al Gemelli Isola, al San Carlo di Nancy, al Cristo Re, all’Aurelia hospital, al Gemelli, al Vannini, all’istituto di neuroscienze, al Casilino, al Campus biomedico, all’European hospital e all’Icot. Fondi che hanno consentito soltanto al Gemelli di ottenere 12,6 milioni, preceduto soltanto da due ospedali pubblici, il San Camillo con 13,4 milioni e l’Umberto I con 12,8. Senza contare che, alla luce del maggior numero di giorni di degenza, al Campus, una struttura accreditata, per 13 posti letto sono andati 2,5 milioni, mentre allo Spallanzani, uno dei fiori all’occhiello della sanità pubblica, con 25 posti letto sono andati 2,4 milioni. Per quanto riguarda le unità di terapia intensiva coronarica, su 33 milioni ben 9,8 sono andati ai privati, i 29,6% dei fondi. Infine il caso della terapia intensiva neonatale.

Cinque strutture, il San Pietro Fatebenefratelli, il San Giovanni Calabita, il Gemelli Isola, il Gemelli e il Casilino, hanno intercettato il 78,3% delle risorse con 72 posti letto, mentre altrettante strutture pubbliche, il Sant’Eugenio, il Belcolle, il San Camillo, il San Giovanni e l’Umberto I, si sono dovute accontentare delle briciole. I giorni di degenza nelle strutture accreditate sono stati quasi il quadruplo e il Casilino è finito a ottenere 3,5 milioni, quasi il triplo di un colosso come l’Umberto I.

L’articolo “Alle cliniche private del Lazio il 78,3% dei fondi”: in affanno gli ospedali pubblici. Al San Giovanni maxi condanna per un’infezione
roma.repubblica.it è stato pubblicato il 2023-11-27 08:34:56 da [email protected] (Redazione Repubblica.it)


0 Comments