“La città di Foggia, nonostante abbia uno degli istituti penitenziari più complessi d’Italia, non si è ancora dotata del Garante comunale dei detenuti. È una figura indispensabile, che deve lavorare raccordandosi con le istituzioni cittadine, con l’ufficio del Garante nazionale e la rete dei Garanti locali. Può fare la differenza per migliorare le condizioni di chi vive e lavora in carcere e quindi, di riflesso, per la sicurezza della cittadinanza”.
Lo sostengono a gran voce i ‘Radicali’ Norberto Guerriero e Anna Rinaldi (Associazione Mariateresa Di Lascia) e Silvja Manzi (Europa radicale), che hanno inviato una lettera aperta alla sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, per sollecitare l’istituzione del Garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale.
“La casa circondariale della nostra città – hanno dichiarato gli esponenti Radicali – detiene purtroppo l’infelice record di terzo istituto penitenziario d’Italia per tasso di sovraffollamento, con il 195,6% della capienza regolamentare. Un dato estremamente allarmante che non può essere ignorato. Sappiamo che la sindaca è molto sensibile al tema, per questo chiediamo di accelerare le tappe e procedere senza ulteriori indugi e in tempi certi all’istituzione del Garante dei detenuti. Deve essere una priorità”, sollecitano.
Come si legge nella missiva – inviata oggi alla prima cittadina, Maria Aida Episcopo e all’assessore alla Legalità, Giulio De Santis – l’anno appena concluso ha registrato un macabro record, “quello dei suicidi di persone poste sotto la custodia dello Stato. Sono 90 i detenuti che nel 2024 hanno compiuto la terribile scelta di togliersi la vita. Numeri mai raggiunti finora. E sono già 12 i detenuti suicidi in questo primo mese e mezzo dell’anno”, sottolineano.
Un fenomeno drammatico che però non riguarda solo i reclusi: “Non si può infatti tacere dei 7 agenti di polizia penitenziaria che, sempre nel 2024, si sono suicidati. Le condizioni di vita dei detenuti, e di lavoro dei ‘detenenti’, sono diventate insopportabili. Un sovraffollamento che registra numeri spaventosi: sui 190 istituti penitenziari italiani, per una capienza di circa 51.000 posti, al 31 gennaio, i detenuti sono circa 62.000. È un tema, questo, di cui la politica non può non occuparsi e di cui la cittadinanza non può non sapere. Perché le condizioni delle nostre carceri sono indegne di un Paese civile”, rimarcano.
Per i Radicali, inoltre, la Casa circondariale di Foggia detiene un ulteriore primato: “È, infatti, la terza struttura detentiva per tasso di sovraffollamento, ben il 195,6% della capienza regolamentare (dato 2024). Al 10 febbraio il totale dei detenuti ammonta a 646 su 311 posti disponibili. Ripetiamo: 646 individui, uomini e donne, vivono uno spazio destinato a 311 persone, stipati nelle 186 stanze disponibili! Sono numeri letteralmente intollerabili. E inoltre l’organico effettivo è del tutto sottodimensionato, cosa che non può che aumentarne le difficoltà”.
“Chi scrive ha visitato spesso il carcere della nostra città potendo verificarne le condizioni e le criticità. Sappiamo perciò quanto sia importante che chi vive il carcere abbia una voce, un ascolto, una possibilità di interlocuzione per sollevare problemi e tentare di risolverli. Spesso è possibile, ed è anche meno difficile di quanto si possa immaginare. Ecco perché pensiamo sia assolutamente necessario e urgente che la città di Foggia si doti al più presto di una figura indispensabile come quella del Garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale. Una priorità che sappiamo essere anche la sua, ribadita insieme all’Assessore alla Legalità della sua Giunta lo scorso maggio. Ci permettiamo, dunque, di sollecitare un suo intervento affinché l’ufficio del Garante comunale delle persone private della libertà possa finalmente vedere la luce. Conosciamo i tempi lunghi delle macchine amministrative ma non c’è più tempo, e lo diciamo ricordando le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando, rispetto alla questione delle carceri, affermò che si trattava di un ‘tema di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile’”, concludono.
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